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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Cortile San Martino / Strada Ugozzolo

Appalti, gli occhi dell'Autorità Anticorruzione sull'Inceneritore di Ugozzolo

Aldo Caffagnini: "Per l'Autorità Anticorruzione la vicenda si caratterizza per una serie di "favori" gentilmente concessi alla multiutility, che da impresa pubblica, la municipalizzata Amnu, al 100% pubblica, si trasformò in società per azioni quotata in Borsa, Iren"

"Il Fatto Quotidiano di ieri -si legge sul blog di Aldo Caffagnini del Gcr- riporta l'ennesimo colpo di scena sull'inceneritore più odiato d'Italia. Tutto è partito da una delle molteplici denunce, presentate dagli avvocati parmigiani Arrigo Allegri e Pietro De Angelis, denunce che ogni tanto vanno a bersaglio. L'Anac ha analizzato la vicenda del sistema rifiuti di Parma a largo raggio, allungando lo sguardo fino alla sua genesi, quando nel dicembre 2004 l'Ato di Parma affidò ad Amnu la raccolta dei rifiuti, escludendo all'articolo 4 che l'accordo comprendesse anche lo smaltimento. Per l'Autorità Anticorruzione la vicenda si caratterizza per una serie di “favori” gentilmente concessi alla multiutility, che da impresa pubblica (la municipalizzata Amnu), al 100% pubblica, si trasformò in società per azioni quotata in Borsa (Iren), mantenendo curiosamente i privilegi del pubblico senza sottostare ai paletti dei privati.

Così dal vantaggio di ottenere un contratto di gestione dei rifiuti di 10 anni, si passò all'altro vantaggio, quello dell'affidamento diretto per la costruzione del forno, senza che le imprese concorrenti potessero intervenire, impedendo così il risparmio che i cittadini avrebbero ottenuto da una gara pubblica. Iren di fatto si mise i panni di attuatore di interesse pubblico, pur avendo la carta di identità di una impresa privata. Si giocò a nascondino, con maschere intercambiabili a seconda dall'utilità del momento. Il risultato fu una lampante distorsione del mercato, oggi sottolineata dal documento dell'Anti Corruzione.

Vale forse la pena riprodurre alcuni passaggi di questa storia ormai dal sapore quasi epico. Nel 2005 la Provincia approva il piano provinciale rifiuti: si dimentica di considerare soluzioni alternative all'incenerimento, ma indica la dimensione del forno in 65 mila tonnellate di trattamento annuo. Notare che poi l'impianto verrà realizzato doppio, cioè di 130 mila tonnellate. Nel 2006 il consiglio comunale di Parma da il via libera al progetto dell'inceneritore, siglando un accordo con Enia (fusione delle municipalizzate di Parma, Reggio e Piacenza), in cui si fa espresso riferimento all'affidamento del 2004, tralasciando che fosse escluso lo smaltimento. Nessuno eccepì a questa madornale forzatura. E l'accordo sottoscritto è machiavellismo allo stato puro: Enia è considerata“società a capitale pubblico” a pagina 3, mentre a pagina 6 diventa privata: “Enia Spa è soggetto privato, qualificato”.

Nel 2007 Enia affida, senza gara, la progettazione a Politecnica, che però indica sul proprio sito che il cliente è Hera, la multiutility bolognese, teoricamente concorrente di Enia. Nel 2008 la conferenza dei servizi della Provincia di Parma autorizza la costruzione dell'inceneritore, consegnando a Enia l'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, con 56 prescrizioni, tra cui: il fascinoso “boschetto mangiapolvere”; l'obbligo di allacciare il teleriscaldamento prima dell'avvio; 20 mila caldaie da collegare all'accensione del camino. Tutte prescrizioni disattese. Il cantiere di Ugozzolo viene inaugurato il 28 settembre 2009. La costruzione del forno è stato un infinito libro giallo con ripetuti colpi di scena. Nel frattempo, nel 2010, Enia si fonde con Iride e diventa Iren. Il comune di Parma sospende nel 2011 il cantiere, quando si accorge che manca il titolo edilizio. Il Tar dà però ragione a Iren. Il commissario Ciclosi “si scorda” di appellarsi al Consiglio di Stato e la decisione del Tar diventa definitiva.

Nel luglio del 2012 la procura di Parma chiede il sequestro del cantiere per abuso edilizio e abuso d'ufficio, iscrivendo 13 persone nel registro degli indagati. In settembre vengono sequestrati i beni di un indagato sospettando che fondi di Iren siano arrivati nel portafoglio privato del dirigente per “dare una mano” all'iter. Il cantiere intanto prosegue ad avanzare mentre si scopre che le tariffe non caleranno come promesso, anche a mezzo stampa, a livello della media di Reggio Emilia e Piacenza, ma si manterranno altissime per pagare questo gioiello che nessuno vuole. Le prime prove di accensione, aprile 2013, regalano a Iren un esposto di Arpa in Procura per il superamento dei limiti emissivi.

L'esercizio provvisorio inizia a fine agosto 2013. Ad inizio 2014 l'inceneritore prende definitivamente avvio, ma brucia al 50% delle sue possibilità a causa della raccolta differenziata spinta che il comune di Parma ha adottato in città. Al 70% di Rd il forno non sta acceso. La storia dell'inceneritore è stata costellata di denunce ed esposti: alla procura, all'Antitrust, alla Commissione Europea, alla Guardia di Finanza, alla Vigilanza sui Contratti. Nonostante tutto un filo di fumo irrora generosamente la food valley. A dispetto anche delle migliaia di parmigiani scesi in piazza a manifestare.

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