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Cronaca

Latte, dalle frontiere 3,5 milioni di litri: Coldiretti Parma alla protesta del Brennero

Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori...

Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori. E’ quanto emerge dal dossier presentato dalla Coldiretti al valico del Brennero dove sono giunti migliaia di agricoltori tra cui una nutrita delegazione di imprenditori agricoli di Coldiretti Parma, per fermare i traffici di una Europa che chiude le frontiere ai profughi e le spalanca alle schifezze mentre a Bruxelles si sono mobilitati i giovani della Coldiretti per chiedere un cambiamento delle politiche europee. ”.

Su twitter la mobilitazione puo’ essere seguita con l’hastag #bastaschifezze. Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle in vendita sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero ma nessuno lo sa perché non è obbligatorio indicarlo in etichetta, denunciano gli allevatori della Coldiretti che hanno scoperto numerosi carichi di prodotti lattiero caseari pronti per essere nazionalizzati. In Italia le poco più di 35.000 stalle sopravvissute hanno prodotto nel 2014 circa 110 milioni di quintali di latte mentre sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente: per ogni milione di quintale di latte importato in più - denuncia la Coldiretti - scompaiono 17mila mucche e 1200 occupati in agricoltura. E la situazione sta precipitando nel 2015 con il prezzo riconosciuto agli allevatori che - denuncia la Coldiretti - non copre neanche i costi di produzione e spinge verso la chiusura gli allevamenti. L’impatto negativo è pero’ anche sulla sicurezza alimentare.

Nell’ultimo anno - denuncia la Coldiretti - hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte pari al 10 per cento dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità. La situazione rischia di aggravarsi con la richiesta della Commissione europea all’Italia di porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari previsto storicamente dalla legge nazionale. Una lettera di diffida, sollecitata dall’associazione italiana delle Industrie lattiero casearie (Assolatte), alla quale l’Italia dovrà rispondere entro il 29 settembre per evitare il rischio di una procedura di infrazione e il via libera ai formaggi senza latte ottenuti con la polvere. Gli industriali che premono in Europa per fare il formaggio senza latte sono peraltro – denuncia Coldiretti - gli stessi che sottopagano il latte italiano e fanno chiudere le stalle, mentre il Made in Italy alimentare nel settore lattiero caseario è dominato da una multinazionale straniera che impone unilateralmente agli allevatori le proprie condizioni, beffa le Istituzioni nazionali, minaccia la qualità della produzione italiana e inganna i consumatori italiani, considerato che il latte nel nostro Paese ha i prezzi al consumo più alti in Europa.

Il tutto con il paradosso – rileva la Coldiretti - che gli italiani pagano un prezzo molto elevato per i formaggi e il latte fresco mentre agli allevatori si riduce la remunerazione senza tener conto della qualità del latte italiano. Lo dimostra il fatto che il prezzo del latte fresco moltiplica piu’ di quattro volte dalla stalla allo scaffale con un ricarico del 329 per cento, che è esploso nell’ultimo anno per il taglio del 20 per cento nel compenso riconosciuto agli allevatori, mentre il prezzo al consumo tende addirittura ad aumentare. Il risultato è che – precisa la Coldiretti - oggi il latte agli allevatori italiani viene pagato meno di venti anni fa. Occorre allora intervenire - sostiene la Coldiretti - per ripristinare le regole di trasparenza sul mercato di fronte ad un vero e proprio attentato alla sovranità nazionale che non sarebbe certo tollerato in altri Paesi dell’Unione Europea come la Francia. La Coldiretti intende attivare le opportune azioni legali a tutela degli interessi degli allevatori per assicurare l’attuazione della legge 91 del luglio 2015. Tale legge in esecuzione dei principi comunitari, impone che il prezzo del latte da riconoscere agli allevatori debba commisurarsi ai costi medi di produzione.

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