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Il 2015 è stato l'anno più caldo in Emilia-Romagna dal 1961 ad oggi

Coldiretti: "Con una media di +1,86 gradi centigradi in più, la nostra regione conferma un aumento della temperatura media più che doppia rispetto a quella mondiale che è stata di +0,75 gradi centigradi"

Il 2015 è stato l'anno più caldo in Emilia Romagna dal 1961 ad oggi. Con una media di +1,86 gradi centigradi in più, la nostra regione conferma un aumento della temperatura media più che doppia rispetto a quella mondiale che è stata di +0,75 gradi centigradi. È quanto rileva Coldiretti Emilia Romagna sulla base dei dati dell'Arpae-SIMC, secondo cui il 2016 si appresta a battere il ricordo del 2015. L'eccessivo riscaldamento e le scarse precipitazioni – commenta Coldiretti regionale – stanno generando una situazione di allarme, con la natura sconvolta e piante da frutto fiorite anzitempo, mentre manca l’acqua per le coltivazioni, con grano, orzo, colza e farro in sofferenza mentre si teme per le prossime semine di barbabietole, mais e soia fondamentali per l’alimentazione del bestiame. La situazione - precisa Coldiretti - è preoccupante nei grandi laghi che si trovano prossimi ai minimi storici del periodo con il lago Maggiore che è sceso al 15% della sua capacità mentre il lago di Como è al 12,9% e quello di Garda al 33,6%. Sul grande fiume Po – spiega Coldiretti Emilia Romagna – sembra essere in estate con livelli idrometrici che sono inferiori di circa 2 metri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, secondo le rilevazioni effettuate dalla Coldiretti a Pontelagoscuro. A preoccupare - precisa Coldiretti - è la mancanza di neve sulle montagne che rappresenta anche una scorta importante per garantire gli afflussi idrici determinanti per i raccolti agricoli nei prossimi mesi con gravi ricadute sull'economia agricola e sull'equilibrio ambientale. Ad aggravare gli effetti negativi della mancanza di pioggia è il grande caldo che ha provocato lo sconvolgimento dell’ambiente dove si trovano mandorli, susini e peschi fioriti in grande anticipo e - continua la Coldiretti - si teme ora una seria compromissione dei raccolti per l’annunciato abbassamento della temperatura. Siamo di fronte a cambiamenti climatici che si stanno manifestano con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi con pesanti effetti sull’agricoltura italiana che negli ultimi dieci anni ha subito danni per 14 miliardi di euro tra alluvioni e siccità che è stata particolarmente violenta nel 2003, 2007 e 2012. Di fronte a questa situazione - conclude la Coldiretti - occorrono interventi strutturali, in particolare per il riavvio del Piano Irriguo Nazionale come richiesto dall'Anbi (Associazione nazionale consorzi gestione tutela territorio ed acque irrigue)


 

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