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Parma, è il tempo di Di Gaudio

L'esteno palermitano ha fatto bene nella partita contro il Palermo e si è confermato con la doppietta che ha stroncato il Frosinone

Dal quartiere Borgo Nuovo di Palermo all'Emilia la strada è lunga. Chiedete ad Antonio Di Gaudio per conferma, uno che ha lasciato la sua terra per cercare fortuna altrove. Uno che come tutti i ragazzi del quartiere aveva l'obiettivo di giocare il più possibile a calcio, con il rischio di fare tardi a cena e di essere rimbrottato pur di non sprecare neanche un attimo. A Borgo Nuovo i ragazzini non avevano tantissimo svago se non quello di tirare due calci al pallone. In uno dei quartieri periferici di Palermo dove non ci sono neanche le reti alle porte e dove i campetti sono di cemento, Antonio Di Gaudio ci ha passato tantissimi pomeriggi, coltivando il sogno di tutti i giovani della sua città: difendere un giorno i colori del Palermo. Perché Di Gaudio il Palermo lo tifava fin da bambino, era cresciuto con il mito di Schillaci, conosciuto per sentito dire, assaporato attraverso i racconti del fratello con il quale andava una domenica sì e l'altra no alla Favorita a sostenere i rosanero. Fino a quando quel rosanero non lo ha indossato, realizzando in parte il suo sogno e quello di molti suoi compagni. Perché Di Gaudio è passato a giocare dalle strade polverose e dai campetti di cemento di Borgo Nuovo agli impianti curati con addosso la maglia del suo Palermo, facendo tutte le giovanili e arrivando fino in Primavera. Al punto da pensare di poter intraprendere una carriera con la squadra della sua città, dalla quale forse non sarebbe andato mai via. Peccato, perché il sogno si infrange sul più bello e la società di Zamparini lo lascia libero senza fargli firmare il cartellino che gli permettesse di fare un altro anno al Palermo.

Da qui, se volete, comincia la favola di Di Gaudio diventato profeta, come molti, lontano da casa sua. Perché chiusa la pagina con la sua terra natale e con la sua squadra del cuore, perdigaudio-3 Di Gaudio comincia un nuovo cammino. Un osservatore lo nota, nota le sue movenze rapide e la faccia scaltra di chi sa il fatto suo e lo porta a Castelfranco, nella Virtus, dove comincia ad affermarsi a suon di dribbling e sterzate repentine. Siamo in Serie D e quello che aveva progettato con i suoi amici a Borgo Nuovo nella periferia di Palermo stava per concretizzarsi. Cristiano Giuntoli, all'epoca direttore sportivo del Carpi, lo nota e lo porta con se dopo tre anni di Virtus, 95 partite e 21 gol. Entra di diritto nella hall of fame della squadra di Bonacini, centrando dal 2010 al 2015 tre promozioni, tra cui quella storica del Carpi in A da protagonista. Quel Carpi partito dalla Seconda divisione di Lega Pro e che nel giro di cinque stagioni è arrivato in Serie A. A questo punto il sogno di giocare nella massima serie si è realizzato, e Antonio sceglie pure la vittima giusta per il primo gol in campionato. L'Inter di Roberto Mancini che a Modena riesce a imporsi per 2-1 dopo che proprio Di Gaudio aveva spaventato i nerazzurri alla seconda giornata di campionato. Non male per l'ex ragazzo di Borgo Nuovo che nel frattempo ha fatto tanta strada senza manifestare mai l'intenzione di fermarsi ora, sul più bello. 

digaudio-2In estate arriva al Parma in una campagna acquisti imponente dove il suo nome spicca vicino a quello di tanti altri. Dopo qualche problemino fisico, che non gli ha permesso di rendere al meglio, dopo un po' di confusione e di ambientamento durato forse più del previsto, Di Gaudio si sta ritrovando. L'incipit difficile sembra essere alle spalle, lui è uno di quelli che - al pari di Siligardi, Calaiò, Ceravolo, Gagliolo e altri - sa come si vince un campionato e pertanto forse ci si aspettava tutto e subito. Quattro gol in stagione sono pochi per uno del suo calibro, ma di partite ce ne sono ancora tante per migliorarsi e migliorare una squadra che ha anche bisogno di lui. Della sua qualità e della sua corsa, della sua duttilità e dei suoi dribbling, tenuti nascosti a Parma ma rispolverati nel momento giusto. 

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