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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Profughi, in 3700 dal nord Africa all'Emilia. L'opinione dei parmigiani

Il sindaco ha dichiarato che a Parma si possono ospitare solo 25 persone. Intanto la gente si divide, tra quelli del "ne abbiamo già troppi" e i "ci siamo dimenticati di quando eravamo noi a emigrare"

Ogni provincia dell'Emilia-Romagna accoglierà i profughi e gli immigrati del nord Africa. E' la decisione presa dalla cabina di regia regionale, alla quale, con Regione e Protezione civile, partecipano anche Comuni e Province. Il territorio si preparera' ad accogliere 3.700 persone: di questi 1.500 nella prima fase, che potrebbero gia' arrivare nel giro di una settimana e che saranno alloggiati in ogni provincia. Saranno individuate strutture che accoglieranno piccoli gruppi.

A Parma, tra la gente comune, emergono visioni contrastanti in merito, ma viene a galla una sorta di timore, non sempre ben definito, sull'eventuale arrivo di migranti. In occasione di una conferenza stampa, il Primo Cittadino aveva sostenuto come fosse possibile ospitare venticinque persone, accogliendole nella struttura del Cornocchio, ribadendo un  no all'eventualità tendopoli, per non minare sicurezza e integrazione e garantire una permanenza dignitosa ai rifugiati.

"Ne abbiam già tanti qui di stranieri, non per essere razzista, ma la città non è grande, già ci sono problemi con quelli che abbiamo, tra liti, e altre cose che si sentono ogni giorno!", afferma una signora. "Secondo me bisognerebbe trovare il modo di aiutarli, ma facendoli stare a casa loro! Dobbiamo pagare noi, con la crisi che c'è, perchè questa gente decide di invaderci?", afferma un anziano abitante dell'Oltretorrente. "Sembra che non sappiamo più cosa vuol dire aiutare. E ci dimentichiamo di quando siamo partiti in massa anche noi". "Quello che non approvo è vedere in tv scene violente, come quando hanno dato fuoco a un edificio. Chiedono aiuto, e va bene, però devono ricordarsi del rispetto", affermano due studenti di Lettere.
Dalle riflessioni emerge come le paure dei più siano legate anche alla sentita mancanza di garanzie reputate sufficienti da parte dell'Europa, in merito a un sostegno reale, per far fronte alla situazione nell'immediato.

Al di là di insicurezze legate a diffidenza o posizioni negazioniste dettate dal "non si tratta di un problema nostro", emerge la necessità di trovare soluzioni non tanto unicamente per identificare luoghi di accoglienza, ma per garantire benessere ai cittadini e fornire solidarietà concreta, eventualmente predisponendo piani per rendere parte attiva e non un pacco, chi è rimasto con niente.
 

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