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Da D'Aversa (condottiero) a Bruno (capitano), passando per Gervinho e Inglese

Promossi e bocciati di un Parma da incorniciare. Ecco il Pagellone

Sepe 7,5 – Non ha cominciato benissimo la sua avventura con il Parma. Qualche scivolone Sepe lo ha avuto, ma c’era da aspettarselo per via della lunga inattività al quale è stato costretto, prima a Firenze, poi a Napoli, dove ha lasciato il cuore. Probabilmente tornerà lì, non è escluso che il Parma possa puntarci anche per il prossimo anno. Difficile. L’unica cosa certa è che se i crociati sono rimasti in Serie A e buona parte del merito è anche suo che ha saputo mettere le mani sull’obiettivo. Griffando la salvezza con il colpo di reni con l’Empoli all’andata, con la parata su Vloet in Parma-Frosinone e in casa con il Torino. Determinante nella vittoria di Udine, alla prima di ritorno, nel pari di Reggio Emilia e nell’ipnotizzare Pellissier a Verona, dove uno dei Parma più brutti della stagione ne è uscito indenne. 

Frattali 6 – Silenzioso, riconosciuto all’unisono come leader di uno spogliatoio che si è appoggiato anche su di lui, Gigi si è preso il suo pezzo di gloria a Roma, nello stadio che lo ha visto fare il raccattapalle, prima ancora il tifoso, avvicinandosi al calcio. L’uomo si mette spesso davanti al giocatore, il caso di Frattali – encomiabile professionista – è uno di quelli da elogiare: ha difeso la porta del Parma in Lega Pro, ha conquistato la B nella notte di Firenze allontanando gli spettri del Pordenone, è stato il portiere della storica serata di La Spezia. E si è conquistato una salvezza fondamentale. 

Iacoponi 7,5 – L’uomo più impiegato da Roberto D’Aversa. L’unico giocatore di movimento che, assieme a Caputo e Kouame, non ha saltato neanche una partita. 38 su 38, se si parte dai numeri si capisce bene come il Parma non abbia potuto fare a meno di lui nella stagione della consacrazione. Ha scritto una pagina storica di questa società, comunque vada a finire rimarrà nella memoria di tutti. Le uscite da capitano rimarranno impresse nella sua mente e in quella di molti tifosi finiti per glorificarne le gesta. E per esaltarsi con lui nei contrasti. Terzino, centrale di destra, di sinistra, in una difesa a tre o a quattro. Un uomo che va bene per tutte le stagioni. 

Gazzola 6 – A lungo rimasto ai margini del progetto tecnico, Marcello da Borgotaro si è rimesso in sesto senza mollare la presa. E si è riscoperto quasi per caso protagonista in un finale di campionato al cardiopalma. A un certo punto D’Aversa ha invertito la rotta, è passato a tre in difesa e si è blindato con Gazzola quinto a destra: a volte ha fatto anche la mezzala, poche sortite rispetto allo scorso campionato. La ciliegina sulla torta l’ha messa con il gol alla Samp. Il suo primo, con la sua maglia. 

Bruno Alves 7,5 – Capitano coraggioso, ha brillato per essere stato un traino fondamentale per compagni e allenatore. La sua spiccata personalità, alla quale ha unito il suo enorme senso di professionismo, sono stati sorprendenti per il Parma. Quasi quanto i suoi quattro centri. Pesanti, tutti. Le due pennellate in stile CR7 contro Chievo e Milan sono state magistrali. Aver risolto in mischia la partita d’andata con il Sassuolo ha allungato la striscia positiva del Parma. Quello di Empoli ha consentito di tenere invariato il margine dalla terzultima. Ha vissuto momenti brutti anche lui, caduto assieme ai compagni nella spirale dei cattivi risultati. Ma nel ciclo Parma, Bruno Alves è sempre stato un positivo, tranne a Bologna, quando ha perso la testa e si è fatto cacciare lasciando la squadra un po’ più sola nella sfida decisiva con la Fiorentina. L’epilogo della stessa non ha macchiato il suo anno, che resta ottimo malgrado quella parentesi.  A Roma ha chiuso marcando Dzeko, non uno qualunque, lo fatto bene.par-ansa-bruno-alves

Sierralta 6 – Qualche scampolo di partita per il promettente difensore cileno, che probabilmente tornerà a Udine. Esordire in Serie A a San Siro con una vittoria è probabilmente il premio a questa stagione che anche lui lo scorso anno ha saputo conquistarsi. A lungo disturbato da problemi fisici, Sierralta è stato comunque un appoggio per D’Aversa che gli ha riconosciuto doti importanti e si è fidato di lui: da centrale a quattro, a tre e da terzino. 

