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Animal voice

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A cura di Giada Bertini

“Ciao M13”. Le svolte dopo l’accaduto

Dopo l'uccisione di M13, avvenuta lo scorso febbraio, l'orso trentino non viene dimenticato, e diventa il simbolo della lotta in favore degli animali

Ancora una volta l’uomo ha mal gestito la sua acclamata superiorità sulle altre specie, e anzi che usufruire delle proprie capacità per trovare la soluzione migliore, ha preferito ricorrere a quella che sembrava più facile e immediata. L’orso bruno M13, sconfinato in territorio svizzero dal Trenino dopo l’applicazione del radio collare, da qualche tempo si aggirava nella regione del Poschiavo, dove è stato abbattuto il 19 febbraio 2013. Riguardo l’accaduto, secondo quanto riportato dal comunicato dell’autorità grigionese e dell’Ufficio federale dell’Ambiente: “Il plantigrado era ormai diventato un pericolo per la sicurezza delle persone: si era sovente spinto nei centri abitati alla ricerca di cibo e non mostrava più timore alcuno nei confronti dell’uomo”. Dopo aver notato questi comportamenti, che più che colpe andrebbero definite “abitudini animali”, i responsabili a livello federale del Cantone dei Grigioni hanno infatti classificato M13 come “pericoloso”, tenendo conto del “rischio che poteva costituire per l’incolumità dell’uomo” e, conformemente alla Strategia Orso Svizzera, l’abbattimento è stato ritenuto inevitabile. Ma era davvero necessario, o si poteva studiare un piano di prevenzione e tutela dell’orso e uomo stessi? Pierre Rusconi, consigliere nazionale UDC, è stato duro a tal proposito: “Mi vergogno di essere svizzero. Siamo in un paese di m. Lo si poteva salvare, basti pensare che in Trentino convivono con trenta orsi”.  Ormai purtroppo M13 è stato soppresso, e se nella definizione di omicidio rientra anche quella di “uccisione illegittima”, di questo si può parlare. In sua memoria il 7 marzo 2013 si è svolta a Lugano una manifestazione pacifica di solidarietà: dalle 18.00 il corteo è partito dalla Piazzetta San Carlo proseguendo per via Nassa, via Pesina, via Luvini, via Soave con arrivo in Piazza Dante.  Il raduno, autorizzato dalla città di Lugano, ha ospitato i partecipanti con al polso un bracciale luminoso in segno di vicinanza alla causa di un animale che ha pagato con la vita il desiderio di ritrovare il suo habitat naturale. Anche le organizzazioni animaliste non demordono, e dopo le richieste formali di spiegazioni dalla Svizzera attraverso il governo italiano, hanno cercato di confrontarsi direttamente con le autorità diplomatiche elvetiche.  Al termine dell’incontro, avvenuto il primo marzo 2013, fra Legambiente e il consigliere Stefano Vescovi, Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, e Antonio Nicoletti, responsabile aree protette, hanno commentato: “Riteniamo positivo il confronto ottenuto con l’Ambasciata Svizzera per discutere dell’abbattimento di M13, ucciso a fine febbraio nel Cantone dei Grigioni, anche occasione per ricordare alla Svizzera quanto sia fondamentale rispettare le convenzioni internazionali che tutelano questo plantigrado”. D’altro canto, i rappresentanti svizzeri si sono detti interessati ad iniziare un percorso comune che guardi anche all’esperienza italiana sulla tutela dell’orso, che in questi anni ha raggiunto ottimi risultati. Le autorità elvetiche lo avevano considerato pericoloso senza che attaccasse mai nessuno perché “non avendo più timore nei confronti dell’uomo avrebbe potuto mettere a rischio chiunque se lo fosse trovato davanti”. Resta il fatto che, anche se “prevenire è meglio che curare”, non sia sta una buona idea ricorrere all’uccisione sui presupposti di una congettura, inoltre, anzi che ambire a sistemi alternativi, o chiedere formalmente all’Italia che M13 fosse reintrodotto nel proprio territorio in Trenino Alto Adige, si è preferito imbracciare il fucile e sparare. Lo sdegno per questo assassinio, tuttavia, non ha ancora convinto il governo italiano a fare passi formali presso le autorità elvetiche ma le proteste non cadono nel silenzio, e restano vive nel popolo dell’informazione e della Rete, e per le organizzazioni animaliste, che non dimenticano ed operano affinché un fatto simile non accada più. Il primo passo in questa direzione è stato compiuto durante il corteo del 7 marzo 2013 in memoria di M13, da cui è emersa un’iniziativa popolare federale di raccolta firme “Per protezione dei grandi predatori (orso, lupo e lince)”. Al link https://www.profauna.ch/images/Initiative_A4_predateurs_it.pdf è possibile scaricare il modulo completo con informazioni e motivazioni. “L’unione fa la forza” non è solo un detto o un luogo comune, ma soprattutto un modo di agire che produce risultati saldi e duraturi nel tempo.

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