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Parma, una Spal...lata che fa male

Servono rinforzi sul mercato

Giornata strana in Serie A, la 22esima di campionato è stata indecifrabile per Roma, Lazio e Parma. Giornata di rimonte e numeri spazzati, di fronte ai quali tutte le statistiche vanno aggiornate. Anche quelle del Parma, che con D'Aversa in panchina si era fatto rimontare in questo modo poche volte. A Venezia, al primo anno del tecnico sulla panchina del Parma, la squadra di Inzaghi (vicinissimo all'esonero dopo il 4-0 del Frosinone sul suo Bologna) aveva rimesso a posto le cose alla fine, cancellando il doppio vantaggio dei crociati maturato grazie ai gol di Baraye e Nocciolini nel giro di 3'. Moreo prima e Geijo su rigore a un soffio dalla fine posero definitivamente fine ai sogni del Parma di arrivare primi nel girone di Lega Pro. L'anno dopo, contro la Salernitana in Serie B, Di Cesare e Lucarelli avevano confezionato il doppio vantaggio, ma Sprocati (oggi al Parma e contro la Spal in panchina) e Vitale alla fine della partita con un calcio di rigore, avevano raggiunto i crociati.

Quella con la Spal è una rimonta che ha del clamoroso, perché il blackout che ha colpito i giocatori (e l'allenatore) ha spento definitivamente le illusioni di poter puntare a qualcosa che andasse più in la della salvezza. Una salvezza che è tutt'altro che scontata. E guai a pensare che il Parma l'abbia già in tasca, si commetterebbe l'errore più grande. Tocca a D'Aversa, come sempre, riprendere la situazione in mano e gestire il momento delicato, non tanto perché la sconfitta contro la Spal abbia ritoccato una splendida classifica, che resta tale anche dopo la sberla a mano aperta rifilata sul viso poco cattivo e 'malizioso' (per citare l'allenatore) di un Parma che si è seduto presto e si è fatto infilare facile, quanto perché dal punto di vista psicologico. Un pugno del genere piegherebbe sulle ginocchia anche una corazzata. Il Parma, lo si è capito anche domenica, corazzata non è, tutt'altro. E ha bisogno di qualche rinforzo sul mercato.

Se arrivi a giocarti una partita del genere a questo punto della stagione e con in tasca 28 punti beh, vuol dire che hai quasi raggiunto una maturità tale da affrontare il resto del programma. Programma che però non ha calcolato - evidentemente - gli scivoloni. Fisicamente, gli uomini di D'Aversa (che forse ha la responsabilità di non aver rinunciato prima a una mezzala, viste le condizioni fisiche precarie di Kucka e Barillà per affidarsi alla corsa di Gazzola e a uno scolastico 4-4-2) non hanno retto, ma il tecnico era a conoscenza del rischio e di una situazione precaria. Ma - come ha sottolineato anche in conferenza stampa - nessuno aveva ricevuto segnali (neanche lui) di cedimento perché l'imapcatura solida che faceva leva sulla corsa di Biabiany, ottimo in fase di copertura su Lazzari, non ha mai neanche scricchiolato. Fino al 70'.

Dopo di che è bastato un errore di Bastoni, che salta a vuoto e fuori tempo, a spalancare la porta alla Spal che ha dovuto fare poco per accomodarsi a una festa alla quale non era stata invitata e imporsi, addirittura, scacciando il Parma e cancellando la doppietta di Inglese in un solo colpo. Roba che ha riportato il Parma sulla terra in un attimo, che ha denunciato i limiti caratteriali di una squadra ancora acerba e forse con troppa paura di essere beffata al punto da esserlo e, soprattutto, con poche alternative per ridare fiato a quelli che in mezzo al campo non avrebbero dovuto neanche giocare. Prendete Barillà: è passato da possibile eroe, con la palla del 3-0 sul sinistro a giocatore che ha chiuso in affanno e ha chiesto la sostituzione. Con tre giorni davanti per chiudere le operazioni di mercato tese ad arricchire il centrocampo di D'Aversa, il Parma deve rimettere insieme i cocci di un vaso che domenica è apparso di terracotta, al cospetto di uno di ferro, come la Spal che si prende i meriti e gongola. 

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