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Cronaca

Legalizzazione cannabis, Pizzarotti contro la Gazzetta: 'Stravolge il mio messaggio'

Il primo cittadino: "Dopo che vi sarete documenti, ed essendo giornalisti "dovreste" averlo fatto, visto che tra i firmatari ci sono anche i parlamentari Maestri e Romanini, aspetto il titolo e le paginone anche per loro"

Pizzarotti è il primo sindaco in Italia ad aver firmato per la Legge di iniziativa popolare per la liberalizzazione della cannabis. L'episodio, che potrebbe sancire un passaggio storico ha suscitato polemiche in città e il principale quotidiano cittadino ha preso posizione contro il primo cittadino e la sua firma. Pizzarotti risponde tramite Facebook. 

IL POST DI PIZZAROTTI - Ecco la correttezza della Gazzetta di Parma che per rafforzare la "sua" opinione stravolge il mio messaggio e mi mette in bocca parole stereotipate. Ma andiamo con ordine. Come alcuni di voi avranno letto, ieri ho firmato l’iniziativa di legge popolare per la legalizzazione della cannabis. Questa proposta va a sostenere un’altra proposta di legge già depositata in Parlamento con ben 240 firmatari. Una buona politica si basa non su supposizioni, su stereotipi spesso retrogradi o bigotti, ma su dati, su esperienze di successo. Larga parte del mondo occidentale ha già intrapreso da tempo un percorso di legalizzazione e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Perfino negli Stati Uniti, spesso più conservatori rispetto all’Europa, si è scelta questa strada.

Il National Institute of Drugs Abuse ha monitorato gli effetti della legalizzazione della cannabis e i risultati sono straordinari. In Colorado, il primo Stato ad aver legalizzato, in soli 2 anni i consumatori sono calati del 11,5%. Questa tendenza è seguita in tutti gli altri stati che hanno scelto la via della legalizzazione. Ma veniamo a casa nostra. La Direzione Nazionale Antimafia, nella sua ultima relazione annuale, parla di “totale fallimento dell’azione represssiva”. Salendo di livello, Kofi Annan, già Segretario delle Nazioni Unite sostiene che “La guerra alle droghe ha fallito dovunque nel mondo”.

E allora vorrei dire al direttore Brambilla, che anche se con quel titolo lascia intendere che il mio sostegno alla legge sia un sostegno al consumo, i fatti dicono che legalizzare è l’unico strumento con il quale, dati alla mano, si può gestire il fenomeno, arginare l’abuso e anzi, diminuire il numero dei consumatori e togliere la produzione e distribuzione alla criminalità. Concludo aggiungendo che se ritiene che il mio appoggio sia un incentivo al consumo, vale lo stesso per tutti i parlamentari dei vari schieramenti che hanno sottoscritto la legge, oltre alla maggioranza degli americani che sostengono di essere favorevoli avendo visto come gli effetti siano positivi. Sono tutti "sfattoni"?

Arrestiamo tutti i consumatori? Perché anche la dose personale sarebbe fuori legge secondo loro. Quando usciranno dal carcere saranno migliori? Avranno" imparato la lezione" che il sistema vuole imporre? Vogliamo migliorare la sicurezza? Vogliamo togliere lo spaccio dalla strada? Normare la produzione, vendita e consumo lo farebbe. Io non ho mai usato nessuna droga, ma difenderò sempre una battaglia per la civiltà di un consumo consapevole e per fare uscire questo commercio dal sommerso. Chi nasconde la testa sotto convenzioni fuori dal tempo non tutela la nostra comunità, ma solo il suo pensiero. Ps. E dopo che vi sarete documenti, ed essendo giornalisti "dovreste" averlo fatto, visto che tra i firmatari ci sono anche i parlamentari Maestri e Romanini, aspetto il titolo e le paginone anche per loro.

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