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Cronaca Fontanellato

"Bastano 7 euro all'ora per essere immuni dal coronavirus?"

Ecco come vivono e lavorano, in questi mesi di emergenza sanitaria, gli educatori domiciliari che stanno continuando a recarsi a casa degli utenti, tra cui bimbi e ragazzini autistici

In tempo di restrizioni per il coronavirus ci sono lavoratori che continuano a prestare la propria opera a favore degli altri, magari appartenenti alle categorie più deboli o a rischio. Gli educatori domiciliari, in questi giorni, stanno continuando a recarsi nelle abitazioni degli utenti. Il Collettivo Educatori e Operatori del Sociale di Parma rende visibile questa realtà e affida ad una nota stampa alcune considerazioni sui rischi e sulle necessità di tutela di tutte le persone coinvolte, in questi giorni di emergenza sanitaria. 

A PARMA 315 CONTAGIATI 

L'OPINIONE DEGLI EDUCATORI - Il contagio - si legge in una nota del Collettivo Educatori e Operatori del Sociale di Parma - non ha ancora probabilmente raggiunto l’apice. Medici e infermieri, così come i politici, implorano i cittadini a rimanere a casa, ad avere contatti solo se strettamente indispensabili e soprattutto ad attenersi alle disposizioni di pubblica sicurezza.
 
Chiudono scuole, centri diurni, cinema, piscine, stadi ed in parte esercizi commerciali. Tutta Italia si ferma. Ma qualcuno no...L’educatore domiciliare continua, basta un foglio che autocertifichi che si può girare per i vari Comuni, un paio di guanti in lattice e una mascherina, forse recuperati dalla tua Coop prima che esaurisse le scorte. In più un educatore domiciliare spesso non va a casa di un solo utente, ma ne ha due o tre e probabilmente in Comuni diversi (dove vi si reca con l’auto personale e senza il diritto al completo rimborso chilometrico...ma questa è un’altra storia).

E così, tutto bello “protetto” dopo aver girato un po’ la provincia e frequentato altre case, si presenta a casa del suo bimbo, che sarà senz’altro felice di vederlo. E se è un bimbo autistico, immaginiamo che sarà ancora più sereno nell’interagire con una figura dall’aspetto diventato così tanto rassicurante ed empatico (!!). Ci immaginiamo poi che proseguirà così il suo intervento educativo volto all’integrazione, al benessere e all’inclusione, stando attento a mantenere almeno un metro di distanza, insegnandogli a starnutire e tossire portandosi il braccio alla bocca, pretendere che si lavi le mani contando almeno fino a 20. Noi sappiamo bene che purtroppo tutto questo non sempre si ottiene con uno schiocco di dita, a volte occorrono tempi lunghi per raggiungere certe autonomie; ma chi non è del mestiere forse non lo sa, contando che in più si dovrebbe realizzare questo tipo di intervento senza poter uscire di casa, come richiesto dalla neuropsichiatria infantile.

E se questi nostri colleghi non si sentissero abbastanza al sicuro? Se l’ambiente in cui prestano servizio non fosse sufficientemente adeguato per permettere tutte le precauzioni che il periodo richiede? Puoi stare a casa! In ferie però! E gli ammortizzatori sociali? E allora perché non incentivare questo servizio? Perché, anziché dare la possibilità ai genitori di stare a casa coi propri figli (attraverso congedi parentali o altre misure), non attiviamo quegli scansafatiche di educatori
scolastici, che se ne stanno a casa in panciolle, senza sapere se verranno pagati al 100% del loro stipendio (per ora è garantito solo l’accesso al FIS, fino al 15 marzo), e li mandiamo a tamponare questo problema dei bimbi a casa da scuola?

La nostra Ministra dichiara che arriveranno i “veri e propri” educatori! E a fare cosa? Integrazione scolastica? No, perché le scuole sono chiuse e non si può neanche uscire. (E l’integrazione o la fai stando all’interno di un ambiente sociale insieme ad altri o a casa te la puoi scordare!) Aiuteremo i nostri bimbi a frequentare la scuola online? Peccato che durante l’anno il nostro mandato sia un po’ diverso; come si farà con i bambini che non possono accedere alle lezioni online a causa delle loro problematiche? Niente; un dvd e passa la paura!
 
Fa comunque piacere che si siano ricordati della nostra esistenza. Ma siamo educatori o assistenti? Dipende. Se serviamo a versare soldi alle casse di Università ed enti formativi, siamo educatori professionali (vedi legge ex Iori), se serviamo a badare ai ragazzi a casa da scuola va bene anche assistenti. Ma sempre e comunque bastano 7 euro all’ora. 
La cosa che più ci dispiace, che veramente ci distrugge, è come ancora una volta nostri politici, le istituzioni e le cooperative non abbiano la giusta percezione di ciò che significa disabilità, di ciò che serve veramente ai nostri ragazzi e alle loro famiglie, continuando a sminuire il nostro lavoro. A noi piacerebbe di più che almeno una volta chiedano il nostro parere o diano dignità a quello che facciamo tutti i giorni, da sempre. Il nostro disagio non è iniziato con il Coronavirus e non finirà con esso. Esprimiamo infine solidarietà e vicinanza a tutti quei lavoratori che in questo momento vivono condizioni lavorative precarie sia per l’esposizione ai rischi, sia per l’incertezza del proprio stipendio. Affinché ogni situazione venga ponderata insieme e sostenuta in un clima di mutua collaborazione, nel rispetto della professionalità dei lavoratori e delle necessità dell’utenza, dobbiamo unirci per la massima tutela della salute di tutte e tutti!" 

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