Parmalat, i giudici assolvono le banche. Il Codacons: "E' una vergogna"
"Per non avere commesso il fatto e perché il fatto non sussiste". Questa la motivazione che assolve sei manager di 4 istituti accusati di aggiotaggio e per i quali l'accusa aveva chiesto confische per 120 milioni
I giudici della seconda sezione penale hanno assolto quattro banche estere accusate di aggiotaggio nell'ambito del crac Parmalat e hanno assolto sei manager degli istituti di credito, anche loro imputati nel procedimento concluso oggi a Milano.
Si tratta di Citigroup, Morgan Slanley, Bank Of America e Deutsche Bank. Nei loro confronti l'accusa aveva chiesto confische per un totale complessivo di 120 mln e sanzioni per un totale di 3,6 mln. In particolare per le persone fisiche i giudici hanno pronunciato un verdetto di assoluzione ''per non avere commesso il fatto e perché il fatto non sussiste''.
Per quest'ultimo l'accusa aveva chiesto la prescrizione ma per lui, come per gli altri manager, i giudici hanno ritenuto di emettere un verdetto di assoluzione piena.
Gioia e abbracci tra i legali. Dopo la lettura della sentenza dei giudici prima in aula si è sentito un brusio poi è scoppiata la gioia degli avvocati. Di segno nettamente contrario la reazione dei due pm presenti in aula, Eugenio Fusco e Carlo Nocerino che, dopo la lettura del dispositivo, si sono allontanati senza dire una parola.
Sul piede di guerra il Codacons. "E' una vergogna: i magistrati italiani scendono in campo contro processi brevi e prescrizioni, portando in esempio proprio casi come Parmalat, ma appena possono assolvono le banche che hanno venduto carta straccia, dando così torto ai cittadini - afferma il presidente del Codacons, Carlo Rienzi - I risparmiatori devono proseguire la battaglia in sede civile per far valere i propri diritti contro i potentati bancari".
Intanto, è stata fissata per il 2 maggio prossimo la discussione e la sentenza in Cassazione nei confronti di Calisto Tanzi. Il procedimento davanti ai giudici della Suprema Corte nei confronti dell'ex patron di Collecchio riguarda il procedimento milanese per aggiotaggio, dove Tanzi è stato condannato in primo e secondo grado a 10 anni. Se la Cassazione dovesse confermare il verdetto, l'ex proprietario della Parmalat vedrebbe arrivato in giudicato la sua condanna a poche settimane dalla prescrizione.