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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Borgo Val di Taro

Allarme cave ofiolitiche: 277mila chili di fibre di amianto nell'aria

Il calcolo è stato effettuato dal comitato 'Cave all'amianto? No, grazie' sui dati relativi al 2004. Nella provincia di Parma ci sono 8 cave ofiolitiche attive dalle quali viene rilasciato amianto

Nei giorni della storica sentenza che ha condannato i vertici della holding svizzera Eternit per disastro doloso, l'allarme amianto in Italia non accenna a diminuire. Potrebbe infatti ammontare a circa 277.500 Kg la quantità di fibre di amianto liberate solo nel 2004 nella provincia di Parma, a causa dell'attività estrattiva svolta nelle cave ofiolitiche delle valli del Taro e del Ceno, alcune ancora oggi in piena attività e altre in via di riautorizzazione.

Il calcolo lo ha effettuato il comitato Cave all'Amianto? No Grazie!, sulla base delle indagini analitiche condotte dagli uffici territoriali dell’Arpa, secondo i quali la quantità di fibre di amianto rilasciate è nell'ordine delle “decine, a volte centinaia di mg/Kg”, come rileva la pubblicazione del 2004 della regione Emilia Romagna "Il progetto regionale pietre verdi".

Le ofiolitiche, rocce magmatiche e metamorfiche note anche come "pietre verdi", possono contenere amianto in quantitativi rilevanti rappresentando un potenziale problema sanitario e ambientale soprattutto se oggetto di scavo. Solo in provincia di Parma, al 2004 sono state censite 10 cave ofiolitiche di cui 8 attive, nelle quali l’amianto è presente e viene rilasciato a seguito delle normali operazioni di escavazione e movimentazioni di materiale.

Decine di milligrammi o centinaia di milligrammi di fibre rilasciate per chilogrammo di materiale estratto, dunque. "Considerando che ogni mezzo d’opera uscito da una cava porta almeno 20 tonnellate di materiale - calcola Fabio Paterniti del comitato - quanti kg al giorno di fibre sono state rilasciate dal fronte di scavo, dall’area della cava, sul tracciato degli autocarri? Risposta: nell’ipotesi più favorevole, ovvero una quantità di amianto rilasciabile pari a 10 mg/Kg, ogni carico ha comportato la liberazione di 200 grammi di fibre. Se ogni giorno escono dalla cava 5 camion, abbiamo liberato 1 kg di fibre di amianto al giorno. Nel caso, invece, dell’ipotesi più sfavorevole (centinaia di mg/Kg) dobbiamo aggiungere uno zero e otteniamo 10 kg/giorno".

Quello che si chiede il comitato é: dove sono finiti e dove finiscono le fibre di amianto liberate? Volano via e a quali distanze? Si depositano nel piazzale della cava o sui mezzi d’opera? Hanno contaminato le acque? E soprattutto, quali effetti hanno o avranno sulla salute persone che vivono o lavorano vicino e dentro alle cave? Nei pressi delle cave, infatti, ci sono abitazioni, campi coltivati, stalle e caseifici, alveari per la produzione del miele. "Si è arrivati addirittura ad autorizzare un poligono di tiro all'interno di una cava ofiolitica ufficialmente contaminata da amianto", aggiunge Paterniti.

Nel frattempo, la rarità dell’evento mesotelioma e l'esiguità delle popolazioni interessate rendono più complessi gli studi epidemiologici e il raggiungimento di un livello di significatività del "dato statistico". Curiosamente, osserva Paterniti, "il lungo periodo di latenza, dai 20 ai 40 anni, del mesotelioma non viene individuato come decisivo nei risultati delle indagini epidemiologiche: molte cave sono in funzione da tempi più brevi (dai 10 ai 20 anni) rispetto al tempo di latenza della malattia. Che fare allora? Aspettare che le cave siano in funzione da almeno venti o trent’anni per registrare i primi effetti?"

In attesa di avere certezze sull’impatto, le attività di escavazione possono procedere. Le cave ofiolitiche sono infatti inserite nei piani infraregionali delle attività estrattive e i comuni continuano a rinnovare o a concedere nuovi permessi di escavazione anche per i siti dichiarati contaminati da amianto da recente mappatura regionale Arpa (30 settembre 2011) come nel caso delle cave nel comune di Bardi. Dove il problema riguarda anche la mancanza "di uno strumento legislativo più rigoroso che regolamenti e limiti severamente le attività estrattive, l’utilizzo e il destino di materiali lapidei che contengono amianto", conclude il portavoce del comitato.

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