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La fine del lockdown non cambia le cose: fatturato degli alberghi a picco

Intervista ad Emio Incerti, presidente di Federalberghi di Parma, aderente all'Ascom: "Il calo è stato del 90% per marzo ed aprile, in maggio non ci sono state variazioni: nessun nuovo albergo ha deciso di riaprire"

Il settore alberghiero è uno di quelli più colpiti dal lockdown dovuto all'emergenza Covid-19. Se nei mesi di marzo ed aprile infatti la flessione del fatturato nel parmense è stata del 90% con una perdita giornaliera di circa 300 mila euro, nel mese di maggio la situazione non è migliorata, nonostante la fine del lockdown. Anche perchè nessuna nuova struttura alberghiera ha riaperto.

"Nel nostro territorio è rimasto aperto il 10% degli alberghi: dopo la fine del lockdown nessuna nuova struttura ha deciso di riaprire: manca il mercato dei turisti, soprattutto stranieri. Ci salveremo grazie ai clienti delle industrie agroalimentari e per l'estensione al 2021 di Parma Capitale della Cultura".  Abbiamo intervistato Emio Incerti, presidente Federalberghi Parma, aderente ad Ascom, per capire se nel nostro territorio il mercato sta iniziando a muoversi e quali sono le prospettive di un comparto essenziale per la nostra provincia. 

Qual'è lo stato di salute del settore alberghiero di Parma, dopo la fine del lockdown il 18 maggio? 

"Al momento non ci sono stati cambiamenti sostanziali rispetto al periodo del blocco: il mercato è fermo, oggi è come in marzo. Non sono stati aperti altri albeghi rispetto a quelli che sono rimasti aperti durante il lockdown di parla di circa il 10%. Alcune strutture alberghiere riapriranno la prossima settimana mentre altre hanno già deciso di rimandare l'apertura direttamente a settembre. Fino a quando non si aprirà la mobilità tra regioni non ci sarà mercato: si vive alla giornata perchè le notizie cambiano di ora in ora. Oggi non ci sono turisti tradizionali e soprattutto non ci sono i turisti stranieri, essenziali per la nostra città. Il mercato di quelli business potrebbe riprendere un pò nel mese di giugno ma in gran parte a settembre". 

La Cerved Rating Agency ha sottolineato oggi che un hotel su cinque rischia di non riaprire dopo l'emergenza. Com'è la situazione a Parma? 

"E' ovvio che il settore ha subito un grosso danno ed è per questo motivo che, sia a livello locale e governativo, chiediamo il massimo sforzo da parte delle Istituzioni per sostenere il comparto fino a settembre, quando la maggior parte degli alberghi ha in previsione di riaprire. Parma ha una caratteristica che, in questa crisi, rappresenta un vantaggio: abbiamo molta clientela business. A differenza di altre città, nelle quali il settore vive solo di turismo 'tradizionale' qui possiamo contare sui clienti delle tante industrie agroalimentari del nostro territorio, che non hanno cessato l'attività. In questo momento è più difficile tenere aperto un albergo a Venezia piuttosto che a Parma. Oltre a questo l'estensione di Parma Capitale della Cultura anche al 2021 potrebbe dare la possibilità agli alberghi di recuperare: con tante ferite addosso sono fiducioso che riusciremo a superare questa crisi". 

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Si può quantificare il calo di maggio? Cosa prevede per il futuro dei prossimi mesi?

"Non vedo una situazione tragica nell'immediato futuro ma ora abbiamo bisogno di aiuti concreti: dallo spostamento delle scadenze per i pagamenti - l'ideale sarebbe all'anno prossimo - alle casse integrazioni per i lavoratori. Rispetto ad altre città noi probabilmente riusciremo a 'salvarci' grazie alle fiere, ai convegni e alle industrie che hanno bisogno dei nostri servizi. Se a marzo ed aprile il calo del fatturato è stato del 90% con una perdita giornaliera di 300 mila euro a livello provinciale nel mese di maggio non si è visto un cambiamento significativo, anche perchè nessun altro albergo ha riaperto. Iniziano ad arrivare alcune telefonate per le prenotazioni di giugno e siamo fiduciosi la situazione resta molto problematica". 

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