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Perché l'Istituto di Credito Sportivo sta mettendo in difficoltà il Parma?

Un colpo di scena che va a intralciare i piani della società che però potrebbe avere un piano alternativo

Sembrava tutto fatto per quello che da sempre è stato considerato il primo passo verso il ritrono nel grande calcio da parte del nuovo Parma Calcio, quello nato dalle ceneri di un fallimento mastodontico che Tommaso Ghirardi e Pietro Leonardi, all'epoca, non hanno saputo evitare. L'acquisto del Centro sportivo di Collecchio - definito provvisorio l'11 aprile dal curatore fallimentare che aveva assegnato per due milioni e ottocento mila euro lo stesso al Parma - non è più scontato. Perché, nonostante l'assegnazione (provvisoria) della struttura al club, c'è da segnalare 'l'intromissione' lecita di un nuovo ente che ha potuto rilanciare nel rispetto delle regole e con un'offerta più alta del 10% rispetto a quella disposta dal Parma per l'acquisto della struttura. Una mossa che ha spiazzato tutti. L'istituto del credito sportivo, che nel 2012 aveva versato quasi sette milioni di euro per il 'lifting' dello stesso centro sportivo che è stato ampliato e disposto di attrezzature per allenamenti e della foresteria per favorire l'alloggio dei giocatori, 'rivuole indietro' la struttura. Probabilmente perché quel Parma quei soldi non li ha mai restituiti. Il mutuo ventennale che la vecchia società si era impegnato a sottoscrivere è stato sospeso a causa del fallimento e il presidente dell'Istituto per il Credito Sportivo  Abodi, ex numero uno della Serie B, sta provando (in maniera dovuta) a rientrare del denaro perso. 

La società crociata, appresa la notizia, non può ovviamente essere contenta. Se da un lato l’offerta è del tutto legittima, perché prevista nei parametri imposti dai regolamenti dell’asta per l’assegnazione, dall'altro è assolutamente curioso che una banca pubblica come l’Istituto per il Credito Sportivo (che ha come mission quella di supportare le società sportive e aiutarle con finanziamenti e incentivi) possa decidere di mettere 'i bastoni tra le ruote' a una società. È possibile che la scelta del Credito Sportivo sia quella di fare una semplice manovra di disturbo per alzare il prezzo del Centro Sportivo, ci può stare. L’Istituto, infatti, è il principale creditore della Eventi Sportivi, ed è presumibile che stesse attendendo l’assegnazione per poi infilarsi nella disputa e cercare di recuperare una somma superiore. Certo è che, al netto del disappunto normale e comprensibile all’interno della società crociata, il Credito Sportivo non può nemmeno permettersi di tirare troppo la corda: essendo una banca pubblica, ha possibilità di rilancio quasi illimitato, ma rischierebbe di arrivare ad uno scontro nel quale il Parma, arrivati ad una certa cifra, potrebbe ad un certo punto decidere di prendere una strada diversa, lasciando il Centro Sportivo a chi ha voluto semplicemente “disturbare”.

Il Parma potrebbe infatti decidere di costruirne uno altrove con una cifra molto simile (se non più bassa) a quella richiesta. Certo, si tratterebbe di una manovra “al limite”, e la volontà forte (sottolineata anche da un comunicato ufficiale) è quella di chiudere l’acquisto dell'impianto di Collecchio. Difficile comunque che il Credito Sportivo punti all’acquisto, essendo un Centro Sportivo che da sempre ospita il Parma e che può essere utilizzato solo per attività sportive. Certo, uno “sgambetto” come questo, oltre che fastidioso, per certi versi può considerarsi quasi inspiegabile. In ogni caso appuntamento dunque al 9 maggio, per un nuovo capitolo di questa storia.

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