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Cronaca

Ampliamento del carcere, il segretario del Sinappe: "Incrementare il personale della polizia Penitenziaria"

Continuano le polemiche per l'apertura del nuovo padiglione del carcere parmigiano di via Burla che potrà contenere altri 200 detenuti, arrivando ad un totale di 800

Continuano le polemiche per l'apertura del nuovo padiglione del carcere parmigiano di via Burla che potrà contenere altri 200 detenuti. Dopo le prese di posizione del vicesindaco Bosi e della Funzione Pubblica della Cgil prende posizione anche la segretaria generale del Sinappe, il sindacato dei poliziotti penitenziari. Il segretario Roberto Santini ha infatti inviato una lettera al Dap, Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria. 

"L’attualità del dibattito che sta interessando l’Amministrazione locale della Città di Parma - esordisce il segretario del Sinappe Roberto Santini nella lettera inviata al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria - in merito all’apertura di un nuovo padiglione detentivo della capienza di 200 utenti, induce la necessità di una compiuta riflessione sullo stato in cui attualmente versa in penitenziario in discussione. 

Va in premessa specificato che allo stato attuale i detenuti ospitati sono circa 600 e che l’incremento numerico discendente dall’apertura di cui sopra porterà l’utenza intorno alle 800 unità, facendo divenire Parma sede del più grande penitenziario della regione. Se questo dato si legge in uno con la peculiarità della popolazione detenuta ospitata, 41bis, AS1 e AS3, MS (Media Sicurezza), Paraplegici e detenuti ricoverati presso il centro clinico penitenziario (detto SAI), ancor meno si comprendono le determinazioni di non inquadrare l’istituto ducale fra le sedi di primo livello ad incarico superiore, con tutte le conseguenze che ne discendono anche in termini carriera per la dirigenza e il comando. Per altro, oggi Parma risulta essere il “contenitore” che accoglie detenuti AS1 (ex E.I.V.) colà trasferiti in conseguenza dei lavori di ristrutturazione che stanno interessando le apposite sezioni di istituti limitrofi. Attesa la carenza degli spazi per assicurare a costoro stanze singole (richieste dall’utenza proprio in ragione della corposità della pena da scontare in termini di tempo), non sono residuali le tensioni fra costoro e gli operatori penitenziari.

A quanto fin qui narrato si aggiunge il problema enorme della carenza di spazi per l'effettuazione di attività di studio, lavorative e ricreative che consentano di attuare per intero la riforma delle modalità custodiali adottata a seguito della sentenza CEDU Torreggiani che prevede il regime aperto per i detenuti della media sicurezza. In assenza di spazi per sviluppare i percorsi rieducativi, i detenuti restano aperti nei corridoi delle sezioni detentive, circostanza che accresce il rischio di disordini ed eventi critici di vario genere. Certamente questo è un limite strutturale che poteva essere parzialmente risolto con il cambio di destinazione d'uso del nuovo padiglione detentivo prossimo all'apertura, che invece verrà destinato alla custodia di ulteriori 200 detenuti circa del circuito della Media Sicurezza, lasciando dunque inalterato lo scenario per come sopra descritto.

Va dato atto che la struttura allo stato attuale, nonostante la propria complessità, conta su un direttore reggente che si vocifera potrebbe essere avvicendato per mobilità, un vice direttore part-time (tre volte a settimana) e un solo funzionario del Corpo con funzioni di comandante di Reparto. Preoccupante la situazione anche dal punto di vista dell’organico di polizia penitenziaria che risulta fortemente carente anche prendendo a misura la sottodimensionata pianta di cui alla legge Madia.

A fronte dei 458 previsti a giugno erano presenti 340 unità con 50 distaccati (quasi tutti al GOM). Il sottodimensionato organico cui si fa riferimento (458), per altro, da un lato non tiene conto dell’apertura del nuovo padiglione, dall’altro non consente di avere l’esatta percezione della dimensione del problema se si considera altresì che la non condivisibile posizione assunta al tavolo delle trattative da alcune Organizzazioni Sindacali in fase di organizzazione del lavoro ha condotto alla mancata integrazione di personale all'interno delle sofferenti Unità Operative dell'Istituto ducale.

Non integrare il personale mancante al NTP (che quotidianamente chiede supporto all’interno), agli uffici comando, segreteria, matricola, colloqui, solo per fare qualche esempio, non rafforzare l'aliquota di personale presente nelle sezioni detentive maggiormente problematiche, impedire l'assegnazione di almeno 2/3 unità di polizia penitenziaria allo spaccio (unico luogo di aggregazione del personale) per consentirne l'apertura anche domenicale e pomeridiana, finisce con l'alterare di fatto la percezione del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria delle reali esigenze d'organico dell'Istituto di Parma, oltre a costringere il personale impiegato ove la carenza è più grave ad un carico di lavoro sempre più insostenibile. Nella speranza di aver fornito una fotografia quanto più chiara possibile delle reali condizioni in cui versa l’istituto penitenziario di Parma, si deve necessariamente perorare la causa di una attivazione del nuovo padiglione con condizione espressa dell’incremento sostanziale dell’organico di Polizia Penitenziaria.

È impensabile oltre che irresponsabile pensare alla nuova attivazione permanendo nel descritto stato di carenza, ragion per cui la presente richiesta deve leggersi anche come sospensione dell’iter di apertura nel caso in cui non si riesca ad assicurare il necessario incremento di personale. Per tutto quanto in argomento, si resta in attesa di conoscere le determinazioni che saranno adottate sul punto".
 

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