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Aneurisma dell'aorta, impiantata la prima endoprotesi a Parma

L’intervento, su un paziente 70enne affetto da un aneurisma iuxta-renale, è stato effettuato dall’equipe guidata da Tiziano Tecchio della struttura di Chirurgia vascolare del Maggiore, diretta da Pierfranco Salcuni

Un aneurisma dell’aorta addominale molto vicino all’origine delle arterie renali. Un caso ad elevato rischio per la tecnica chirurgica tradizionale e non appropriato per il trattamento endovascolare con protesi standard. Per salvare questo paziente chirurghi vascolari e radiologi dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma hanno lavorato insieme utilizzando un’endoprotesi, realizzata su misura e “fenestrata”, ossia caratterizzata dalla presenza di buchi lungo le pareti, attraverso i quali il sangue può fluire anche nelle arterie che hanno origine nel tratto di aorta interessato dall’aneurisma. Si tratta della prima procedura di questo tipo eseguita a Parma.

L’intervento è stato effettuato dall’equipe guidata da Tiziano Tecchio della struttura di Chirurgia vascolare del Maggiore, diretta da Pierfranco Salcuni. Per il buon esito dell’intervento è risultata fondamentale la collaborazione tra i chirurghi vascolari e i radiologi interventisti della struttura di Radiologia, diretta da Cristina Rossi.

Il paziente settantenne, affetto da un aneurisma iuxta-renale (con inizio cioè vicino all’origine delle arterie renali, senza un tratto anche breve di parete aortica sana tra esso e l’origine di questi vasi) non avrebbe avuto i requisiti per un intervento endovascolare: il posizionamento di una normale protesi avrebbe infatti occluso le arterie renali. Ma anche l’intervento chirurgico tradizionale presentava serie controindicazioni, legate alle condizioni cliniche ed in particolare alla difficoltà di un accesso chirurgico addominale per precedenti interventi complicati. Da qui la necessità di utilizzare una protesi custom-made, che presentasse lungo le pareti dei buchi in corrispondenza dell’origine sia delle arterie renali - nelle quali sono poi stati inseriti due stent per assicurare la “tenuta” del sistema protesico - sia dell’arteria mesenterica superiore, che irrora l’intestino. Una protesi che si adatta perfettamente all’anatomia del singolo paziente - rilevata con estrema precisione dalla TAC multistrato - tenendo conto della sede, delle dimensioni e dei rapporti reciproci di tutte queste arterie.

L’aneurisma dell’aorta addominale è una malattia molto diffusa, che colpisce il 6% della popolazione superiore ai 60 anni. Consiste nella dilatazione permanente del tratto addominale dell’aorta.

“Le cause che possono determinare un aneurisma - spiega Tiziano Tecchio - sono essenzialmente legate all’aterosclerosi, patologia che comporta un’alterazione strutturale della parete arteriosa, che perde la sua elasticità e quindi la capacità di mantenersi indeformabile sotto gli stimoli della pressione. A ogni spinta pressoria, dunque, l’aorta si dilata, innescando un processo irreversibile: l’evoluzione naturale di un aneurisma è la dilatazione progressiva, fino alla rottura”.

La chirurgia tradizionale per via addominale rimane ad oggi il trattamento elettivo nella cura degli aneurismi dell’aorta addominali, anche se negli ultimi anni il progresso degli strumenti e il miglioramento dei materiali ha offerto una valida alternativa a questo trattamento: la tecnica endovascolare.

“Quest’ultima – spiega Pierfranco Salcuni - consiste nel posizionare, inserendola attraverso un foro nell'arteria femorale, una protesi rivestita da una maglia metallica all’interno dell’aneurisma, per escluderlo dal passaggio del sangue. La mini-invasività della procedura permette di ridurre l’impatto psicologico e fisico del trattamento. Tuttavia, la tecnica endovascolare è idonea solo per pazienti con particolari caratteristiche anatomiche. Per questo la scelta tra i due trattamenti deve essere valutata dallo specialista, sulla base del rapporto rischio-beneficio per il paziente”.

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