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Parma, l'elisir di Bruno e la classe che non invecchia

Il capitano è tra i protagonisti assoluti di questo primo scorcio di stagione

Il regalo se lo è fatto in anticipo, Bruno Alves. Glielo ha confezionato Magnani domenica a pranzo, lui lo ha scartato senza farsi perdonare e se l'è portato a casa. Si dice che i regali più belli siano quelli che non ti aspetti. Probabilmente Bruno, che al gol ci è andato vicino nella gara che ha segnato l'inizio della sua avventura a Parma (con l'Udinese) e contro il Genoa (quando ha prolungato il pallone che Rigoni ha messo dentro da zero metri), non se l'aspettava, tante volte è salito sui calci d'angolo per far valere la sua forza fisica e il suo stacco imperioso che ha stregato tutti, D'Aversa compreso. Un giorno in allenamento è arrivata una palla altissima che Bruno ha calciato in rovesciata saltando con la gamba di poco sotto la traversa. Sembra una storia impossibile, una leggenda metropolitana ma è la pura verità. Un'istantanea che ritrae il vigore di un atleta impeccabile e non un artifizio retorico per impreziosire una storia che non ha bisogno di niente per essere avvincente, quasi quanto quella che sta scrivendo lui con il Parma.

Una roba incredibile, frutto di una dote atletica innata e curata negli anni grazie al calcio e al ju-jitsu, l'arte marziale per cui va tanto matto da farla praticare anche ai figli: allenamenti, palestra durante la settimana, qualche esercizio per allungare i muscoli anche a casa, a cui segue una dieta ferrea, rigida, piena di proteine. bruno-alves-par-ansa-3-2L'elisir della giovinezza di Bruno Alves è l'avocado, che mette praticamente ovunque, anche sulla torta di compleanno. Questo non è più un segreto, così come la cura dei dettagli soprattutto negli allenamenti, che porta poi a lavorare bene la domenica. Chiedere ai compagni di squadra cosa voglia dire fare qualche sessione con l'ex capitano dei Glasgow. O a mister D'Aversa quando fa l'arbitro durante le partitelle settimanali. La sua voglia di vincere sempre ha contagiato uno spogliatoio di cui lui è il custode assoluto. Professionalità, costanza e rispetto delle regole. L'unica a cui sfugge è quella del nutrizionista: tutti seguono la dieta del dottor Bongiovanni, lui ne fa a meno perché si cura da anni con la stessa dieta, una dieta di fronte alla quale ha dovuto abbassare la testa persino un sergente come D'Aversa, bravo ad adattarsi a quelle che sono le esigenze (anche nel gestirsi settimanalmente) di un capitano che si è calato in maniera sorprendente nella parte di trascinatore.

Non era scontato, a 37 anni, ripartire per salvarsi. Dopo aver vinto tutto è ancora più difficile - mentalmente - rispetto a giocare per vincere o continuare da comprimario per trionfare. par-ansa-bruno-alvesLui da protagonista se la sta giocando eccome facendo anche la differenza, va detto. Certo, l'impianto difensivo di D'Aversa è stato costruito per limitare i danni e proteggerlo il più possibile. E lui si sta trovando alla grande. Domenica ha scartato il regalo in anticipo, poi ne ha fatto uno anche ai 13mila del Tardini: la sua faccia da indio, cattiva e bramosa di gloria in partita, distesa fuori, si è allungata in un mezzo sorriso e in un cenno d'intesa con Sepe al tramonto di una partita controllata che stava per compromettersi quando il portiere ha rischiato di combinarla grossissima, dimenticandosi i fondamentali del portiere e avventurandosi in un'improbabile uscita senza trovare il pallone. L'esperienza ha guidato Bruno e gli ha permesso, un po' è stata anche colpa di Babacar va detto, di salvare il pallone quasi sulla linea di porta e di aggrapparsi ai tre punti preziosi. Che valgono più del suo gol. 

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