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Dalle figurine di Cannavaro al gol con la Samp: Gazzola, cuore di Parma

Il giocatore nato a Borgotaro ha sempre coltivato la speranza di poter tornare nella sua città

Ha aspettato un bel po', Marcello Gazzola, per togliersi lo sfizio del primo gol in Serie A. E’ arrivato dopo 96 presenze nella massima serie tra Sassuolo e Parma, ma è arrivato. E ne è valsa pure la pena, in fondo aver segnato nel suo stadio, con la maglia della squadra per cui tifava da bambino, con la quale ha chiuso un cerchio, ha rappresentato sicuramente un punto d’arrivo per un giocatore rispolverato da D’Aversa è arrivato 15 mesi fa grazie a un mercato di riparazione che ha permesso il suo ‘ritorno’ in patria dal Sassuolo.

Di solito si dice che il gol per un calciatore sia l’espressione massima della gioia, il raggiungimento dell’obiettivo personale sacrificato spesso in nome di quello collettivo, di squadra. E Gazzola, uomo squadra qual è, ha saputo scegliere il momento giusto per esultare davanti alla sua gente, in un momento delicato della stagione in cui ogni situazione, negativa o positiva, può avere un peso specifico tangibile anche sulle azioni future.

È difficile farsi profeta a casa propria, questo Gazzola lo sa. Probabilmente voler essere profeta non è neanche una sua priorità, dato che con un atteggiamento da gregario lui se ne sta al suo posto e tira la carretta quando glielo chiedono. Non c’è niente di male nel farlo, diciamolo subito, è un valore aggiunto saperlo fare, vale ancora di più se lo sai fare bene come spesso succede a Gazzola che del Parma non è solo un calciatore ma anche tifoso.

Chissà quante volte sfogliando il diario e guardando la foto di Fabio Cannavaro avrà pensato a questo momento magico. Per i ragazzi del Liceo Scientifico come Gazzola, cresciuti all’ombra del Parma di Scala, non era difficile immaginare la gloria della domenica sul campo di calcio. Il campo di calcio del Parma, la squadra che lo ha adottato e allevato dall’età di nove anni. Dai tempi delle sgroppate in Cittadella. Finita la scuola all’una non usciva con i suoi amici che andavano al parco, ma aspettava seduto sulla borsa, una borsa con dentro sogni e vestiti da pallone. Il treno da Borgotaro partiva all’una e mezza. La borsa era più grande di lui e a volte l’aiutava la madre a tenerla su. Chissà se si è rivisto Gazzola domenica scorsa nei sogni del bambino che è stato. 'Marce', come lo chiamano gli amici, è uno di quei ragazzi che si è mantenuto tale, umile, d’altri tempi. Riconosce ai genitori i sacrifici che hanno fatto nel crescerlo sano e aiutarlo a diventare calciatore.

Quando facevano su e giù dal paese di montagna fino a Parma per accompagnarlo verso il suo sogno. Quello di un bambino che non desiderava altro che giocare con la squadra del cuore. Dieci anni nelle giovanili, dagli esordienti fino alla Primavera, qualche contatto con la prima squadra prima di andarsene tra Catania, Ascoli e Sassuolo. E’ tornato a Collecchio nel gennaio di un anno fa, dove forse ha rivisto tutti i passi che ha fatto quindici anni prima per coltivare il suo desiderio. Ci è tornato da giocatore vero. Non ha mai dimenticato le sue radici, Gazzola, il suo Parma l’ha sempre seguito, anche quando giocava altrove. Ha seguito le vittorie e le vicende del fallimento, in cuor suo ha sempre covato la speranza di poter tornare a giocare nella squadra della sua città.

E quando si è presentata la possibilità di fare ritorno a casa, lui ha fatto di tutto per riabbracciare la sua gente e continuare a correre dove prima camminava. Quando giocava nelle giovanili andare in A con il Parma era l’obiettivo da raggiungere: ha capito che poteva farlo quando era negli allievi, ci ha sperato quando è salito in Primavera con Giuseppe Rossi, Cigarini e Dessena. Ci è riuscito dopo tanti giri, dopo anni, ma meglio tardi che mai. E adesso Gazzola non è solamente un giocatore del Parma, ma è il primo tifoso di una squadra che per lui vuol dire casa.

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