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Cronaca

'Ndrangheta, maxi operazione dei Carabinieri: indagato Bernini

Eemilia. Vasta operazione dei Carabinieri contro l'Ndrangheta in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria e Sicilia. Migliaia i Carabinieri impegnati con il supporto di elicotteri. La Procura Antimafia di Bologna, che ha coordinato l'inchiesta, ha ottenuto dal Gip un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 117 persone. Arresti anche nel parmense

Eemilia. Vasta operazione dei Carabinieri contro l'Ndrangheta in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria e Sicilia. Migliaia i Carabinieri impegnati con il supporto di elicotteri. La Procura Antimafia di Bologna, che ha coordinato l'inchiesta, ha ottenuto dal Gip un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 117 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, reimpiego di capitali di illecita provenienza, riciclaggio, usura, emissione di fatture per operazioni inesistenti, trasferimento fraudolento di valori, porto e detenzione illegali di armi da fuoco, danneggiamento e altri reati, aggravati dal metodo mafioso. E' in corso anche l'esecuzione del sequestro di beni per una valore di 100 milioni di euro.

PARMA. Nella provincia di Parma è stato accertato l'avvio di numerose iniziative immobiliari intestate a prestanome, riconducibili al clan cutrese. Nell'ambito dell'operazione condotta in queste ore risulta indagato per concorso esterno in associazione mafiosa l'ex assessore della Giunta Vignali Giovanni Bernini, già arrestato ai tempi dello scandalo corruzione nel Comune di Parma. Arrestati il presunto boss Michele Bolognino e un imprenditore edile. E' stato sequestrato un immobile a Sorbolo. 

LA CONFERENZA STAMPA. Gli esiti di una delle più massicce operazioni anti-mafia sono stati illustrati in una conferenza stampa alla presenza del Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti, del Procuratore Capo di Bologna Roberto Alfonso, della DIA e delle forze dell'ordine, carabinieri e guardia di finanza, che hanno partecipato alle indagini: "Ho accolto con orgoglio l'invito del procuratore, si tratta di un intervento giudiziario che non esito a definire imponente e decisivo per l'azione di contrasto alle mafie al nord, in particolare all'insediamento mafioso-ndranghetista, investigato per lungo tempo con abnegazione e sacrificio", ha detto Roberti "un'azione di coordinamento, l'indagine era ed è collegata alle indagini delle procure di Brescia e Catanzaro. Un risultato storico e senza precedenti, in Emilia la propaggine del clan in provincia di Crotone".

Imprenditori forti, radicati e ovviamente pericolosi, sotto la lente di ingrandimento sin dalla fine del 2010, ma le operazioni di contrasto alla 'ndragnheta sono iniziate molto prima "con l'arrivo in Emilia il 9 giugno 1982, in seguito al provvedimento di sorveglianza speciale, di Antonio Dragone, capo mafia calabrese proveniente dalla provincia di Crotone" ha detto il Procuratore Alfonso. Doverse le operazioni portate a termine: Grande Drago del 2003, Edilpiovra del 2002 e Scacco Matto e Pandora "che ha confermato la presenza in Emilia della cellula di derivazione cutrese da oltre un ventennio", come ha scritto il Gip. Ammonta a 100 milioni di euro l'entità dei beni sequestrati, compreso un quartiere di Sorbolo (Pr) con 20 appartamenti. "Niente sarà come prima - ha ribadito il capo dell'antimafia - è un momento di svolta, negli anni le forze dell'ordine hanno affinato le tecniche di indagine, collaborando sempre al meglio con la magistratura e raggiungendo un livello investigativo che prima non c'era". Per Roberti imprenditorialità, autosufficienza, rapporto con l'informazione, modernità e visione politica, le carattestiche di questa mafia del terzo millenio.

LA STRUTTURA DEL SODALIZIO CRIMINALE. 6 i capi promotori per altrettante zone di riferimento in Emilia, 5 gli organizzatori di raccordo operativo, 68 gli affiliati, di cui 56 con misura di custodia cautelare in carcere, 8 i concorrenti esterni, 7 i rappresentanti delle forze dell'ordine, e altri in corso di verifica. Anche due giornalisti coinvolti: uno in veste di "collaboratore" dei mafiosi, messosi a disposizione per realizzare o procurare intervister, prima e dopo, le sentenze di condanna per associazione mafiosa, mentre la redattrice del Resto del Carlino Sabrina Pignedoli è stata oggetto di pressioni ad opera di Domenico Mesiano, autista del questore di Reggio Emilia, per impedirle di scrivere notizie "sconvenienti' per i malavitosi. In sala anche Giovanni Tizian, il giornalista anti-mafia che finì sotto scorta proprio per aver scritto di mafia in Emilia Romagna.

