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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

L'avvocato di Totò Riina: "E' sottoposto al 41 bis ma non è in carcere"

Luca Cianferoni ha parlato durante un collegamento con la trasmissione di La7 "L'aria che tira"

"Riina è sottopost al 41 bis ma non è in carcere. Non ci può stare perché il carcere non può tenere un detenuto come Riina, che sta terminando i suoi giorni ed è curato dai medici. Mi viene da dire che sono certo che una struttura più adeguata gli allungherebbe di un po' la vita. Noi avvocati abbiamo questa caratteristica, di essere antipatici finché non si ha bisogno di loro". Queste le parole di Luca Cianferoni, l'avvocato di Totò Riina, durante un collegamento con la trasmissione di La7 "L'aria che tira", come riporta PalermoToday.

"Il signor Riina ha più di una patologia, che vengono trattate sia chirurgicamente che farmacologicamente - ha aggiunto il legale - Io non voglio impietosire. Sta male da anni. Le vittime non le riporta in vita nessuna galera. Uno Stato non ha bisogno di far morire in carcere un povero anziano. Il problema di questo Stato sa qual è? E' che se ha bisogno di accanirsi così su un anziano malato ha problemi di crescita".

L'avvocato si appella al diritto alla salute: “Abbiamo ricevuto un monito inequivoco della Corte Europea: uno Stato che si accanisce su anziano malato ha problema di democrazia. Riina è sottoposto a 41bis dal 15 gennaio 1993 riteniamo che una struttura adeguata gli allungherebbe di un po’ la vita. Ma al momento non è in carcere. Non è comunque in un albergo a cinque stelle".

Pochi giorni fa, la Cassazione aveva aperto al differimento della pena per il Capo dei Capi. La prima sezione penale aveva accolto per la prima volta il ricorso del difensore di Riina, che chiedeva appunto il differimento o, in subordine, la detenzione domiciliare. Il tribunale di sorveglianza di Bologna aveva respinto questa richiesta omettendo però, secondo la Cassazione, "di considerare il complessivo stato morboso del detenuto e le sue condizioni generali di scadimento fisico". Il l tribunale non aveva ritenuto che vi fosse incompatibilità tra l'infermità fisica di Riina e la detenzione in carcere, visto che le sue patologie venivano monitorate e quando necessario si era ricorso al ricovero in ospedale a Parma
 

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