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Cronaca

Gli occhi di Raffaele Cantone sull'inceneritore: tra convenzioni, rifiuti e oneri di urbanizzazione

La complessa vicenda dell'inceneritore di Parma ha interessato anche le autorità di controllo: Commissione Europea, Antitrust, ora anche Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione. In un documento inviato al Comune, Cantone ripercorre l'iter che ha portato la società municipalizzata a diventare una azienda privata...

Quando fino a due o tre anni fa si lottava contro la costruzione dell'inceneritore non si poteva immaginare che, oltre alla sconfitta per la realizzazione dell'impianto, ci saremmo ritrovati con bollette molto più salate. A poco è servito lo sforzo dell' Amministrazione pentastellata di incrementare la raccolta differenziata dal momento che Iren continua ad applicare costi molto elevati per il conferimento dei rifiuti nell'inceneritore: 189 euro a tonnellata contro i 120 euro di Bologna e gli appena 87 di Ravenna.

Gravano sui parmigiani gli 'oneri concessori' -quelli di urbanizzazione e quelli patrimoniali- dell'inceneritore, contributi che Iren avrebbe dovuto pagare al Comune in cambio del permesso di costruire. Solo recentemente il Comune ha richiesto ad Iren il pagamento degli oneri concessori.

Iren ha fatto ricorso al Tar adducendo una norma per cui si "esclude il pagamento di detto contributo per gli impianti, le attrezzature, le opere pubbliche o di interesse generale realizzate dagli enti istituzionalmente competenti". In attesa del pronunciamento del Tribunale Regionale è da tenere in considerazione quanto previsto per legge: l'opera di pubblica utilità deve assicurare un beneficio alla collettività al fine di alleggerire i costi per i contribuenti, non quello di esonerare i costruttori dai costi di impresa. 

Altro aumento di bolletta sono le opere di mitigazione e compensazione, avvallato dalla giunta provinciale di Bernazzoli nel 2008 con una delibera secondo cui "il costo delle opere di mitigazione inciderà sulla determinazione della tariffa dei rifiuti solidi urbani". Tale costo "in modo davvero incomprensibile -commenta l'attuale giunta comunale- è stato posto a carico dei cittadini mediante imputazione della tariffa".

Queste alcune delle osservazioni che, insieme al problema insoluto della gara di appalto, ad oggi mai effettuata, sono state sottoposte dai legali No inceneritore, gli avvocati Allegri e De Angelis, all'attenzione dell' Autorità Nazionale Anticorruzione. Il presidente dell' anticorruzione Raffaele Cantone ha stilato una documentazione approfondita sulle presunte inadempienze amministrative di Iren, dalle sue origini quando ancora era una municipalizzata Amps ad oggi privatizzata Iren. 

Quale inadempienze ha riscontrato l'autorità anticorruzione? Tutto parte da una ambiguità di fondo che ha visto Iren assorbire la municipalizzata Amps e con essa i relativi incarichi stipulati da una convenzione con l'agenzia territoriale Ato2. Era il 2004, la giunta al comando ducale era quella di Ubaldi e la convenzione tra la municipalizzata Amps e l'agenzia territoriale Ato2 riguardava i servizi inerenti il ciclo rifiuti  "spazzamento e lavaggio strade ed aree pubbliche, raccolta e trasporto rifiuti e operazioni di pretrattamento e avvio al recupero".

L'azienda municipalizzata Amps negli anni si è privatizza divenendo una società, prima Enìa poi Iren, quotata in borsa nel 2007 ma con capitale pubblico, di cui il Comune di Parma deteneva il 23% delle quote. In questo modo, afferma l'autorità anticorruzione, l'azienda Iren "ha goduto contemporaneamente dei vantaggi del pubblico e del privato: in quanto pubblico ha ritenuto di non dover corrispondere gli oneri del permesso di costruire, in quanto privato ritiene che tutte le opere di cui al PAI (il piano ambientale integrato che include l'inceneritore ndr) siano di sua proprietà". Analoga ambiguità ha permesso ad Iren di eludere -fino ad ora- la gara di appalto per la costruzione dell'inceneritore e la gestione dei servizi di recupero rifiuti.

