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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Danneggiate le sagome della Liberazione. "Adottale e proteggerete la memoria della città"

Danneggiate le sagome della mostra 10 volti per la Liberazione nella notte tra il 26 e il 27 aprile. Ma la città antifascista ha reagito: i cittadini cercano di riparare i volti dei partigiani

"Potrebbe essere stato un atto di vandalismo, di incuria o un segnale politico. Quello che è certo è che c'è un degrado progressivo della storia rispetto al valore della Resistenza e dell'Antifascismo". Così il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ha commentato la decapitazione della sagoma di "Nullo", Domenico Tomasicchio - uno dei "10 volti per la Liberazione" scelti dal Comune per ricordare la Resistenza in alcuni luoghi simbolo della città.

AGGIORNAMENTI. Dopo l'episodio denunciato ieri anche dal sindaco Federico Pizzarotti, oggi un'altra sagoma della mostra '10 volti per la Liberazione' è stata oggetto a Parma di un grave atto vandalico. Come successo l'altro ieri alla sagoma che rappresentava il partigiano Domenico Tomasicchio, la scorsa notte ignoti hanno decapitato in un vicolo dell'Oltretorrente la sagoma che rappresenta Laura Polizzi, la partigiana 'Mirka'. A denunciare il nuovo atto vandalico il Centro Studi Movimenti. "Un nuovo atto di disprezzo - si legge nella nota dell'associazione - Ci sentiamo di lanciare un appello alle istituzioni, alle forze politiche, ai movimenti antifascisti e a tutti i cittadini democratici: è necessario rilanciare una politica della memoria che segni le piazze e le strade delle città, che le riconquisti al reciproco rispetto e tenti di contrastare una deriva rischiosa per la convivenza di tutti noi".

Dopo la sparizione della sagoma di "Livia" - Maria Zaccarini - in piazzale Corridoni, il danneggiamento di quella di "Gianni" - Eugenio Copelli - in Ghiaia, è toccato anche a "Nullo" in via Cavestro. "Non ce lo aspettavamo, ma non lo avevamo nemmeno escluso", commenta l'assessore alla cultura Laura Ferraris, che continua: "Non rimuoveremo le sagome dai punti in cui si trovano, le lasceremo lì anche decapitate. Anzi, chiediamo ai cittadini che lo vogliono di diventare i loro custodi". Infatti - come è successo per la sagoma di "Lidia", Nerina Perla, in piazzale Inzani - i redidenti che lo desiderano possono adottare una delle figure della Resistenza, portandola in casa di notte e rimettendola al suo posto la mattina.

Comunicato del Centro studi movimenti

"Dopo la sparizione di “Livia” da piazzale Corridoni - denuncia il Centro Studi Movimenti- stanotte – tra il 26 e il 27 aprile, è stata imbrattata e decapitata la sagoma di “Nullo”, Domenico Tomasicchio, in strada Cavestro davanti alla sede dell’Università. Negli scantinati di quel palazzo, “Nullo” fu ucciso dai fascisti della Brigata nera nel dicembre 1944, dopo una settimana di sevizie e torture. Ora, probabilmente per un ottuso atto di vandalismo, senza un particolare significato politico, la sua figura è stata nuovamente offesa: un gesto che ci dovrebbe preoccupare profondamente.

Chi l’ha compiuto probabilmente non sa nemmeno chi sia stato Domenico Tomasicchio, non conosce la sua nobile figura di partigiano non sa che in quel lontano 1944, funzionario di Stato quale era e non più in età di leva, avrebbe tranquillamente potuto aspettare che tutto finisse, scegliere di starsene a casa, con sua moglie e il suo piccolo figlio. Chi ha compiuto questo gesto non sa che “Nullo”, invece, scelse da che parte stare, muovendo lui stesso – senza aspettare altri – i propri passi verso la libertà e al prezzo della sua stessa vita.

Questo gesto, dunque, è il segno evidente della perdita di memoria e idealità collettiva che le nuove generazioni, e con loro la società nel suo complesso, hanno subito negli ultimi decenni. È il segno dell’autolesionismo culturale e identitario cui siamo costretti da un onnipotente ed edonistico presente, un tempo volgare che troppo spesso crede di poter fare a meno di pensiero, conoscenza e riflessione critica.
Eppure, per coloro che tenacemente e controcorrente si pongono il problema di ricostruire relazioni sociali e scambi culturali fondati anche sulla conoscenza del passato, sulle sue interpretazioni e riletture, sulle sue possibili indicazioni per un presente meno misero e umiliante, quel gesto è una sfida da non evadere. Una sfida da affrontare di petto.

Sapevamo che una mostra come 10 volti per la Liberazione, all’aperto, senza protezione, con installazioni ben visibili nelle strade e piazze della città, avrebbe potuto sollevare problemi e gesti di questo tipo. Eppure non si può pensare di diffondere i valori e la memoria dell’antifascismo e della Resistenza solo nei circuiti culturali o negli ambienti politici già sensibilizzati a quei valori e a quella memoria. La politica della memoria antifascista deve, oggi più che mai, scendere nel campo vivo e reale della battaglia delle idee, deve uscire nelle strade della città e riconquistarle, sottraendole al qualunquismo, al vandalismo, al fascismo. Si tratta di una lotta di civiltà. Una lotta che ha bisogno del sostegno di tutti".

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