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Misure alternative al carcere: l'associazione papa Giovanni XXIII chiede impegno della Regione

Chiesto il riconoscimento del modello Cec, l’istituzione di un registro delle associazioni che accolgono detenuti, l’accreditamento delle strutture e un contributo economico. Ok da tutti i gruppi politici a impegno su queste richieste. In commissione audizione anche del Coordinamento teatro carcere

Audizione in commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro, sport e legalità, presieduta da Giuseppe Paruolo, dell’associazione comunità papa Giovanni XXIII sul progetto Comunità educante con i carcerati (Cec) e sull’attività del Coordinamento teatro carcere Emilia-Romagna.

Giorgio Pieri della papa Giovanni XXIII ha spiegato in commissione che il Cec è un progetto di rieducazione rivolto ai carcerati. Si tratta - ha spiegato - di un programma alternativo alla carcerazione che ha l’obiettivo primario di far emergere e valorizzare, anche con la collaborazione di numerosi volontari, le potenzialità delle persone coinvolte e, al termine del percorso, reinserirle a tutti gli effetti nel mondo del lavoro.

L’Associazione, fondata da don Oreste Benzi, gestisce, in Emilia-Romagna, quattro strutture: a Forlì e a Coriano, Saludecio e Taverna di Monte Colombo, nel riminese. Con il nostro programma, ha quindi evidenziato Pieri, “la recidiva si riduce notevolmente, passando dal 75% al 15% circa, e i costi si abbassano considerevolmente, considerato che una persona in carcere costa 200 euro al giorno mentre nelle nostre case il costo è di 35 euro”. La Regione Emilia-Romagna, ha aggiunto, “non ha risposto alle nostre richieste: con un contributo finanziario ci sarebbe già la disponibilità ad accogliere 10mila persone in più”. Chiediamo, ha concluso, “il riconoscimento del nostro modello, l’istituzione di un registro delle associazioni che accolgono detenuti, l’accreditamento delle nostre strutture e un contributo economico per portare avanti la nostra attività”.

Dopo Pieri è intervenuto Daniele, giovane ex detenuto che ha aderito al progetto Cec e che ha descritto la sua esperienza: “Ho incontrato persone che hanno dato un volto diverso alla mia vita e ho capito che la vita ha un altro valore. Spero che un numero crescente di giovani possano sfruttare questa opportunità”.

In commissione Sabrina Spazzoli e Amaranta Capelli hanno poi parlato dell’attività del Coordinamento teatro carcere Emilia-Romagna, struttura che lavora per costruire una rete fra le realtà teatrali che operano nelle carceri della regione, favorendone la visibilità e le interazioni con il territorio. Aderiscono al progetto, hanno spiegato le due relatrici, le strutture carcerarie di Reggio Emilia, Modena, Forlì, Ferrara, Ravenna, Parma e Bologna, sia la Dozza sia il carcere minorile, oltre alla casa di reclusione di Castelfranco Emilia. L’iniziativa coinvolge attori e registi professionisti e vede compagnie teatrali operare in carcere con attori detenuti. Ogni anno partecipano al progetto più di 150 carcerati. Per ogni programmazione le date, all’interno e all’esterno delle strutture detentive, sono circa 30-40.

Il Garante regionale delle persone private della libertà personale, Marcello Marighelli, sul tema rieducazione ha sottolineato l’importanza delle misure alternative. Ha poi spiegato di avere recentemente visitato le strutture della papa Giovanni XXIII parlando di “risultati importanti” anche per il metodo applicato: “Il punto di forza è il patto tra la comunità e le persone che vi accedono”. Ha anche riferito che oltre 800 detenuti potrebbero già ora aderire a questi programmi. Positivo il giudizio di Marighelli anche sul progetto del Coordinamento teatro carcere: “sono evidenti i cambiamenti in chi aderisce a questi progetti che mettono al centro la disciplina e la cura di sé stessi”.

Il presidente Paruolo ha quindi raccolto la richiesta della papa Giovanni XXIII: “Il problema va preso in carico seriamente, vogliamo incoraggiare queste realtà virtuose con risposte efficaci”.

Anche Giuseppe Boschini (Pd) ha parlato di “impegno a fare le cose che ci sono state chieste, prevedendo risorse già nell’assestamento di bilancio di luglio, e sottolineando che la politica non deve avere paura di affrontare anche tematiche impopolari”. Katia Tarasconi (Pd) ha evidenziato che “costa meno rieducare piuttosto che costruire nuove carceri e che con l’applicazione di progetti come quello della papa Giovanni XXIII lo stato risparmierebbe più di 500mila euro al giorno”.

Anche Gain Luca Sassi (Misto) ha ribadito l’importanza di sostenere questo tipo di progetti: “auspico la redazione di un atto per andare incontro alle richieste dell'Associazione”. D’accordo anche Andrea Bertani dei Cinquestelle, che ha parlato della necessità di “far coesistere il concetto di certezza della pena con quello del recupero”. Pure Michele Facci (Misto-Mns) ha manifestato “ampia disponibilità a collaborare, sostenendo che le risorse si possono trovare e le istituzioni pubbliche devono supportare le finalità rieducativa del carcere”. Occorre, ha aggiunto il consigliere, “censire tutte queste realtà virtuose”. Stessa cosa per Marco Pettazzoni (Ln): “C’è la nostra disponibilità a redigere un provvedimento che vada in questa direzione”.

Valentina Ravaioli (Pd) sul teatro nelle carceri, ha ribadito la necessità di diffondere all’esterno questo tipo di progetti: “sono percorsi che hanno una valenza culturale importante, per cui dobbiamo favorire questo tipo di comunicazione rendendola maggiormente fruibile all’esterno”.

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