Infatti se da una parte la convenzione del 2004 tra Amps e Ato2 esclude lo smaltimento e il recupero/riciclaggio dei rifiuti tuttavia dall'altra nel 2006 Enìa (ora Iren) stila un accordo con il Comune, come continuazione della precedente convenzione, proprio per la costruzione dell'inceneritore e godere così dei benefici acquisiti.

Questo passaggio crea "un' interpretazione estensiva" -giudizio attribuitole dallo stesso Cantone- della convenzione tra i due soggetti al fine di includere ciò che di fatto prima era specificamente escluso: le attività di smaltimento e di recupero-riciclaggio. E' innegabile contraddizione che l'inceneritore -di fatto impianto di recupero dei rifiuti- proprio per la sua funzione di bruciarli, li trasforma in energia quindi in un bene economico soggetto a libera gara di appalto.

L'accordo contiene la localizzazione delle opere tecnologiche (inceneritore) quali "opere di pubblica utilità", operazione da effettuarsi attraverso "procedimenti anche forzosi di acquisizione dell'area (…) modifica di destinazione d'uso dell'area medesima da area agricola produttiva ad area destinata ad attrezzature tecnologiche". 

A base dell'accordo è l'assunto sottoscritto da Iren "che la convenzione privilegiasse lo smaltimento in strutture preferibilmente di proprietà Amps". Tale asserzione è commentata da Cantone come "non veritiera" in quanto, "il gestore è obbligato a garantire il servizio con proprie idonee strutture o mediante conferimento a terzi autorizzati" quindi non a privilegiare e preferire le proprie.

Ma l'Anticorruzione non è stata l'unica autorità ad evidenziare discrasie. Già nel 2011 la Commissione Europea aveva messo in mora il Governo italiano per "l'affidamento diretto da parte del Comune di Parma dei lavori di costruzione a Iren". 

Qualche mese dopo anche l'ente di controllo Antitrust segnalava la stessa presunta violazione di libera concorrenza. A cavallo delle due segnalazioni il sindaco Vignali ha emesso un' ordinanza di sospensione dei lavori per sospetto abuso edilizio in quanto "non risulta che l'intervento (…) sia un' opera pubblica (…) bensì trattasi di un intervento di interesse pubblico, realizzato da soggetto privato su area privata". 

Iren per la suddetta decisione si è appellata al Tar che ha accolto il ricorso in quanto le era stato dato il permesso di costruire in sede di Conferenza dei Servizi, sede a cui partecipano i vari Enti tra cui lo stesso Comune. Annullata la sospensione dei lavori il cantiere riparte. 

Ad inceneritore costruito ed impianto in funzione, nel 2014 la Provincia, preso atto del fatto che vengono smaltiti anche rifiuti provenienti da fuori territorio, -attività vietata dal regolamento - diffida Iren a proseguire. Anche questa volta Iren ricorre al Tar che respinge la sua istanza. Ma il decreto legge 'Sblocca Italia' approvato dal governo Renzi cambierà definitivamente le carte in tavola, permetterà alle altre regioni di conferire i propri rifiuti nell' inceneritore di Parma. 

Altra criticità segnalata da tutti gli enti competenti: Antitrust, Commissione Europea, Autorità Nazionale Anticorruzione è la scadenza della convenzione tra Comune e Iren fissata nel dicembre 2014. A cinque mesi da tale scadenza la gara di appalto non è ancora stata indetta. Iren si trova di fatto a gestire il servizio rifiuti con un' ulteriore proroga di convenzione. 

Inoltre il fatto che detenga la proprietà completa dell'inceneritore la troverà sempre in una posizione di vantaggio rispetto a qualsiasi altra società si proporrà in gara per la gestione del servizio. Dulcis in fundo la società Iren Rinnovabili ha recentemente acquisito le quote di maggioranza di Studio Alfa, società incaricata di svolgere i monitoraggi -e non i controlli, affidati ad Arpa- sulle emissioni dell'inceneritore. Ma l'Arpa ha chiarito la vicenda: "Nessun conflitto di interessi sui controlli".  