Gagliolo 7,5 – Comincia centrale nella difesa a quattro, finisce centrale nella difesa a quattro. In mezzo la grande intuizione di D’Aversa nell’affidargli il ruolo di terzino sinistro, mossa che è servita al tecnico per blindare la difesa in un certo periodo del campionato. Alla sua seconda stagione in Serie A, Gagliolo può dire di aver fatto progressi non solo per il fatto di aver conservato la categoria, ma per aver contribuito in maniera decisa e con impeto a mantenerla. Miglior partita: quella contro il Torino al Grande Torino, dove arriva l’assist che manda in porta Inglese.

Bastoni 6,5 – Arrivato con l’etichetta di promessa, da mettere in vetrina per conto dell’Inter, si è guadagnato credibilità oltre che la fiducia di D’Aversa. A un certo punto del campionato si è rivelato prezioso. Ha mostrato sicurezza in conduzione di palla, tempismo nell’anticipo e nella marcatura, ma gli errori dei 20 anni si sono fatti sentire. Qualche leggerezza è costata al Parma qualche punto, un prezzo che D’Aversa è stato disposto a pagare in nome di un giocatore che ha margine di miglioramento riconosciuto. Ed è destinato a diventare importante per il panorama nazionale. 

Gobbi 6 – Arriva come anima dello spogliatoio, fa da collante e gioca, trovando spazio all’inizio e un pizzico alla fine. L’errore di Frosinone stava per compromettere la corsa alla salvezza del Parma, ed è stata un po’ la fotografia della stagione a due facce. Bella nella prima metà, brutta nella seconda. Ma Gobbi è stato un elemento chiave nel raggiungimento dell’obiettivo. La personalità con cui è andato a parlare dopo l’incidente di Frosinone appunto ha rappresentato coraggio e professionalità. Sapersi prendere le responsabilità non è da tutti. 

Dimarco 6,5 – A un certo punto sembrava potesse essere la chiave per spaccare le partite. Piede tagliato, educato e potente, il suo sinistro non è stato mai sfruttato nel pieno della sua potenzialità. L’infortunio che gli ha fatto saltare un bel pezzo di stagione non gli ha impedito di rientrare per lo sprint. Giocatore che ha margine, ma che non è di proprietà e per questo, qualora non dovrebbe essere riscattato, non sarà certo rimpianto. 

Rigoni 6 – E’ arrivato quando il Parma non conosceva il suo destino. Da probabile titolare in caso di Serie B per il caso sms a potenziale riserva in Serie A. Si è trovato comunque in mezzo a tante battaglie, ha combattuto con onore e con intelligenza. Alle volte, quando l’impeto lo ha sopraffatto, ne è uscito anche ridimensionato, ma ha comunque resistito, timbrando il cartellino due volte. Due gol, qualche affanno e in mezzo pure un paio di intuizioni. Davanti aveva Grassi, il suo infortunio nelle gerarchie gli ha spalancato la strada. 

Grassi 6 ,5 – Il suo peso, come sempre accade in casi come questo, si è avvertito quando è rimasto fuori per cinque mesi. Il centrocampo del Parma dal suo infortunio si è indebolito parecchio, ha perso la puntualità dei suoi inserimenti, oltre che la capacità di saper pressare alto. Con i tempi giusti. Fino alla partita con il Milan, Grassi è stato fondamentale per D’Aversa che purtroppo lo ha utilizzato con il contagocce. 

