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Cronaca Oltretorrente / Via Massimo D'Azeglio

Ospedale Vecchio, i comitati: “Dalla Pizzarotti ci aspettavamo un grazie”

"Siamo un po' sorpresi dalle dichiarazioni successive alla sentenza che ha visto assolti tutti gli imputati. Siamo stati dipinti, in pratica, come isolati nemici del progresso! Ma le cose sono andate davvero così?" - Il 17 dicembre presidio insieme ai No Tibre

"La mobilitazione contro il project-financing e le sue possibili ricadute sull'Ospedale Vecchio ha visto ben più di qualche cittadino scontento. Inizia così il documento dell'Ambulatorio dell'Ospedale Vecchio e del Comitato Leggere tra le ruspe dopo la sentenza di assoluzione per gli imputati nel processo per il project financing dell'Ospedale Vecchio. L'elenco di oppositori, tra associazioni, partiti, cittadini, intellettuali che hanno avuto modo di pronunciarsi pubblicamente in questo senso sfiora il numero di diecimila. Cinque ex-sindaci: Baldassi, Colla, Cremonini, Gherri, Lavagetto, centinaia di intellettuali del calibro di Jacques Le Goff, Charles Dempsey, Giorgio Chittolini, Franco della Peruta, Massimo Firpo, Almudena Perez de Tudela, Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Davide Gasparotto. A Parma Daniela Romagnoli, Roberto Greci, Marzio Dall'Acqua, Leonardo Farinelli... Le opposizioni in Consiglio Comunale, diversi Deputati e Senatori, i lavoratori dell'Archivio di Stato, centinaia di utenti della Biblioteca Civica. E ancora: i numerosi comitati, gli stessi che erano sotto i Portici del Grano a manifestare contro la Giunta Vignali, le migliaia di firmatari del Censimento FAI 2012, gli Oltretorrentini riuniti in assemblea di quartiere nello stesso anno.

Amici insospettabili e altri problemi: un albergo che era morto prima di nascere. Ma anche altri soggetti esprimevano dubbi sulle funzioni da inserire nel monumento. Ad esempio lo stesso Sindaco Pietro Vignali e il suo Assessore Aiello, in tempi non sospetti (estate 2011, cioè prima dell'azione della Procura) si chiedevano se esistessero soluzioni alternative all'albergo. Perché? Un rappresentante degli albergatori aveva espresso perplessità sulla sostenibilità del progetto già nel giugno 2010, ben prima che poco distante dall'Ospedale Vecchio sorgesse l'Hotel Pacchiosi. Il tasso di occupazione stanze in città era a una soglia critica. Il famoso “Albergo Miramuro”. Altre perplessità suscitava la crescita del “mostro di via Kennedy” a ridosso della biblioteca. Il futuro albergo non avrebbe offerto agli ospiti la vista sui grandi alberi del parco ducale, ma sul prefabbricato alto oltre 11 metri che coronava un parcheggio sotterraneo di tre piani (poi ridotti a due per limitare i danni alla struttura antica). Eppure la ditta proprietaria, la GESPAR, ha tra i soggetti promotori la stessa Pizzarotti.
Persino Elvio Ubaldi nel febbraio 2012 ebbe a esprimersi contro l'ultima ipotesi progettuale (le altre non avevano trovato fortuna, tra una bocciatura e l'altra).
Insomma: questo benedetto albergo aveva allora molti più soggetti contrari di quanto si pensasse. Noi del comitato Leggere tra le ruspe, che siamo nati respirando le polveri del cantiere del “mostro di via Kennedy”, lo eravamo convintamente, senza immaginare di avere insospettabili alleati. Per questo, invece di essere accusati di mentalità retrograda, da parte dell'impresa ci aspetteremmo almeno un grazie per aver contribuito assieme a tante persone a far emergere le enormi contraddizioni che fatalmente una procedura di project-financing comporta, se applicata a un complesso monumentale sottoposto ai massimi vincoli. L'Ospedale Vecchio non è una piscina, non è una metropolitana, non è un ponte coperto e non è un'autostrada. Il Codice Urbani è ancora vigente, e l'Ospedale Vecchio è ancora sottoposto a vincoli NAZIONALI che comportano il suo utilizzo per funzioni confacenti, e il suo restauro deve avvenire “nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’edificio, ne consentano la conservazione, valorizzandone i caratteri e rendendone possibile un uso adeguato alle caratteristiche intrinseche” (Legge 1089, 1939). Fondi disponibili: per quanto la presente amministrazione sia criticabile sotto parecchi punti di vista, ha potuto ricevere dal 2013 al 2016 finanziamenti pubblici (UE, Emilia Romagna) per oltre due milioni e mezzo di euro, per la manutenzione e il restauro di parte dell'immobile. Ci chiediamo cosa avrebbe potuto ottenere, mentre centinaia di milioni di euro piovevano su Parma ai tempi del governo Berlusconi, un Elvio Ubaldi meno motivato nel privatizzare il monumento simbolo dell'Oltretorrente. Sappiamo solo che richieste di fondi pubblici non furono fatte. Se la Casa della Musica ha ricevuto nel 2011 quasi 500.000 € attraverso l’8 per mille, è lecito supporre che oltre due milioni si potrebbero raccogliere con questa fonte. Non risulta siano stati fatti appelli al mecenatismo, come nella vicina Cavriago (quasi centomila euro l'anno da società locali, iscritte all'albo d'oro della locale biblioteca pubblica), né a sottoscrizioni pubbliche. Criterio di azione: è quasi banale chiedere che le future procedure siano svolte per garantire maggiore certezza su tempi e costi, razionalità nelle funzioni, partecipazione popolare e consapevolezza storica di un monumento tanto amato, uno dei pochi esempi mondiali di struttura ospedaliera rinascimentale. Pur disapprovando molti aspetti della presente fase progettuale, dall'abitudine di voler traslocare enti culturali a casaccio (Castello dei Burattini, Centro Cinema) alla mancanza di ascolto delle esigenze della popolazione (un nuovo bar interno alla Biblioteca Civica, decisamente sovradimensionato), il ritorno a destinazioni interamente pubbliche e a indagini conoscitive di carattere scientifico è un risultato concreto, per quanto fragile, che va tenuto a mente dai futuri amministratori.

Il ripristino progressivo dell'immobile è fattibile, nonostante i danni causati dalla quindicina di anni in cui è stata sospesa la manutenzione ordinaria: se fosse stata eseguita, oggi dovremmo spendere molto meno. Per questa cosa noi sappiamo bene chi dobbiamo ringraziare.
Per proseguire e rilanciare questa lotta civile, assieme ai gruppi No Ti-Bre che si oppongono alla devastante costruzione del primo lotto dell’autostrada Tirreno Brennero, a opera della stessa impresa Pizzarotti, torneremo sotto i portici di via D’Azeglio sabato 17 dicembre". 

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