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Cronaca

Mensa universitaria, l'Udu risponde all'inserto della Gazzetta di Parma

L'Unione degli Universitari: "Crediamo che per fare un'inchiesta la questione debba essere approfondita e non solo trattata marginalmente con qualche intervista e per sentito dire. Infatti varie sono le inesatezze che caratterizzano questo articolo"

Il comunicato dell'Udu:

"L'Unione degli Universitari non può esimersi dal commentare l'”inchiesta” uscita nell'inserto della Gazzetta di Parma (Parma giorno e notte): Ci vediamo in mensa.

Crediamo che per fare un'inchiesta la questione debba essere approfondita e non solo trattata marginalmente con qualche intervista e per sentito dire. Infatti varie sono le inesatezze che caratterizzano questo articolo, al quale vogliamo rispondere con la forza di chi questa università la vive tutti i giorni ed è in contatto quotidianamente con gli studenti che rappresenta.

Il primo aspetto da chiarire è che la mensa, per essere un punto di ritrovo, deve offrire dei prezzi adeguati. Siamo noi i primi a usare la mensa come luogo dove incontrare gli studenti per discutere della situazione dell'università o per parlare dei problemi delle varie facoltà, ma perchè questo avvenga devono esserci dei prezzi tali che la portino a non essere una mensa per pochi privilegiati ma aperta a tutti, senza distinzioni di reddito, e questo si può ottenere solamente con un abbassamento dei prezzi (ricordiamo che in altre città la mensa a parità di qualità costa dai 2 ai 4 euro, mentre a Parma il costo si aggira sui 9€).

Il secondo è che la protesta, come sottolineato dai nostri precedenti comunicati, è rivolta verso Er.go e Camst e non certamente verso il personale, che riteniamo disponibilissmo. Anzi, in questa situazione precaria, i lavoratori devono essere tutelati per evitare ritorsioni in conseguenza al calo dei coperti. Non devono essere sempre gli ultimi a rimetterci.

Intendiamo anche sottolineare come alcuni conti fatti dalla Gazzetta siano totalmente inesatti, infatti un pasto full rinunciando alla frutta (quindi primo, secondo, contorno, pane e bevanda) viene a costare 7,85 euro e non 6,90 come scritto e i nuovi menù proposti portano un risparmio che varia fra i 15 e gli 60 centesimi, elemosina in confronto agli aumenti del 2 novembre che spaziano fra i 2 e i 3 euro.

Per concludere vogliamo sottolineare che, mentre in via d'Azeglio c'è una vasta platea di esercizi commerciali che possono parzialmente coprire le mancanze della mensa (dagli alimentari, alle tavole calde, ai kebab); al campus invece la Camst si trova in una posizione di monopolio, non essendoci alternative, la quale grava fortemente sugli studenti, che nella breve pausa che hanno difficilmente riescono a recarsi al supermercato o in via Langhirano.

Chiediamo quindi, con forza, un abbassamento dei prezzi, affinchè la mensa rimanga un luogo dove il diritto allo studio venga rispettato, permettendo a tutti, compresi gli studenti con un reddito basso, di mangiare decentemente, senza dover costringere a scegliere fra un primo e un secondo per risparmiare e arrivare a fine mese".
 

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