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Giovedì, 28 Marzo 2024
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A cura di Giada Bertini

"Arte e morte": parlare dell'Arte oggi

Una tematica apparentemente arida che, se colta realmente ed interpretata, sa parlare di vita molto più di quanto il vivere possa dire della sua fine

Non c’è vita senza morte e morte senza vita. Si può fare arte trattando di vita e si può fare arte trattando di morte. Forse, si capisce più di vita parlando di morte:  per approfondire la varietà del percorso umano, per interpretare possibilità ed eventi, l’arte diventa un mezzo che, scegliendo il tema morte, spiega di vita. Per parlare del significato dell’Arte oggi, dopo il “Dissenso dell’Arte” e “Arte e ambiente”, il 27 ottobre 2011, dalle 21 presso la Sala Civica di Noceto, (Pr), ci sarà “Arte e morte”. Parteciperanno Graziano Garaffa, (organizzatore e moderatore), il Dott. Tommaso Tomasi, Presidente Mercanti d’Arte Parma e Vicepresidente Associazione Antiquari Nazionale, la Dott.ssa Manuela Bartolotti, critica e storica d’arte, il Prof. Enrico Bignetti, docente di Biologia all’Università di Parma; performance poetiche di Fabio Carapezza, accompagnato, alla chitarra, da Aldo Ferrari, (che tornano dopo l’originale serata di “L’essere e L’Essere”). Proiezioni de “L’anatra e la Morte”, video e illustrazione animata da Dimitri Corradini. Gli appuntamenti, a frequenza mensile, prevedono un dibattito su diversi aspetti e temi legati all’Arte. Andy Warhol indicò la morte come ingrediente principale della sua poetica. Serigrafie con vittime di incidenti stradali, dive sul viale del tramonto e vedove di presidenti uccisi: la morte sullo stesso piano di celebrità e prodotti di consumo, per mostrane massificazione e paradossale ripetibilità. Christian Boltanski fa della morte il tema centrale della sua produzione. L’artista francese ha realizzato installazioni della memoria, al Teatro Valli e alla Chiesa San Carlo di Reggio Emilia, sulla strage di Ustica. In questo caso, la scomparsa si contrappone al ricordo collegandosi alla memoria di coloro che sono in vita. Gli artisti, (pittori, scultori, musicisti, poeti, scrittori, attori), categoria in cui oggi rientrano anche maestri e pubblicisti, (esperti di retorica che inducono i consumatori al prodotto), tramite l’arte parlano dei loro punti di vista, stimolando coinvolgimento e riflessione da parte del pubblico. Nel significato ampio, arte comprende ogni attività che porta a forme creative di espressione estetica, facendo leva su tecnica, abilità, studi ed esperienza. Nell’accezione contemporanea si connette alla capacità di trasmettere emozioni, punta a trasmettere messaggi che sono colti in modo soggettivo. L’arte è l’espressione estetica d’interiorità, chi se ne interesse la deve valutare senza pregiudizi negativi, ma con gli stessi allo stadio iniziale, ossia nel momento in cui si valuta qualcosa di diversò da noi che, proprio per la sue eterogeneità, ci può arricchire. La condizione sociale degli artisti migliorò solo durante il Rinascimento che contribuì a separarli da scienziati ed artigiani. Da fine ‘700 nacquero fotografia, architettura industriale e oggettistica per la casa. Questo portò, nel Novecento, all’abbandono di una definizione onnicomprensiva di arte, termine dal significato divenuto aperto. Si stabilì il carattere dello “stile moderno”, e, all’interno del  Modernismo con le “avanguardie”, si fece avanti l’intento di mutare modalità e finalità artistiche. Il tema della morte, centrale nell’arte contemporanea, è considerato molto più osceno delle immagini di sesso, e si pensa che riprodurlo, in realtà, sia un tabù. Nel Medioevo le uccisioni cruente erano spettacolo diretto su patiboli pubblici, nel Rinascimento, nobili con il gusto dell’orrido e scienziati come Lonardo da Vinci, assistevano, dietro compenso, alle notomie, vere e proprie vivisezioni di condannati a morte sotto effetto dell’oppio. Oggi, nella nostra cultura “protetta” e democratica, nasce un divieto simbolico per cui raffigurazioni di morte suscitano clamore. Parallelo a questo sgomento è anche il disgusto nei confronti dell’eccessiva nudità, il reclamato rispetto per i programmi di fascia protetta, cui si contrappongono vallette svestite e prodotti pubblicizzati, (su riviste e in tv), ridotti ad oggetti del desiderio e allusivi all’ambito erotico, (macchine sponsorizzate tramite donne in bikini, yogurt i cui slogan ripetono “fate l’amore con il sapore”). Ma se questo disappunto si riduce a contrari e imperterriti dei riferimenti audaci, la questione “arte e morte” è più complessa, affascinante perché parla di vita, spesso di cose che non vorremmo vedere ma che possono accadere. Negli anni ’40 il fotografo Wee Gee, giunto sulle scene di crimini prima degli agenti di Polizia, realizzò una serie di scatti che non lasciavano nulla all’immaginazione, rivelando ciò che la gente non voleva accettare, che esiste tutt’oggi. Giovedì 27 ottobre 2011, “Arte e morte”, (partecipazione gratuita), dalle 21 a mezzanotte: 4 ore per parlare dell’Arte oggi, quindi anche di vita. Uno spunto per riflettere su significati contemporanei.

 

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