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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Consorzio Parmigiano Reggiano, la lettera di un produttore: "Così divisi non si va da nessuna parte"

La lettera di un produttore di Parmigiano Reggiano da 25 anni: "Arrivare a contarsi e per la prima volta riscontrare 117 voti sfavorevoli e 21 astenuti su 380 dimostrano di fatto una rottura dell’Assemblea mai vista prima"

Consorzio Parmigiano Reggiano. Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una produttore da 25 anni che si riferisce all'Assemblea annuale che si è svolta ieri. Attendiamo l'eventuale replica del Consorzio. 

CONSORZIO, LA LETTERA DI UN PRODUTTORE. Gentile Direttore, ieri ho partecipato dopo due anni all’assemblea annuale del Consorzio del Parmigiano Reggiano a Reggio Emilia e il quadro che ho trovato è stato a dir poco sconfortante a tal punto che pensavo di essere capitato in una riunione di partito piuttosto che in un Ente che ha il compito di tutelare il prodotto con l’obiettivo di trovare soluzioni comuni che vadano bene a quasi tutti i consorziati. Invece, a parte la comunicazione della cosiddetta “rimodulazione” che poi altro non che la pianificazione a tavolino di un calo verticale delle quantità da produrre per il 2015 che scenderanno così pesantemente penalizzando tutti, ho trovato un clima da stadio. 

Negli anni passati il consenso quasi bulgaro che il presidente Alai riusciva a catalizzare ci regalava la speranza di aver trovato la strada giusta per rilanciare il prodotto, oggi dopo tante promesse non mantenute che si riflettono sulle quotazioni e sui costi rilevanti della gestione del Consorzio, ho visto solo contestazioni anche pesanti sull’operato del suo staff manageriale.

Tutti gli interventi, anche di quelli che come me lo avevano in parte sostenuto e che ora temono ripercussioni a mostrarsi apertamente, hanno accusato in modo diretto l’operato del consiglio accusato di non aver saputo gestire questa delicata fase che ha portato alla forte riduzione dei prezzi riconosciuti. Molti ieri hanno chiesto di votare la fiducia, votazione promessa dallo stesso presidente al microfono davanti a tutti e poi limitata solo all’ordine del giorno. 

Insomma arrivare a contarsi e per la prima volta riscontrare 117 voti sfavorevoli e 21 astenuti su 380 dimostrano di fatto una rottura dell’Assemblea mai vista prima. Tra le tante accuse rivolte ad Alai c’è anche quella di aver condotto il Consorzio di tutela come fosse un organo politico vero e proprio. Ma il Consorzio della più grande DOP al mondo non può essere governato con le logiche di un ente simile ai partiti politici prendendo decisioni a maggioranze contro le minoranze. Noi produttori ne abbiamo viste tante in questi anni, ma quel che ho visto ieri mi sembra proprio il fondo del barile come un allenatore che perde quattro partite in fila e da la colpa al terreno o alla pioggia.

Negli ultimi tempi erano emerse anche contestazioni a cui io non volevo prestare troppa attenzione rivolte al Presidente e sulla sua carica ricoperta nella società Itacache, azienda che investiva all’estero in produzione di similgrana, prodotto palesemente in concorrenza con il nostro, ma il malessere credo arrivi da più lontano. Il presidente Alai infatti aveva già forzato la mano con le modifiche dello Statuto per potersi ripresentare per il terzo mandato consecutivo un po come hanno fatto Formigoni o Errani : insomma una gestione piu in stile ente politico che economico.

In più due incognite gravi che influiscono direttamente sul nostro lavoro quotidiano: da una parte  il cda  diminuirà in modo pesante gli investimenti pubblicitari anche all’estero penalizzando così lo sbocco su nuovi mercati fertili e dall’altra non ha dato nessuna certezza sulle perdite della società controllata I4S che non è riuscita minimamente a fare ciò che si era prefissata maturando solo perdite importanti a suon di milioni.

Una situazione quella che si è venuta a creare che mette a rischio il lavoro di tanti che hanno negli anni costruito un modello che il mondo ci invidia e che egoismi personali rischiamo di vanificare. Una cosa è certa  in questo contesto da trincea con il coltello tra i denti, a rimetterci saranno le imprese se non ci sarà una presa di coscienza della situazione ed una salutare ripartenza magari agevolata da un ricambio. Poi toccherà a quelli che verranno dimostrare che hanno le soluzioni adeguate, ma ostinarsi e rimanere attaccati come funghi al tronco che perde le radici è soprattutto inutile e dannoso".

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