Kucka 8 – Il suo peso specifico si è capito dalla seconda partita. Arrivato a gennaio per dare forza a un centrocampo che aveva appena perso Grassi, Kucka non si è fatto pregare, si è messo al lavoro, ha smaltito qualche tossina di troppo, ha rimesso in ordine la caviglia oltre che il suo fisico e si è andato a prendere quasi tutti i palloni con personalità. Il carisma che il Parma prima non aveva lo ha acquistato in gennaio, assieme ai muscoli di un giocatore che a questi livelli resta superiore alla media. Il gol più importante del Parma nel girone di ritorno probabilmente porta la sua firma. Il colpo di testa con il Genoa, dopo quello con il Cagliari e prima di quello con il Chievo ha avuto un grandissimo peso. Il rigore trasformato contro la Sampdoria, gara che gli è costata un rosso per eccesso di foga, lo ha comunque eletto protagonista di una cavalcata imbruttita solo nel girone di ritorno, il suo, dove lui ha spiccato mentre gli altri hanno sonnecchiato. Una grande intuizione del direttore sportivo Daniele Faggiano.ansa-kucka-2

Stulac 5,5 – Ha cominciato con il piglio giusto, ha finito per sgonfiarsi. Il suo fisico e la sua statura, oltre che le indiscusse qualità balistiche, avevano fatto sperare in un apporto più pesante nell’economia di una squadra che era stata costruita anche intorno a lui. Errore di valutazione, quello di affidargli la gestione del reparto di mezzo di una squadra di Serie A. Ma alla sua prima stagione nel complesso ha dimostrato che qualcosa di buono può uscire anche dai suoi piedi educati. Un po’ l’infortunio, un po’ il ritorno di Scozzarella, lo hanno messo ai margini. 

Scozzarella 7 – D’Aversa lo aspettato, nella pochezza tecnica del centrocampo crociato, dove prevaleva più il fisico che la geometria, Scozza si è trovato a suo agio anche nell’interpretazione di una fase difensiva che spesso gli ha imposto sacrifici. Non al meglio dal punto di vista fisico, quasi mai, alle volte ha brillato più per quantità che qualità, ma si è saputo adattare capendo di dover ‘correggere’ il suo modo di giocare alle volontà del tecnico e alle esigenze della squadra. Alla fine ha messo lo zampino nel gol salvezza. Meglio di così?

Barillà 7,5 – Alzi la mano chi, a inizio anno, immaginava di dover rimpiangere Barillà nei pochissimi giorni di assenza. Eppure Nino è stata la sorpresa più gradita per il Parma, una bellissima scoperta in una categoria che aveva assaggiato solamente ma che con la maglia del Parma è riuscito a gustarsi in pieno. E’ diventato imprescindibile per D’Aversa, bravo a capirne le potenzialità in una squadra che doveva essenzialmente sporcare il gioco degli altri e ripartire, lui è stato il primo ‘distruttore’. Corsa, grinta, affidabilità e inserimenti. Il gol all’Udinese nella gara d’esordio, poi la perla incastonata all’Allianz Stadium che ha tenuto in vita il suo Parma. Tanti chilometri e corse spese per gli altri per colui che un tempo sarebbe stato definito gregario di lusso. 

Siligardi 6,5 – Stagione intermittente la sua. Lampi accecanti, ore di buio, pause e guizzi decisivi. Comincia benissimo, tanto che la sua esclusione dalla lista dopo l’esordio con l’Udinese fa rumore. Partito titolare con le valige in mano, destinazione Giappone, Siligardi ha voluto disfarle impegnandosi a farsi notare e apprezzare nel suo stile di gioco. Il gol di Genoa, quello valso i tre punti di Marassi, hanno incanalato la sua stagione e quella del Parma verso binari comodi. Salvo poi complicarsi nel finale, quando anche il suo apporto – seppure con tutte le attenuanti del caso per i guai fisici – è venuto a mancare. Positivo. 

Biabiany 5,5 – L’infortunio a un paio di mesi dalla fine del campionato lo ha di fatto tagliato fuori. Non ha mai avuto un ruolo da protagonista, qualche problemino lo ha frenato ma anche quando ha mantenuto la condizione non è parso affatto un giocatore in grado di spostare gli equilibri: veloce nelle gambe, un po’ meno nel pensiero, qualche problema lo ha avuto anche lui. 