NOTA DI ARPA SULLO STUDIO ALFA- "In merito alle notizie pubblicate sui media relative alle dichiarazioni del consigliere regionale Gian Luca Sassi sull'inceneritore di Parma, Arpa Emilia-Romagna intende precisare che nessun controllo o analisi è stata mai commissionata da Arpa alla ditta Studio Alfa di Reggio-Emilia. Lo Studio Alfa di Reggio-Emilia non può quindi in alcun modo essere legato all'attività di Arpa sul Termovalorizzatore del Polo Integrato Ambientale di Parma, né su alcun altro impianto ubicato nella provincia di Parma. Arpa effettua i controlli sulle emissioni dell'impianto in oggetto e le indagini previste dalla normativa vigente e nell'Autorizzazione Integrata Ambientale utilizzando esclusivamente i suoi tecnici e la strumentazione in suo possesso. In relazione a quanto menzionato dal consigliere Sassi, ci preme evidenziare che l'Autorizzazione prevede che "i referti analitici... dovranno essere redatti da soggetto o laboratorio abilitato all'esercizio", senza ulteriori vincoli.

Durante i controlli svolti dallo Studio Alfa, Arpa ha come di consueto provveduto a fare un apposito sopralluogo, rilevando che le attività di verifica previste erano effettuate secondo la norma UNI EN 14181:2005 richiesta dalla legislazione per questo tipo di verifiche; apposita comunicazione in merito è stata inviata alla Provincia di Parma e per conoscenza al Comune e alla Azienda Usl di Parma. Arpa quindi svolge e continuerà a svolgere la sua attività in modo autonomo e indipendente secondo quanto previsto per l'impianto in oggetto dalla normativa vigente e dalla Provincia di Parma, ente competente in materia, cui sono demandate eventuali modifiche dell'autorizzazione attualmente in essere.

Altra cosa è l’incarico affidato alla società Studio Alfa dal gestore del termovalorizzatore di Parma, ovvero IREN Ambiente SpA, che riguarda invece l’attività di monitoraggio dell’impianto finalizzata esclusivamente a garantire un duplice obiettivo: 1)     il rispetto dei parametri di legge per quanto riguarda le emissioni in atmosfera; 2)     il buon funzionamento del termovalorizzatore, la cui efficienza incide giocoforza sui parametri di cui al punto che precede. Tale compito è per il gestore prescritto con assoluta precisione dal “Piano di monitoraggio e controllo dell’impianto” contenuto nell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) deliberata dalla Giunta provinciale nel 2008 (DGR n. 938 del 15/10/2008) che, al Punto D.3 (da pag. 115 a pag. 123), elenca con inequivocabile chiarezza tipologia e periodicità delle misurazioni da effettuare ma, soprattutto, individua il soggetto responsabile dei controlli in questione. In base all’Autorizzazione della Provincia, il gestore: - deve attuare il presente Piano di Monitoraggio e Controllo quale parte fondamentale della presente autorizzazione, rispettando frequenza, tipologia e modalità dei diversi parametri da controllare e secondo quanto riportato e definito in Allegato II “MonitoRem”; - è tenuto a mantenere in efficienza i sistemi di misura relativi al presente Piano di Monitoraggio e Controllo, provvedendo periodicamente alla loro manutenzione e alla loro riparazione nel più breve tempo possibile.
 
In buona sostanza, al gestore del Termovalorizzatore di Parma (IREN Ambiente) compete necessariamente la scelta dei propri consulenti tecnici, ricaduta in questo caso su Studio Alfa per la sua consolidata affidabilità tecnico-scientifica. In nessun modo tali verifiche condizionano - e/o tanto meno sostituiscono - quelle eseguite dall’Autorità pubblica (ARPA) incaricata di rilevare e stabilire le rispondenze di quanto avviene presso l’impianto del PAIP di Ugozzolo ai parametri di legge. Infatti, come ribadito dall’Agenzia regionale stessa, “Arpa effettua i controlli sulle emissioni dell'impianto in oggetto e le indagini previste dalla normativa vigente e nell'Autorizzazione Integrata Ambientale utilizzando esclusivamente i suoi tecnici e la strumentazione in suo possesso”.

Nel frattempo l'amministrazione comunale ha richiesto gli oneri di urbanizzazione e l'agenzia regionale Atesir sta preparando la gara di appalto che vedrà la luce non prima del 2016

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