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"No alla cassa di espansione di Aipo", domani assemblea pubblica a Felino

Una progettazione sbagliata che trascura completamente la messa in sicurezza della zona montana e precollinare che ha soppiantato una precedente progettazione molto più funzionale ed economica. Perchè questa "infelice" scelta? Queste le domande a cui si cercherà di rispondere all'assemblea pubblica organizzata da Rete Ambiente Parma giovedì 25 maggio al Teatro Comunale di Felino.

Perchè una progettazione che tutelava tutto l'alveo del torrente Baganza è stata "scalzata" da un progetto più dispendioso che non assicura la messa in sicurezza di tutta la zona montana e precollinare e disattende perfino le direttive UE?

Rete Ambiente Parma ha organizzato una serata dove si cercherà di capire come mai questa scelta "insensata" che vedrà la costruzione di una mega cassa di espansione di 16 metri di altezza e quasi 1km di lunghezza - una grande diga in pianura- nella zona di Felino.

Qui l'articolo che spiega le motivazioni dell'assemblea, a firma di ReteAmbienteParma:

L'assemblea del 25 maggio sarà un’occasione di informazione e dibattito sul progetto della cassa d'espansione del Baganza, un momento dove tutte le osservazioni critiche fatte al progetto AIPO possano trovare espressione ed avviare un serio confronto.

La necessità di una cassa d'espansione che metta in sicurezza la città è fuori discussione, soprattutto dopo l'alluvione dell'ottobre 2014.

Ma serviva una corretta comunicazione ai soggetti interessati e contestualità tra consultazione e avanzamento della progettualità, con un esame approfondito dell'impatto ambientale dell'opera, come prevede la UE e la Regione.

Una SIA effettiva, cioè uno studio di impatto ambientale in cui il progetto dell'opera sia comparato a studi alternativi esistenti.

Nel progetto di cassa di AIPO invece è stato sostanzialmente disatteso lo studio di impatto ambientale, comparando il progetto in atto con lo studio preliminare del progetto stesso.

E’ mancato il confronto con lo studio della Provincia del giugno 2015, quello delle tre casse in serie lungo l'asta del torrente.

Un progetto ingegneristico, quello di AIPO, che tratta il nodo di Colorno e disattende completamente la parte montana del torrente, un progetto disorganico e disomogeneo.

L'impatto dell'opera va considerato per tutta l'asta e soprattutto per la sua parte a monte.

Non si può glissare sull'abbassamento dell'alveo di 1,5 metri per l'eccesso di prelievo di ghiaia.

Occorre anche prendere in esame la conseguente diminuita capacità di alimentazione degli acquiferi, con formazione di terrazzi pensili e perdita di piane inondabili da cui dipende la capacità di laminazione naturale del torrente.

Come va valutata con attenzione la diminuzione dei tempi di corrivazione dell'acqua piovana lungo i versanti per perdita di manto boschivo dovuta a tagli matricinati sconsiderati.

C’è la necessità indifferibile di introdurre traverse per trattenere sedimenti in alveo contribuendo così al suo rialzo.

L’opera deve prevedere l'uso plurimo: non solo laminazione delle piene, ma anche ricarica degli acquiferi e uso irriguo dell'acqua invasata.

Infine da non dimenticare l'impatto dell'opera sulle abitazioni e costruzioni adiacenti, per il pericolo di crepe dovuto al compattamento delle argille.

Riteniamo disattesa la direttiva UE, nonché della Regione Emilia Romagna, del 2000/2006 sull'impatto ambientale di ogni opera idrica.

Appare più confacente alle esigenze di impatto ambientale lo studio della Provincia del 2015 che, prevedendo una serie di casse lungo l'alveo stesso, teneva conto direttamente dei punti sopra considerati.

Tre casse in alveo, una a Calestano, la seconda al Casale di Felino e la terza in zona Beneficio, nel comune di Collecchio.

Argini perimetrali di contenimento della cassa di Calestano di 9 metri, per limitare l'impatto sulle acque sotterranee. Capacità di invaso di 625.000 metri cubi.

Argini della cassa del Casale di 5 metri, mentre la capacità di invaso è di 2.300.000 metri cubi.

Quindi parte della cassa è in ipogeo, cioè ricavabile da bacini di cava già esistenti.

Stessa quota degli argini a Beneficio, con capacità di invaso di 700.000 metri cubi, utilizzando in parte bacini di cava già esistenti.

Il problema del nodo di Colorno con cui AIPO ha motivato la necessità di un'opera mastodontica al Casale di Felino, con argini di 16 metri, è più facilmente risolvibile con una piccola cassa in area golenale nel corso della Parma, a valle della città.

Anche considerando che tutta l'area a valle della stessa è a rischio esondazione, per l'eccesso di cementificazione che rende una area molto vasta praticamente impermeabile a fronte di un evento piovoso particolarmente intenso, come si prevede per il futuro.

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