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Cronaca

Tangentopoli parmigiana, Mangiarotti vuota il sacco. Secretato Lupacchini

L'imprenditore ha raccontato agli investigatori il suo ruolo all'interno del sistema di fatture false o gonfiate con il quale gli 11 riuscivano ad assegnare appalti per la manutenzione del verde e delle strade

L'imprenditore del verde Norberto Mangiarotti, arrestato il 24 giugno dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta sulle 'mazzette del verde' che ha portato a undici arresti tra cui dirigenti comunali e il capo della polizia municipale, è comparso questa mattina negli uffici della Procura per essere nuovamente interrogato dagli inquirenti.

Si tratta del secondo interrogatorio in pochi giorni: Mangiarotti, infatti, è stato già sentito per circa cinque ore lunedì scorso. Secondo indiscrezioni, l'imprenditore avrebbe 'vuotato il sacco' e raccontato agli investigatori il suo ruolo all'interno del sistema di fatture false o gonfiate attraverso il quale gli 11 arrestati riuscivano ad assegnare appalti per la manutenzione del verde e delle strade a un prezzo esorbitante. Il suo avvocato, Sandro Milani, ha spiegato ai cronisti, che lo attendevano all'ingresso della Procura, che il suo cliente "non sta collaborando con gli inquirenti ma sta rispondendo alle loro domande". Il legale ha aggiunto che a breve sarà presentata istanza di custodia cautelare ai domiciliari; Mangiarotti attualmente è detenuto nel carcere di Piacenza.

E' stato invece interrogato ieri Giuseppe Romeo Lupacchini, l'investigatore privato finito in manette per aver acquistato dal comandante della Municipale Giovanni Maria Jacobazzi (che si é dimesso dopo l'arresto) informazioni riservate che quest' ultimo si era procurato da militari dell'Arma che avevano accesso al sistema informatico del ministero dell'Interno. Il legale di Lupacchini, avv.Tiziana Bettega, ha sostenuto che il suo cliente si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma fonti vicine agli inquirenti sostengono che l'uomo abbia invece parlato. L'interrogatorio, infatti, sarebbe stato secretato, così come sono stati secretati gli interrogatori di Mangiarotti e di Gianluca Facini, altro imprenditore del verde coinvolto nell'inchiesta, sentito martedì nel carcere di Forlì.

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