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Cronaca

Nomine al Teatro Regio, Dall'Olio e Lavagetto: "Così si rimuove il principio di trasparenza"

Nomine della nuova direttrice generale Anna Maria Leo e della consulente Barbara Minghetti. Gli esponenti del Pd: "I 26 candidati ammessi al bando di selezione e i 7 selezionati dalla Commissione avevano curriculum ben più rilevanti e attinenti al ruolo"

Teatro Regio Parma: nomine della nuova direttrice generale Anna Maria Leo e della consulente Barbara Minghetti. Dopo le polemiche di Giorgio Pagliari, parlamentare del Pd e di Giuseppe Pellacini, consigliere di minoranza in Consiglio Comunale riferiamo della presa di posizione di Nicola Dall'Olio, capogruppo Pd e di Lorenzi Lavagetto, segretario cittadino del Pd. 

"La vicenda della (doppia) nomina del direttore del Teatro Regio dimostra -si legge in una nota- per l'ennesima volta, quanto l'amministrazione Pizzarotti operi in maniera improvvisata, senza disegno preciso, rinnegando sistematicamente i proclamati principi di trasparenza e partecipazione. Dopo avere indetto un bando di selezione in settembre, aver sconfessato l'operato di una qualificata commissione, secretato verbali del Cda della Fondazione Teatro Regio e infine annullato il bando stesso senza alcuna motivazione, ecco che Pizzarotti e la Ferraris annunciano la nomina di due persone al posto di una: il direttore generale Anna Maria Meo e il "consulente di sviluppo" Barbara Minghetti.

Noi auguriamo buon lavoro a entrambe e auspichiamo che siano all'altezza del difficile compito di rilanciare la più importante istituzione culturale della città. Ma non possiamo non evidenziare che il curriculum del nuovo direttore, attualmente amministratrice di una società che organizza viaggi culturali in Italia, non riporta alcuna esperienza direttiva di teatri d'opera né nazionali, né tanto meno internazionali. I 26 candidati ammessi al bando di selezione e i 7 selezionati dalla Commissione avevano curriculum ben più rilevanti e attinenti al ruolo. Eppure nessuno di questi è stato ritenuto idoneo da Pizzarotti e dall'assessore Ferraris e si è preferito annullare l'intero bando per nominare una persona certamente degnissima, ma con qualifiche ed esperienze specifiche nel campo teatrale altrettanto certamente inferiori. Perché? E perché affiancarle un'altra persona, di maggiore esperienza direttiva e artistica, con un contratto di consulenza? Non si doveva badare anche alla riduzione dei costi?

Ma l'aspetto più grave non sta solo nei curricula, un altro dei cavalli di battaglia 5 stelle disattesi da Pizzarotti. Sta nella totale assenza di progetto. Il bando pubblicato in settembre dalla Fondazione Teatro Regio doveva servire per selezionare, insieme al direttore, un progetto triennale di produzione artistico culturale (punto 8). Quello stesso progetto che il direttore di nuova nomina avrebbe dovuto poi sottoporre al Ministero per accedere ai fondi per lo spettacolo. Come possono le due nuove nominate elaborare quel progetto in tempo utile, considerato che la scadenza per la presentazione al Ministero è il 31 gennaio? Chi lo ha elaborato al posto loro? Pizzarotti ha dichiarato che il progetto è stato cambiato (da chi?) e che verrà presentato in un successivo incontro. E' evidente quindi che il nuovo direttore e il consulente dovranno portare avanti un progetto elaborato da altri che rimangono nell'ombra. E' questa la trasparenza promessa alla città? E' in questo modo che si intende rilanciare il Teatro Regio?

Al momento delle dimissioni del precedente Sovraintendente la assessore Ferarris aveva dichiarato che il principale problema del Teatro Regio era la carenza di nuovi soci. Non ci sembra che la contraddittoria gestione delle nomine, tutta svoltasi nelle stanze comunali, invoglierà nuove realtà; vedremo. In ogni caso ci pare che il confuso procedimento cui abbiamo assistito prosegua nell'opera di smantellamento di realtà importanti della città, smantellamento che va dal Teatro principale ai servizi essenziali quali quelli di assistenza ai disabili o quelli educativi, di cui leggiamo in questi giorni. Ci domandiamo quindi se alla fine dell'amministrazione Pizzarotti resterà qualcosa di una città che primeggiava nella cultura, nell'accoglienza e nella solidarietà".

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