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Venerdì, 19 Aprile 2024
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È Bruno l’uomo di casa: la quarantena del capitano tra allenamenti e dieta

Il portoghese è l'unico degli 'stranieri' insieme a Karamoh rimasto in Italia. Dalla trattativa per il taglio sugli stipendi: la sua leadership consolidata e il buon esempio

Si dice che il capitano sia sempre l’ultimo ad abbandonare la nave. In questo case navi che affondano non ce ne sono, pure se in atto c’è una tempesta senza precedenti. C’è però un capitano che non ha lasciato gli ormeggi, è saldo al comando della flotta e continua da oltre un mese e mezzo a dare il buon esempio. Bruno Alves da Povoa de Varzim, città sul mare, luogo di navi e marinai, sa come si naviga in mezzo ad acque inquiete. Di solito si aspetta che la tempesta finisca, cessi il suo impeto e una volta che il mare è tornato ad essere calmo puoi sperare che torni tuo amico, come prima. Sarà lui stesso a spingerti verso la rotta più sicura. Bruno nel frattempo, da bucaniere navigato sa che un porto sicuro ci sarà da qualche parte, ha capito di dover rimanere saldamente al timone della nave crociata che aspetta di riabbracciare i giocatori volati all’estero dalle proprie famiglie, per una carezza, un gesto o anche solo una parola di conforto da dare e ricevere, perché l’animo di questi tempi ha bisogno di essere sgravato dalla pesantezza di certi numeri.

E in attesa di riabbracciarli, assieme ai fedelissimi Iacoponi, Sepe, Gagliolo, Scozzarella e Darmian ha guidato il resto del gruppo nella trattativa con la società che ha visto i giocatori del Parma tagliarsi lo stipendio del 10% e non avanzando nessuna pretesa per la mensilità di aprile. La rinuncia è stata unanime, sentita e disposta per il bene della società che, se dovesse proseguire questa situazione di incertezza generale, potrà contare sulla disponibilità dei suo calciatori per sedersi al tavolo e avanzare altre proposte in termini di sacrifici economici bilaterali. Forte del sostegno della sua colonna. Intanto Bruno Alves è rimasto a Parma, fa l'uomo di casa nel suo quartier generale, cucina quello che deve per favorire il suo benessere psico-fisico ed esce per la spesa rare volte. Rimane in contatto con Roberto D'Aversa, che sa del suo sacrificio e conosce la professionalità con la quale il suo capitano lavora, parla sempre con il team manager Alessio Cracolici che si prende cura dei suoi ragazzi, è in contatto con i vertici del club, club che non ha fatto mancare nulla ai suoi tesserati per svolgere i compiti a casa, munendoli di attrezzi e tutto quello che serve per lavorare.

Nel suo quartier generale limitato sì ma attrezzato per permettere a un cultore del benessere fisico e mentale come Alves la sua buona dose di attività quotidiana, Bruno si è rintanato e aspetta notizie. Uno sportivo con l’attenzione maniacale al suo corpo come il capitano del Parma in Serie A non esiste. Anzi, c'è ed non a caso è il suo amico Cristiano Ronaldo, volato a Madeira, a venti chilometri da un focolaio di coronavirus. Mentre lui è barricato nella sua villa di Funchal, Alves si allena e lavora sodo a Parma. Sul terrazzo, quando il meteo lo permette, immagazzina vitamina D. Sono diventati celebri i suoi spot che invadono il web mentre prende il ‘muro’ di petto o mentre allena la tecnica individuale palleggiandoci contro e affinando ancora – a 38 anni suonati e con quasi 650 partite alle spalle e un Europeo, tra gli altri trofei, vinto con la nazionale portoghese – la sua tecnica di base. Addominali, pesi, cyclette, elastici, dieta ferrea, notoriamente pensata per il suo metabolismo e programma personalizzato di allenamento.

La sua famiglia è rimasta lontano da lui, è a Povoa de Varzim, sede abituale del capitano del Parma che l’ultima volta è tornato in Portogallo durante le vacanze di Natale. Un paio di raid quando D’Aversa ha concesso una pausa tra una gara e l’altra, poi niente. La moglie e i tre figli lo aspettano a casa, dove tornerà appena possibile. Intanto come tutti attende la decisione del Governo che ha ricevuto il protocollo della Figc a firma dei medici dello sport e degli specialisti, prima di decidere il da farsi, poi valuterà la situazione e se sarà il caso di tornare. Per ora la sua Rute dovrà accontentarsi dei contatti quotidiani e frequenti attraverso video chiamate e telefonate, e magari sentire l’eco delle pallonate che il marito affida al muro del terrazzo.  

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