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Riforma fiscale, Miano (Uil): "Meno imposte su imprese e lavoratori"

Il segretario generale della Uil Parma sottolinea anche l'impatto negativo che avrà il federalismo fiscale sulla popolazione: "Nel 2015 aumenti medi di imposizione su dipendenti e pensionati di 218 euro annui"

mario-miano-segretario-uilIn una nota, il segretario generale della Uil Parma, Mario Miano, informa dell'impatto negativo che avrà il federalismo fiscale sulla popolazione. Di seguito il testo:

"Si apre oggi il confronto del governo con le parti sociali sul tema del fisco. Nelle ultime settimane si è fatta più pressante la richiesta sia di Confindustria che dei sindacati di una riforma fiscale che riduca il peso delle imposte su imprese e lavoratori. Il 9 ottobre Cisl ed Uil hanno organizzato a Roma una manifestazione, contrassegnata da un importante successo, per sollecitare il governo ad intervenire. A ridosso della manifestazione, il ministro Sacconi si è profuso in dichiarazioni di condivisione sostanziale degli obiettivi perseguiti. La presidente di Confindustria Marcegaglia, sabato scorso, al Forum della piccola industria, ha rivendicato meno fisco su aziende e dipendenti.

Il partito democratico ribadisce gli stessi concetti. La Cgil, assente a Roma (le attuali divergenze tra i sindacati non possono non produrre conseguenze), ritiene importante l'argomento (significativo che la Cgil di Parma, dopo il nostro commento sulla manifestazione di Roma, abbia subito risposto rivendicando una, peraltro non comprovabile, primogenitura sul tema). Sembrerebbe, a questo punto, che non esistano ostacoli ad una riforma fiscale che persegua questi obiettivi (ovviamente, nell'affermazione di tutti, nel quadro del rigoroso rispetto dei vincoli di finanza pubblica).

Sarà importante, però, in questo periodo, tenere alta la pressione dei sindacati ed elevata l'attenzione sulle misure che saranno prese, ricordandoci che, in costanza dei vincoli di finanza pubblica, qualsiasi modificazione del peso fiscale comporta una redistribuzione dei redditi tra soggetti e strati sociali. Il sindacato, in quanto rappresentante degli interessi delle categorie dei lavoratori dipendenti, ha, su questo tema, un ruolo di punta, non avendo l'ossessione dei partiti di raccogliere consensi in ogni classe sociale e può sia parlare più chiaro, sia fare pressione sociale per indirizzare le scelte. Le misure, se saranno significative, non potranno non toccare interessi finora protetti (rendite finanziarie, evasione fiscale per gran tempo tollerata e perdonata- vedi condoni e scudi fiscali-, per non disturbare troppo bacini elettorali, ecc.). Non è nemmeno poi da illudersi che esista sul fisco una stabile convergenza di obiettivi tra dipendenti ed aziende.

A questo riguardo, è passata poco commentata sui media l'ipotesi contemplata nello schema di decreto per il federalismo fiscale regionale, approvato dal Governo, che modifica le attuali addizionali regionali irpef. Secondo questo schema, a regime, Non è di consolazione pensare che le Regioni potranno aumentare l'irpef solo se abbassano l'irap, in quanto da questa operazione non derivano certo risparmi per chi vive di redditi fissi. In pratica, l'ipotesi sembra prefigurare la possibilità per le regioni di scegliere se gratificare nella distribuzione del reddito più le aziende o più i dipendenti. A quel punto l'attuale obiettivo interesse di sgravare imprese e dipendenti anche ai fini di promuovere lo sviluppo economico del Paese andrebbe clamorosamente contraddetto".

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