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Cronaca Lubiana / Via Lucrezio Caro

Via Lucrezio Caro, senz'acqua e luce in una casa popolare. Con un bimbo di 11 mesi

Vivere senz'acqua e senza luce in una casa popolare dell'Acer con un bambino di 11 mesi. Succede nella 'ricca' Parma. La storia di Francesco Aiello, di sua moglie e delle loro tre figlie. Ogni giorno usano i secchi per prendere l'acqua dalla lavanderia: la solidarietà dei vicini è più forte delle Istituzioni

Vivere senz'acqua e senza luce in una casa popolare dell'Acer con un bambino di 11 mesi. Succede nella 'ricca' Parma dove le solite polemiche politiche dei piani alti del Palazzo -che lì rimangono- occupano la cronaca quotidiana mentre sempre più famiglie non riescono a vivere e si sentono soffocare. Non sanno cosa fare, vedono le vie tutte chiuse: le Istituzioni non sanno o non possono offrire un'opportunità e rimane solo la solidarietà del condominio e del quartiere. 

Come in via Lucrezio Caro, ai limiti della città nel quartiere Lubiana: dall'ammasso di case popolari le storie da raccontare sarebbero tante. Francesco Aiello, ex muratore di 46 anni che ha vissuto il fallimento della ditta Zolesi 5 anni fa e da allora si trova senza lavoro. Con la moglie Anna Paladino e le loro tre figlie, di 26, 13 e 22 anni vivono da 5 anni nella casa dell'Acer. Con loro anche Alessio, il compagno della figlia e il loro figlio di 11 mesi. Senz'acqua e senza luce: la prima è stata staccata da Iren circa una settimana fa, la seconda è è stata distaccata da 7 mesi.  "Abbiamo pagato le tasse per più di trent'anni -dice Francesco Aiello- ed ora ci troviamo in questa situazione. Nei momenti di difficoltà nessuno ci aiuta". 

Via Lucrezio Caro, senz'acqua con un bimbo di 11 mesi

Dal sesto piano ogni giorno scendono al piano terra per riempire i secchi e utilizzare l'acqua per lavarsi, per cucinare e per tutte le esigenze di un bimbo di soli 11 mesi. Con la perdita del lavoro sia di Francesco che di Alessio, che era impiegato come macellaio fino al 2012, di soldi in casa non ne entrano e per le esigenze primarie c'è la Caritas e il Centro di Aiuto alla Vita per il bimbo, ma solo fino al compimento del primo anno di età. "Di notte non dormiamo tranquillamente perchè abbiamo sempre paura che possa succedere qualcosa perchè dobbiamo accendere le candele". Le immagini testimoniano la situazione: candele, secchi per l'acqua in bagno e in cucina, un frigorifero che serve solo come contenitore di alimenti. E il contatore dell'acqua chiuso da Iren. 

"Per fortuna che c'è la solidarietà degli altri inquilini del condominio -ci dicono Francesco e Alessio- che ci aiutano in alcune cose. In casa non abbiamo elettricità per cui non possiamo fare nulla: spesso gli alimenti sono da buttare poichè non possono essere conservati in frigo. Anche i vestiti non sappiamo come lavarli, lo facciamo solo quando abbiamo i soldi per andare dalla lavanderia a gettoni". E la famiglia fa un appello alle Istituzioni e ai cittadini solidali: un lavoro, un aiuto economico, la possibilità di poter far vivere il bimbo in una casa dove, almeno, ci siano acqua ed elettricità. 

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