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Parma 1913 | E' un punto guadagnato, ma bisogna trovare altre soluzioni

La squadra di Apolloni resta prima in classifica, ma fa un passo indietro sul piano del gioco. Non c'è possibilità di cambiare ritmo a una gara che vive di fiammate

Il primo pari al Tardini, il secondo senza gol. Il Parma sbatte sul muro del Forlì, creato ad arte da Gadda, allenatore dei galletti che dopo un punto in tre partite, due sconfitte nelle ultime due gare, ha fatto la cosa giusta nel momento giusto. Ha curato la fase difensiva in maniera maniacale, senza rinunciare ad esporsi davanti, anche in inferiorità numerica. Anzi, dopo l’espulsione di D’Appolonia, paradossalmente il Forlì si è messo meglio in campo, come se avesse eliminato un problema, (quello di attaccare) si è riordinato e si è affidato ai contropiede.

VIE DI GIOCO OSTRUITE - Certi sono stati pericolosi, con un paio di fendenti partiti dalla sinistra e culminati con tiri sul palo lontano. Che per poco non ferivano a morte Zommers e tutto il Parma, incapace di cambiare marcia e, a tratti “vittima” dell’estro opaco di Baraye in giornata no. Inutile e vano è stato il lavoraccio, solito, di Longobardi, che ormai non segna a tre partite. 180’ di digiuno per il bomber che ha messo da parte la sua fame di gol e si è messo umilmente a servizio della squadra. E contro il Forlì, quasi al 90’, lo abbiamo anche visto fare una corsa all’indietro di una 40 di metri per andare a fare superiorità in difesa, dopo che in attacco si era persa l’ennesima palla a causa di una gestione non proprio buona delle situazioni offensive. Apolloni gli chiede sempre di portare il primo pressing, aggredire il primo portatore di palla avversario e fare il cosiddetto lavoro sporco. Longobardi lo fa ma non sempre viene ripagato con palle giocabili. Ha avuto solo un’occasione buona in cui lavorare, quella del 18’ che gli è stata scippata da Cola: Christian si è avventato da attaccante vero sul quel pallone di Melandri, ha anticipato il difensore che non ha visto la sfera e gli è franato addosso, abbattendolo. Il classico episodio con il quale si può sbloccare una partita abbastanza ingarbugliata, dove il Forlì ha fatto esattamente quello che doveva fare: difendersi con ordine e organizzarsi per bene ripartendo in contropiede. Non è stato difficile. Il 4-3-3 di Gadda, modulo con il quale è partito, ha fatto presto a slittare in 4-2-3-1, disponendosi a specchio, come Apolloni.  E con cinque uomini a centrocampo, più l’attaccante che restava sospeso tra le linee (in fase difensiva) per il Parma si è fatta subito dura. Zero varchi e poca velocità nelle trame, a causa di raddoppi pronti e marcature collaudate. Ostruendo le vie laterali, il Parma non ha dato respiro alla propria manovra, verticalizzando poco. Non ha creato la superiorità numerica e non ha quasi mai superato, ora con Ricci, ora con Melandri, l’avversario nell’uno contro uno, trovando pochissimo supporto in Saporetti e Adorni. Quest’ultimo più mobile del collega in fase d’appoggio alla manovra offensiva, ma timido lo stesso, dato che ha dovuto tenere a bada un vispo Turchetta, andato vicino al gol in un paio di occasioni.

BICCHIERE MEZZO PIENO - Se poi aggiungiamo la giornata no di Baraye, irritato (perché non trovava la posizione) e irritante (perché faticava anche a dialogare con la squadra), beh, ecco spiegato la difficoltà dell’attacco, con Melandri mai in gara. Meglio Ricci, che da ala ha dato costanza e sostanza alla spinta, ma che poi ha dovuto abbandonare il ruolo da ala per rinculare in difesa. Detto questo, il bicchiere resta comunque mezzo pieno per almeno tre motivi: primo posto in classifica (con lunghezze ridotte ma tant’è), difesa ancora imbattuta (e quindi la migliore del campionato con 2 gol subiti su rigore e basta), squadra atleticamente pronta (ha corso per tutta la durata della gara, a volte anche male, rischiando di farsi infilare, ma ha corso).

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