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Pincolini: "Giusto lo stop, è fondamentale la forza mentale"

Il preparatore atlerico a ParmaToday.it: "Dal punto di vista psicologico stare sul pezzo è impossibile senza competizione"

Era giusto fermare tutto, non puoi fare delle mezze scelte. Non nel calcio, non quando di fronte ti si pone questo tipo di problematica. Ti tocca fare delle scelte che non hai mai fatto prima. E’ tutto da inventare”. Vincenzo Pincolini, preparatore atletico del Parma di Sacchi e del Milan degli invincibili, adesso fa il coordinatore delle Nazionali giovanili. E’ un ‘tecnico’ del pallone, uno che sa andare oltre la tattica. Un antesignano delle pratiche di allenamento, un innovatore già tempo addietro e oggi è considerato tra gli esperti della materia. Il coronavirus ha messo in ginocchio anche il calcio, dopo i primi casi di positività di alcuni giocatori di Serie A si avvalora la tesi sostenuta dal Governo che ha previsto uno stop collettivo. "Era inevitabile chiudere - dice Pincolini -".

Pincolini, si diceva che i giocatori erano iper controllati, eppure...

“In queste situazioni si è protetti solo quando non hanno incontri e contatti con nessun altro. Nel calcio non esiste, non si possono evitare i contatti, come fai? Lo dicono le regole del gioco, ti viene spontaneo abbracciare un tuo compagno quando si esulta. Come fai?”.

Non c’era nessuna soluzione per andare avanti in sicurezza?

“Direi di no. Anzi, forse una: tenere chiusi i giocatori, isolarli in una palestra ma per quanto tempo? Una cosa che non poteva essere concepita”.

E adesso quali protocolli bisogna seguire a livello atletico?

“Io immagino nei tempi brevi, cioè fino al 3 di aprile, i giocatori che dovranno mantenere la condizione da soli. Partendo dal discorso della ginnastica, dell’aerobica. Se qualcuno può deve riscoprire il sapore della corsa nei prati. Dobbiamo inventarci qualcosa. A patto che si eviti l’assembramento e che si stia comunque lontano dal gruppo”.

Come lavora un atleta con il pensiero che non va solo alla competizione?

“E’ difficile. Dobbiamo cominciare a mettere davanti al discorso muscolare e relativo alla resistenza, quello che riguarda la preoccupazione. E’ impossibile continuare a rimanere sereni. Lo è per tutti, lo è di conseguenza anche per i giocatori. Un corpo già stressato dal punto di vista psicologico va fatto lavorare a intensità media. Il corpo non riesce ad allenarsi a grande intensità. Lavorare a bassa intensità è consigliato, perché se la alzi abbassa di conseguenza le difese immunitarie. E in questo momento non abbiamo bisogno di questo”.

Quindi gli allenamenti personalizzati come si svolgeranno?

“Nel modo tradizionale. Usando un normale tappetino per fare ginnastica, un manubrio, dei pesi, cyclette e tapis roulant. Questo è l’indispensabile per mantenere la condizione atletica. Ma la vera sfida è un’altra”.

Ci spieghi.  

“Mantenersi vivi dal punto di vista mentale. Dal punto di vista psicologico stare sul pezzo è impossibile senza competizione. E’ molto difficile. La motivazioni è fondamentale e in questo periodo ne ha di più chi appare in difficoltà dal punto di vista della classifica. Prenda la Spal, domenica. Non ha fatto una partita esemplare, ma ha vinto. E’ bastato poco per portare a casa il risultato pieno. Il Parma pensava a quello che aveva attorno, i giocatori in questo momento hanno altri pensieri, come giusto che sia”.

Da dove bisogna ripartire?

"Il problema più piccolo è quello di mantenere la forma fisica. A casa, seguendo determinate indicazioni, puoi farlo. Dalle scale agli sprint in giardino, inventi a seconda di dove ti trovi. Il difficile è mantenere il focus a livello di motivazione. Io spero che questa faccenda finisca presto. Una volta ripartiti però mi sento di dire che la difficoltà principale ce l’ha l’allenatore perché gli manca tutto ciò che è tecnico tattico. Solo se hai una buona  organizzazione puoi sopperire a queste mancanze. Una volta che ricominci, spero presto, devi fare dei lavori generici che assomigliano tanto a quelli che facevi nei ritiri. Parti dall’individuale, poi vai nello specifico. In questa pausa forzata dovranno essere bravi gli allenatori a mantenersi in contatto frequente con i giocatori, per sollecitarli e aiutarli a mantenere viva la fame agonistica”.

Si parla di campionato falsato: ha senso andare avanti oppure è più utile chiudere tutto?

“Il campionato non è falsato, guardando da fuori dico che ha senso andare avanti.  La salute è una cosa importante, non possiamo pensare al calcio adesso. Ci sarà tempo, ammesso che si torni alla nomalità per la data del 3 aprile. Bisogna andare avanti, il campionato troverà una collocazione sua. Mi pare che alcune ipotesi siano al vaglio dei tecnici”.

Quale preferirebbe?

“Saltano i Campionati europei e le date per portare a termine il campionato si trovano. E’ un problema che abbiamo anche noi come nazionali giovanili. Spero che portino a termine il campionato però, perché vorrebbe dire che l’emergenza legata al virus finirà in tempi brevi e presto si potrà tornare alla normalità”.

La Uefa in tutto questo pare decisa ad andare avanti.

“Credo ci sia un palleggio di responsabilità. Se la Uefa dice stop gli si chiede i danni. Serve la politica per questo tipo di decisioni, di modo che nessuno chieda danni a nessuno. Se le squadre sono già partite neanche puoi fermarle. Una situazione complessa”.

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