OPERAZIONE AEMILIA: VIDEO

Sono stati effettuati arresti anche nel parmense: l'operazione è rivolta contro il clan cutrese Grande Aracri e le sue reti di appoggio nel mondo industriale e politico e si è concentrata in particolare nella città di Reggio Emilia, coinvolgendo Piacenza (20 arresti), Parma e Modena. Imponente lo schieramento di Carabinieri impiegati in arresti e perquisizioni. Tra gli arrestati anche il consigliere Comunale di Reggio Emilia Giuseppe Pagliano di Forza Italia, arrestato nella sua abitazione di Arceto di Scandiano. Tra i destinatari dei provvedimenti ci sarebbero anche i fratelli del boss Nicolino Grande Aracri, Ernesto e Domenico. In manette sono finiti anche alcuni imprenditori calabresi legati, secondo le accuse, al clan 'ndranghetista. 

LA NOTA DEI CARABINIERI. "Dalle prime ore della mattinata, i Carabinieri del Comando Provinciale di Modena, unitamente a quelli di Parma, Piacenza e Reggio Emilia, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Bologna, su richiesta della locale DDA, nei confronti di 117 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, reimpiego di capitali di illecita provenienza, riciclaggio, usura, emissione di fatture per operazioni inesistenti, trasferimento fraudolento di valori, porto e detenzione illegali di armi da fuoco, danneggiamento e altri reati, aggravati dal metodo mafioso e - in taluni casi - della transnazionalità del reato per aver agito in più di uno Stato e precisamente in Italia, Austria, Repubblica di San Marino e Germania, territori di espressione dell’attività dell’associazione stessa.

I provvedimenti scaturiscono da un’articolata attività investigativa, coordinata dal Procuratore Capo Roberto Alfonso e dal Sostituto Marco Mescolini, sviluppata su più fronti dai predetti Reparti dell’Arma emiliana e successivamente collegata, d’intesa con le rispettive Autorità Giudiziarie, a convergenti inchieste condotte in Calabria e in Lombardia. Gli esiti dell’indagine hanno consentito di delineare il quadro complessivo degli assetti organizzativi della cosca “GRANDE ARACRI”, radicata a Cutro (KR) e con estese propaggini extraregionali in Emilia Romagna e in Lombardia, tutte subordinate al boss detenuto Nicolino GRANDE ARACRI e dotate di ampia autonomia nel perseguimento dei diversificati interessi illeciti.

Le indagini hanno comprovato la capacità della consorteria di attuare una pervasiva infiltrazione del tessuto economico e imprenditoriale nei settori dell’edilizia, dei trasporti, del movimento terra e dello smaltimento dei rifiuti, tanto nel territorio d’origine, quanto nelle aree di proiezione, mediante una sistematica pressione estorsiva esercitata nei confronti di imprenditori locali e finalizzata a imporre, nella fase di esecuzione delle opere, la scelta di subappaltatori e fornitori fra quelli di riferimento dell’organizzazione criminale. In particolare, le investigazioni hanno messo in luce gli interessi del sodalizio nei lavori collegati alla realizzazione di rilevanti interventi di riedificazione a seguito del terremoto che ha interessato l’Emilia Romagna nel 2012, ai quali le ditte mafiose hanno avuto accesso anche grazie alle cointeressenze mantenute con i titolari di un’importante azienda edile modenese assegnataria di appalti pubblici per lo smaltimento delle macerie.  

Dall’inchiesta è emerso, inoltre, come i proventi illeciti delle articolazioni emiliane venivano in parte trasferiti alla cosca crotonese, mediante il metodico ricorso alla falsa fatturazione per operazioni inesistenti attuata dalle società calabresi riconducibili ai “GRANDE ARACRI”, e in parte reimpiegati in loco nell’erogazione di prestiti a tassi usurari in pregiudizio di imprenditori e nell’avvio di considerevoli iniziative immobiliari intestate a prestanome nelle province di Mantova e Parma. Tra le attività criminali svolte dall’organizzazione, anche la ricettazione di imbarcazioni di lusso del valore di svariati milioni di euro, oggetto di appropriazione indebita commessa in Italia e reimmesse nei mercati nautici di Turchia e Croazia. Le indagini hanno altresì appurato il tentativo dell’organizzazione di evitare le verifiche antimafia della Prefettura di Reggio Emilia e di influenzarne gli orientamenti, anche attraverso una serie di iniziative mediatiche promosse da un Consigliere di minoranza della Provincia reggiana, destinatario dell’ordinanza in esame con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Contemporaneamente, i militari dei Comandi Provinciali di Crotone e Mantova stanno eseguendo, nelle rispettive province e in quelle di Cremona e Verona, decreti di fermo di indiziato di delitto emessi dalle Direzioni Distrettuali Antimafia di Catanzaro e Brescia nei confronti di 46 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei medesimi reati, mentre ulteriori 4 ordinanze di custodia cautelare sono in corso di esecuzione dal personale della Guardia di Finanza di Cremona nei confronti di altrettanti soggetti. E’ inoltre in corso di esecuzione un’imponente sequestro beni disposto dal GIP presso il Tribunale di Bologna su richiesta della locale DDA per un valore complessivo di oltre 100 milioni di euro".

Ulteriori dettagli dell’attività saranno esplicitati in una conferenza stampa che si terrà alle 10.45, presso la Procura di Bologna alla presenza del Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti e del Procuratore Capo di Bologna Roberto Alfonso.

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