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tutelare colorno dalle piene. amo colorno chiede uno studio approfondito agli enti preposti.

"Necessario studiare come fatto per i progetti della diga di Armorano e della cassa di espansione sul Baganza, l'asta fluviale e il bacino imbrifero da Parma a Colorno".

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di ParmaToday

Colorno, il meraviglioso paese di Maria Luisa D’Asburgo, anche ricordata come Maria Luigia è situato nel punto in cui il torrente Parma riceve le acque del canale “Lorno” da cui prende il nome. Vista la presenza di numerosi canali e l’abbondanza d’acqua, il territorio è a costante rischio idrogeologico e note sono le alluvioni che nel tempo lo hanno ferito. Negli ultimi tempi si ricordano con rammarico e con la consapevolezza che si sarebbe potuto e dovuto fare molto di più per tutelarsi, le esondazioni del 2011 e del 2017. Appena due anni fa la piazza del paese e la reggia furono allagate e ingenti furono i danni subiti. L’alluvione del 2017 non si evitò nonostante la presenza della cassa di espansione del Parma. A seguito di studi mirati, si sta lavorando per la realizzazione già in cantiere di un’altra cassa di espansione (quella sul Baganza) e di un progetto che avrebbe voluto essere sostitutivo del primo, ma che potrebbe essere addirittura concomitante, ossia la realizzazione di una diga ad Armorano. Entrambi i progetti però sono distanti da Colorno e distano rispettivamente da esso, circa 30 km il primo e 50 km il secondo. Distanze ragguardevoli che non andrebbero a garantire sufficientemente la protezione di Colorno. Progetti studiati con cura ma che non hanno previsto la totale tutela di Colorno, e a detta di alcuni progettisti, la parte a valle del Parma non è stata studiata. Sistemi idraulici costosi e di ampie dimensioni che non avranno il reale compito di difendere Colorno e il suo territorio limitrofo dalle alluvioni. La cassa di espansione sul Baganza ha un costo preventivato di 61 milioni di euro e la diga di Armorano nel caso in cui dovesse venire messa in cantiere avrebbe un costo di 250 milioni di euro. Somme di denaro sostanziose, stanziate per la tutela di un ristretto raggio di territorio. Per queste ragioni, al fine di valutare con serietà ed attenzione la giusta strada da adottare per la difesa idraulica di Colorno, sono a chiedere agli enti preposti un approfondito studio dell’asta fluviale e del bacino imbrifero da Parma a Colorno, così come è stato fatto per Il Baganza e per Armorano. Chiedo altresì di valutare le seguenti possibilità, che avrebbero un costo decisamente inferiore ai progetti sopra menzionati della cassa di espansione e della diga, e con, a mio avviso un’utilità più concreta per il nostro territorio: 1)Valutare la necessità di sostituire le porte vinciane locate nei pressi della torre delle acque, con delle paratie mobili regolabili, manualmente o a distanza. Se nel 2017 ci fosse stata questa possibilità, si sarebbero probabilmente potuti scolmare circa 30 cm di acqua, evitando di far allagare il centro di Colorno e la reggia, trasformandoli in una sorta di cassa di espansione naturale. 2)Valutare la possibilità di allargare il “buco” della chiavica motta di almeno 2/3 volte, al fine di permettere a più acqua di defluire. 3)Valutare un serio piano di costante manutenzione degli argini e della loro pulizia piantumando vegetazione idonea alla tenuta arginale. 4)Valutare la necessità di portare allo stesso livello le sponde arginali adiacenti alla chiavica motta, che ad oggi sono di due altezze inspiegabilmente diverse. 5)Valutare un progetto di esondazioni controllate, realizzando dei canali scolmatori al fine di abbassare il livello di acqua, facendola defluire in laghetti irrigui utili per i periodi siccitosi e per l’agricoltura. Ad oggi fortunatamente sembra non si sia mai verificata una concomitanza della piena del Parma con una piena del PO. Se questo avvenisse oggi, di sicuro Colorno si allagherebbe ben più dell’alluvione del 2017. Sembra assurdo che a causa delle forti piogge del mese di maggio, la protezione civile e gli enti preposti, abbiano dovuto passare notti insonni a vigilare sugli argini e a tenere costantemente monitorato ogni cm di acqua dai grafici dell’Aipo. Visto il risaputo cambiamento climatico in atto, prevedere le quantità di pioggia destinate a cadere sul territorio è diventato impensabile ed impossibile. Colorno merita il massimo impegno da parte di tutti per la sua tutela idrogeologica. Nicola Scillitani Amo - Colorno

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