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Test sierologici a 25 euro? No, a 85

E' questo il prezzo medio indicato dalla Regione Emilia Romagna ma in alcuni laboratori accreditati della nostra provincia i costi sono molto più alti: un salasso economico per una famiglia di 4 persone, in pieno periodo di emergenza economica

Da martedì 12 maggio tutti i cittadini, previa richiesta del proprio medico di base, hanno la possibilità di sottoporsi ai test sierologici per verificare l'eventuale positività al Covid-19. Dopo un periodo di studio e di organizzazione infatti la Regione Emilia-Romagna ha dato il via libera all'esecuzione dei test anche per i singoli cittadini, fornendo anche un elenco di laboratori autorizzati. L'Ente ha fornito anche il costo di riferimento di 25 euro per tutti i tipi di testa totale carico dei cittadini che richiederanno al proprio medico di effettuare i test. 

"Viene indicato - scriveva l'11 maggio la Regione in una nota - un costo di riferimento medio, 25 euro, per tutte le tipologie di test effettuati (rapido, standard IgG e standard IgM). Su questo la Regione si impegna ad assicurare un monitoraggio costante per individuare, e denunciare, eventuali episodi e andamenti speculativi".

I costi reali dei test, sia per quelli rapidi, che per gli standard IgG e standard IgMsono molto diversi. In alcuni laboratori della nostra provincia, inseriti all'interno dell'elenco ufficiale della Regione Emilia-Romagna delle strutture autorizzate ad effettuare i test, i costi vanno dai 47 euro per i test rapidi, detti anche pungidito o qualitativi - che verificano solo la positivà o la negatività al virus - e 80 o anche 87 euro per i test sierologici standard IgG e standard IgM, detti anche 'quantitativi',  in grado di 'contare' il numero di anticorpi che sono stati creati, nel caso di positività al Covid-19.

Per una famiglia di 4 persone vorrebbe dire spendere 320 euro per effettuare i test, i cui costi sono a totale carico del cittadini. Un salasso in tempi di crisi economica con molte persone che hanno perso il posto di lavoro, sono in cassa integrazione o si trovano in condizioni economiche precarie, a causa del lockdown di due mesi, che ha previsto lo stop di attività come bar, ristoranti, parrucchieri, estetisti e negozi. 

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