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Parma, Calaiò fa festa in attesa di compiere la sua missione

La centesima rete in Serie B con dedica ad Astori dà il via alla goleada del Parma. Ma il suo compito non finisce qui

Chi lo conosce bene dice che l’Arciere mantiene sempre la parola. Dalla Panormus, la scuola calcio dove è cresciuto Emanuele Calaiò a Palermo, fino a Parma, ne è passato di tempo. Ventun’anni, 574 partite e 189 gol, 100 di questi in Serie B, conquistata con la maglia del Parma dopo 12 assist e 17 gol, in quella che l’anno scorso era la vecchia Lega Pro. L’Arciere a Pescara ha scagliato la sua centesima freccia, uno strale che ha fatto centro colpendo il bersaglio grosso dopo dieci minuti e incanalando la partita nei binari favoriti del Parma. La maglia con il numero cento sotto il suo cognome e la dedica ad Astori impreziosiscono la giornata e la rendono più bella e densa di significato. La 25esima gemma in maglia crociata, l’ottava di una stagione, difficile e travagliata. Perché un giocatore a 36 anni, tra guai fisici (ha saltato l’ultima parte dell’andata) e carta d’identità, è naturale che venga messo in discussione. Ma è più naturale e conseguenziale che un professionista - per evitare chiacchiere e dribblare il vociare che fa eco – faccia parlare il campo.

ESORDIO DA PREDESTINATO - Cosa che Calaiò ha sempre fatto. Ma quanti periodi del genere ha vissuto nell’arco della sua carriera? Sicuramente tanti, ma di più sono state le gioie che il calcio gli ha regalato, l’ultima nella giornata perfetta di Pescara. Tutto è cominciato nel lontano 2000, quando un giovanotto di diciotto anni pieno di sogni e speranze rileva Fabio Pecchia in un Reggina-Torino d’annata. Al 49’ Emanuele Calaiò da Palermo entra in campo, e al 57’ finisce già sul taccuino dei marcatori. Avvio da predestinato, esordio da grande. Otto minuti per lasciare il segno (anche se quella partita la decide Mohamed Kallon al 90’), per cominciare con il piede giusto e dire al mondo del calcio che Calaiò avrebbe detto la sua a partire da quel gol. Anche vent’anni dopo. Colpire all’esordio, dopo 480 secondi non è da tutti. Per lo meno non è da tutti continuare a fare quello che hai sempre sognato di fare: giocare a calcio ad alti livelli e segnare. Sognare.

UOMO PROMOZIONE - E lui, Emanuele Calaiò, qualche sogno lo ha realizzato. E si può dire con certezza che i traguardi che si è prefissato è riusciti a tagliarli: portare il Napoli in Serie A, riuscendo nel doppio salto dalla C alla massima serie in due stagioni, entrambe coronate dal titolo di capocannoniere con 18 gol il primo anno (2005/2006) e 14 il secondo (2006/2007). Un’impresa che ancora oggi viene celebrata da quelle parti. Impresa riuscita prima a Pescara con una promozione in B e poi ancora a Siena, dove in 39 partite mette a segno 18 gol contribuendo in maniera significativa a riportare i toscani in A. Nel momento migliore della sua carriera, il 13 marzo del 2012 riporta una frattura al perone sinistro e chiude la stagione, mentre in tribuna c’erano gli osservatori di Prandelli. Treno azzurro perso per sempre. Il suo viaggio però continua, il feeling con il gol pure e tra Genoa (Serie A, pronti via fa gol nel derby), Catania e Spezia ne mette a segno trenta. Prima di arrivare al Parma, dove ha l’obbligo immediato di portare i crociati in B (missione compiuta) e di arrivare a quota cento gol in cadetteria (missione compiuta). Ma da quando è arrivato a Parma, l’Arciere ha sempre mantenuto le promesse. E tra le sue, oltre alle due di sopra, ce n’è un’altra che è facilmente intuibile. Chi lo conosce bene sa che l’Arciere è un uomo di parola.

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