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Lo sprint di Malori: "Riparto dal valore della vita, vorrei essere un buon maestro"

A tu per tu con il ciclista di Traversetolo: "Voglio aiutare i ragazzi ad arrivare in alto con il mio 58x11"

A più di due anni dalla terribile caduta al Tour de San Luis (22 gennaio 2016), Adriano Malori ha difatto appeso la bici al chiodo dato che il destino crudele gli ha riservato uno dei tiri mancini più duri per un atleta che si affacciava con una certa imponenza nel panorama del ciclismo. A sentirlo, Adriano sembra davvero non avere rimpianti per come sia andata a finire. Trasferendo l'agonismo nella vita di tutti i giorni, ancora adesso Malori è capace di vincere sfide importanti. E pochi giorni fa ha deciso di accettarne una nuova. Il suo studio porta il nome di 58x11 "il rapporto che usavo dal 2014 nelle crono e con la quale ho ottenuto i risultati più belli - dice Malori a Parmatoday.it".

Malori, per le inizia una nuova avventura. Di cosa si tratta? 
"Si tratta di trasferire la mia esperienza da professionista alla gente che lavora e vive il ciclismo con passione, proprio come lo vivo io. Un progetto nato da condivere con chi si vuole allenare. Posso mettere a disposizione tutto il bagaglio di esperienza che ho accumulato, adattandolo agli appassionati e alla loro vita di tutti i giorni".

Perché ha scelto di fare questo percorso?
"Questo è il modo migliore per poter trasferire il mio ciclismo, la mia passione e quello che per me significa e ha significato questo sport. Non potevo lasciar morire tutto quello che ho vissuto. La cosa più bella? Vedo sui miei clienti che i risultati sono sbalorditivi".

Cosa le è rimasto dell’incidente?
"Mah, dell'incidente mi è rimasta una cicatrice e una cosa importantissima. Fondamentale. La consapevolezza di che significato ha la vita e come apprezzarla".

Chi l’ha aiutata a superare tutto?
"I miei genitori, mi sono stati molto vicini. Poi i miei amici e la stupenda fidanzata che ho ora, Giorgia"

Che periodo sta vivendo? 
"Sto vivendo uno dei periodi più belli della mia vita. Un periodo di grandi cambiamenti ma comunque un periodo stupendo che mai avrei pensato di vivere quando ho  smesso".

Le manca il ciclismo? 
"Chiariamo: mi manca l'adrenalina delle corse e tutto quello che si provava il giorno della corsa, i giorni precedenti, gli allenamenti. Io il ciclismo lo sto ancora vivendo, non l'ho mai lasciato, lo testimonia questa mia scelta di proseguire questa aavventura parallela"

Ha pensato di avvicinarsi al ciclismo professionistico in veste dirigenziale?
"Mai, non mi ci vedo. Mi piace più viverlo sul "campo" come faccio adesso". 

Adesso quale obiettivo si pone? 
"Quello di seguire atleti di livello pro, oppure portare ragazzi che si sono avvicinati al ciclismo così, anche per passione, a essere professionisti. Insomma, farli arrivare".

Si sposa? 
"(Ride ndc) Ne riparleremo".


 

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