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Cronaca

Telecamere, in città circa 230. Tra funzionanti e guaste. Verrusio: "Sono troppe"

La nuova Comandante di Polizia Municipale sta effettuando un censimento. Ci deve essere "un'esigenza effettiva e proporzionata di prevenzione o repressione di pericoli concreti". Ma molte non funzionano

Se la percezione di sicurezza fosse alta tanto quanto il numero di telecamere presenti in città forse i parmigiani si sentirebbero cittadini più tranquilli. Infatti gli occhi elettronici che scrutano Parma dovrebbero essere 230 in tutto, secondo il progetto di videosorveglianza messo in campo dall'ex assessore alla sicurezza della giunta Vignali, Fabio Fecci. Ma di questi non si sa quali ancora siano in funzione e quali invece abbiano smesso la loro attività perché rotti o semplicemente perché non più funzionali al motivo per cui erano stati installati.

Di questo se ne sta occupando il nuovo comandante della Polizia municipale Patrizia Verrusio che, di fronte alle numerose richieste dei cittadini di posizionare nuove telecamere nei quartieri della città, ha deciso prima di fare un censimento di quelle esistenti, poi di capire se ci sono reali necessità che giustifichino un'operazione del genere. La legge su questo è chiara: ci deve essere "un'esigenza effettiva e proporzionata di prevenzione o repressione di pericoli concreti, altrimenti non è lecito sorvegliare intere aree cittadine". Dunque deve essere riconosciuto un pericolo e deve essere riconosciuta a quella telecamera la funzione di prevenzione o repressione di quel pericolo. Una volta risolta l'emergenza quell'occhio elettronico andrebbe eliminato o disattivato, altrimenti si rischia di avere problemi con il Garante della privacy.

Il tema della sicurezza è emerso più volte nel corso dei vari incontri tra la Giunta e i residenti - per il progetto "Il quartiere che vorrei" - e proprio in queste occasioni i parmigiani hanno richiesto esplicitamente l'installazione di telecamere per problemi legati, in particolare, alla prostituzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti. Ma la percezione di un pericolo e la reale constatazione di questo non sempre combaciano.

"Abbiamo iniziato a fare un censimento degli apparecchi di videosorveglianza - ha spiegato il comandante Verrusio - e da quello che ho potutto capire ce ne sono davvero troppi, tanto che ora è difficile perfino stabilirne il numero. Sicuramente valuteremo se quelli che sono stati disattivati, non essendo più utili allo scopo per cui sono stati installati, potranno essere spostati in aree in cui è necessario". Intanto  se c'è qualcuno che tiene più alla propria privacy che alla propria sicurezza ogni tanto dovrebbe alzare gli occhi per controllare in quale angolo si nascondono i suoi osservatori.

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