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violenza sulle donne e leggi attuali

Secondo Amo Colorno, ci sono troppe lacune giuridiche che impediscono la vera tutela delle donne.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ParmaToday

L’ennesimo caso di violenza su una donna, avvenuto questa volta a Udine, ha portato ancora una volta all’attenzione di tutti, la leggerezza con cui la legge italiana affronta certi episodi. Nel caso specifico, un cittadino di origini ghanesi a seguito di violenze domestiche lungamente perpetate ai danni della moglie, è stato solamente allontanato da casa, senza che vi fossero prese delle misure più restrittive. Secondo quanto riportato dalla stampa, il ghanese dopo aver duramente percosso la moglie con schiaffi e pugni, l’ha colpita con un pesante martello da carpentiere di circa un kg, al volto, sfiorandole il naso. Intollerabile che per azioni così violente non vi fossero stati i presupposti per una custodia cautelare in carcere. Il disegno di legge “codice rosso” presentato dei ministri Bonafede e Buongiorno da poco approvato, è di certo un piccolo passo in avanti ma decisamente insufficiente a garantire la doverosa giustizia e la certezza della pena. In sintesi il decreto servirà ad avviare con maggiore tempestività i procedimenti penali riguardanti casi di violenza sulle donne, e dovrebbe garantire strumenti atti a semplificare l’adozione di provvedimenti cautelari e in sostegno delle vittime. Con il decreto, è stato possibile modificare l’art. 347 del codice di procedura penale, imponendo alla polizia giudiziaria di comunicare immediatamente al PM tutte le notizie inerenti a reati contro le donne. Sicuramente un passo in avanti, ma ciò che occorre prima di tutto garantire è la certezza della pena, la certezza al diritto alla giustizia e la dignità per le vittime. Sarebbe davvero opportuno pensare alla carcerazione preventiva ogni volta che viene riscontrato un episodio di violenza. Bisognerebbe non tener conto dell’incapacità d’intendere e di volere nei casi di omicidio, e l’assoluzione in questo caso dovrebbe essere impossibile da ottenere. L’unica condanna attuata dovrebbe essere l’ergastolo. Per i casi meno gravi invece, occorrerebbe prima attuare misure sanzionatorie efficaci, e solo dopo pensare alla rieducazione del soggetto. Inoltre bisognerebbe inserire un articolo di legge ad hoc per chi commette violenza su una donna con disabilità. In tal caso le pene dovrebbero essere triplicate. Infine è importante che lo stato si mobiliti nell’istituzione un fondo atto a rimborsare le spese legali sostenute dalle donne vittime di violenza, proprio come si fa con il patrocino gratuito. In Italia abbiamo un dettato legislativo assai lacunoso, soprattutto sulle pratiche di prevenzione e sulle forme di assistenza sociale alle donne vittime di violenza psicologica e fisica. Bisogna fare una seria riflessione in merito. Vorremmo non dover più parlare di questo argomento, ma ormai quasi ogni giorno c’è una donna che perde la vita per mano di un uomo, o che vive nel terrore. Tutto questo fa male, e un paese civile ha il dovere di fare tutto ciò che è possibile per cambiare le cose. IL GRUPPO AMO - COLORNO

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