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Cronaca

Centinaia di persone per 'Bella ciao! La Resistenza nella voce delle donne'

Un corteo festoso e rumoroso di qualche centinaio di persone ha occupato la sera di sabato 22 aprile le vie del centro città, anticipando la festa del 25 aprile con canti e parole di resistenza. La Resistenza delle donne parmensi, raccontata dal Centro studi movimenti con Bella ciao!, una passeggiata a suon di musica per ripercorrere i luoghi del protagonismo femminile tra il 1943 e il 1945.

Accompagnato dalle note della banda Fonc di Milano e dagli allievi del Liceo “A. Bertolucci”, il corteo si è riunito in vicolo Santa Maria, dove le attrici Simona Sacchi, Silvia Settimj e Emma Galante (dirette da Fabrizio Croci) hanno raccontato la storia della famiglia Polizzi, in quegli anni punto di riferimento per la rete antifascista clandestina, e della deportazione di Lina Polizzi e della madre a Ravensbruck.

Nella seconda tappa di borgo Paglia ha invece commosso il racconto della vicenda di Eleuterio Massari ‒ fucilato in piazza Garibaldi il 1° settembre 1944 dopo brutali torture ‒ e di sua moglie Livia Rosset che, sfidando i divieti della Brigata Nera, ha caricato il corpo del marito su un carretto e l’ha riportato a casa, per donargli dignitosa sepoltura. «Un gesto capace di ristabilire il giusto ordine delle cose umane, il valore del rispetto, il limite della brutalità, i confini dell’inaccettabilità».

Poi è stata la volta della piazza del Tribunale, dove protagonista è stata la manifestazione di protesta delle donne contro la fucilazione dei giovani partigiani del distaccamento “Griffith” catturati a Montagnana; protesta che indusse il questore a chiedere direttamente a Mussolini la sospensione di quella pena, per non esasperare ulteriormente la già difficile situazione dell’ordine pubblico.

Al limitare del buio, il corteo ha poi attraversato il centro, via Garibaldi, via Cavour, borgo del Parmigianino, per giungere in piazzale San Francesco, di fronte all’ex carcere in cui, nell’ottobre 1941, vennero rinchiuse le donne che, in via Imbriani e ai capannoni di via Venezia, assalirono il furgone della Barilla carico di pane, protestando contro la fame e la guerra.

In via Corso Corsi abitava invece la staffetta Cecilia Soncini che, in sella alla sua bicicletta, percorse kilometri e kilometri su e giù dalla montagna, per portare ordini, messaggi, armi e viveri alle formazioni partigiane.

Infine, la manifestazione si è conclusa in piazza Garibaldi, ricordando la sfilata del 9 maggio 1945, la gioia per la fine della guerra e del fascismo, l’entusiasmo delle tante donne che avevano partecipato alla lotta partigiana ma anche il ritorno a casa e all’obbedienza cui molte di loro furono costrette poco dopo. Bella ciao! Si è dunque conclusa riflettendo sul difficile cammino delle donne nella democrazia italiana, seguito alla lotta partigiana e passato attraverso il 2 giugno 1946, la parità salariale, il diritto di famiglia, il divorzio, il diritto a decidere sul proprio corpo, il diritto all’interruzione della gravidanza… «Un cammino lungo che tuttavia non si è ancora concluso».

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