Inglese 8 – Il suo peso è stato fondamentale, al di là dei nove gol. Presenza minacciosa, costante attrazione per i difensori avversari, Inglese si è dimostrato giocatore di valore, capace di reggere da solo il peso dell’attacco e di fare ‘a botte’ con tutti i difensori di qualunque squadra. I suoi nove gol sarebbero un bottino dal quale ripartire energicamente, solo che il riscatto fissato dal Napoli obbliga la proprietà a fare altre valutazioni. Ma si può tranquillamente dire che la sua classe, la sua potenza fisica e il suo mettersi sempre a servizio dei compagni, sobbarcandosi anche qualche lavoro sporco di troppo, sono stati decisivi per il raggiungimento della salvezza. Si è arreso a qualche problema fisico che ne ha limitato le potenzialità. Ecco: l’unico neo può essere quello di una condizione fisica che non rappresenta una garanzia. Ma si può ampiamente parlare di missione compiuta, trattenerlo sarebbe il massimo, ripartire da lui dopo averlo acquistato un autentico capolavoro.  inglese-ansa (3)-3

Ceravolo 5,5 – Ha rifiutato ogni soluzione di trasferimento a gennaio. Evidentemente si sentiva di poter fare la controfigura di Inglese e di metterci del suo anche in partite impegnative. L’esito non è stato negativo, ma neanche si possono affermare frasi del tipo: ‘Non ha fatto rimpiangere Inglese’. A volte la Serie A gli è stata larga, altre volte ha dimostrato di saperci stare. La schiena che ha deviato in porta la palla tesa di Scozzarella contro la Fiorentina è stata la sua. In un modo o nell’altro, va detto, ha messo il timbro anche su questa salvezza. Ma evidentemente non basterà per meritarsi una riconferma in una categoria che – nessuno si offenda – non è la sua. 

Gervinho 8,5 – Decisivo, devastante, imprendibile. Quando ha voglia di giocare Gervinho è un po’ tutto questo. Decide le partite (e ne ha decise diverse, griffando anche la festa di De Rossi e superando il suo record di gol in Italia), devasta le difese avversarie quando parte (chiedere all’Udinese, o al Cagliari, alla Roma), funzionale agli schemi di D’Aversa che resta l’allenatore che più ne ha esaltato le caratteristiche – numeri alla mano – e che lo ha portato a essere veramente imprendibile. Un capolavoro di Faggiano, arricchito dalla sapienza tattica di un allenatore che gli ha cucito addosso un abito elegante che lui si è saputo sistemare. Undici gol, quattro assist e buona notte anche a qualcuno che sosteneva l’idea secondo cui Gervinho fosse un ex calciatore. 

Sprocati 6 – In silenzio, si è saputo mettere a disposizione del gruppo. D’Aversa ne ha individuato le qualità tecniche in poco tempo, qualcosa in più ci è voluta per dargli fiducia, ma con la sua fisicità è stato a suo modo importante quando serviva imprevedibilità e forza. Lui ci ha messo più la seconda che la prima, ma il Parma lo ha riscattato anche per l’altra metà, sintomo di fiducia. Che adesso va ripagata. 

D’Aversa 8,5 – La prima parte di campionato straordinaria è stata appannata da una seconda parte in linea con le aspettative di agosto, ma che è risultata stonata per quanto fatto fino a gennaio. C’è da dire, parlando di concretezza, che la società gli aveva chiesto di salvarsi, lui si è salvato senza patemi (con un po’ di affanno sì) e con la possibilità di poter chiudere il discorso anzitempo. Ma ci è riuscito, a dispetto dei problemi fisici dei suoi giocatori, degli infortuni degli uomini chiave di ogni reparto, nonostante l’indisponibilità di Inglese che ha saltato sedici partite in tutto l’anno. Per la terza volta in tre stagioni si è messo in tasca il bottino: dopo una promozione, un’altra e una salvezza al primo anno di Serie A c’è ancora chi non ha legato con lui e chi si è messo in testa di fargli la guerra. Ma ha il pieno appoggio della proprietà, con la quale si vedrà a breve per cercare di pianificare il futuro. A Parma ha fatto il massimo, qualche passaggio a vuoto lo ha avuto anche lui, ci mancherebbe altro, ma è arrivato sempre in fondo e questo non è imputabile solo alla fortuna. La sua sapienza tattica e la cultura del lavoro sono probabilmente i tesori più grandi da custodire, assieme a quella forza di saper dare valore a quello che ha. Chiedere ai giocatori, pleaseansa-parfor3-2

Dezi 6 – Ha giocato pochissimo, novanta minuti in un campionato. Mostrando però di avere qualità, ma se qualcosa non ha funzionato deve interrogarsi anche lui. 
Machin 5 – Debutto da dimenticare, rullato dal Napoli scomparso dai radar. Poi chiude con l’assist a Gervinho e abbraccia De Rossi che aveva conosciuto a Trigoria. 
Diakhate sv – Un infortunio ne ha frenato l’impiego.

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