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AlmaLaurea 2021: tasso di occupazione migliore della media

Il 76,3% dei laureati triennali e il 73% dei laureati di secondo livello occupati a un anno dal titolo; il 92,1% dei laureati di secondo livello occupati dopo cinque anni. Il 91% complessivamente soddisfatto dell’esperienza universitaria

Il tasso di occupazione dei laureati dell’Università di Parma a uno e cinque anni dal conseguimento del titolo si conferma più alto della media nazionale e regionale. Molto alto (al 91%) anche il grado di soddisfazione complessivo rispetto all’esperienza universitaria. A dirlo è il XXIII Rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati presentato oggi dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea.

Le indagini hanno coinvolto i laureati delle 76 università italiane ad oggi aderenti al Consorzio.

Il Rapporto di AlmaLaurea sul Profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di 291 mila laureati nel 2020: in particolare, 165 mila laureati di primo livello, 89 mila dei percorsi magistrali biennali e 36 mila a ciclo unico; il Rapporto di AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale dei laureati ha analizzato 655 mila laureati di primo e secondo livello nel 2019, 2017 e 2015 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.

IL PROFILO DEI LAUREATI 2020 DELL'UNIVERSITÀ DI PARMA
I laureati nel 2020 dell'Università di Parma coinvolti nel XXII Rapporto sul Profilo dei laureati sono 5.208. Si tratta di 2.957 di primo livello, 1.690 magistrali biennali e 537 a ciclo unico; i restanti sono laureati in corsi pre-riforma.

In questa sede si riporta l’analisi delle performance formative dei laureati di primo livello e dei laureati magistrali biennali.

Cittadinanza, provenienza e background formativo: da fuori regione il 49,5% dei laureati, a fronte del 23,5% nazionale
La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 3,8%.

Il 49,5% dei laureati (in aumento rispetto al 48,3% dello scorso anno) proviene da fuori regione, più del doppio del dato nazionale che si assesta al 23,5%; in particolare è il 44,8% tra i triennali e il 57,1% tra i magistrali biennali.

È in possesso di un diploma di tipo liceale il 70% dei laureati: il 64,8% per il primo livello e il 72,7% per i magistrali biennali. Possiede un diploma tecnico il 24,9% dei laureati: il 29% per il primo livello e il 23% per i magistrali biennali. Residuale la quota dei laureati con diploma professionale.

Età, regolarità e voto di laurea: 25,6 anni l’età media alla laurea, il 64,9% termina l’università in corso; 102 il voto medio di laurea
L’età media alla laurea è 25,6 anni per il complesso dei laureati (24,3 per i laureati di primo livello e 27,2 per i magistrali biennali). Su questo dato incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore.

Il 64,9% dei laureati di Parma termina l’università in corso, un dato più alto della media nazionale che è di 58,4%: in particolare è il 64,7% tra i triennali e il 70,8% tra i magistrali biennali.

Il voto medio di laurea è 102 su 110: 99,2 per i laureati di primo livello e 106,4 per i magistrali biennali.

Tirocini curriculari, studio all’estero e lavoro durante gli studi: tirocini riconosciuti per il 74,9% dei laureati
Il 74,9% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi, un dato più alto della media nazionale di ben diciassette punti percentuali: l’81,5% tra i laureati di primo livello e il 71,8% tra i magistrali biennali (valore, quest’ultimo, che cresce all’87,9% considerando anche coloro che l’hanno svolto solo nel triennio).

Ha compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea (principalmente Erasmus) il 9,9% dei laureati: il 6,8% per i triennali e il 12,7% per i magistrali biennali (quota, quest’ultima, che sale al 16,8% considerando anche coloro che hanno compiuto un’esperienza all’estero solo nel triennio).

Il 64,9% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari: è il 67,7% tra i laureati di primo livello e il 65% tra i magistrali biennali.

La valutazione dell’esperienza universitaria: il 91% dei laureati di Parma è soddisfatto, il 73% sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo
Per analizzare la soddisfazione per l’esperienza universitaria appena conclusa si è analizzata l’opinione espressa dal complesso dei laureati in merito ad alcuni aspetti.

Il 90,8% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e l’89,1% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo, l’86,8% dei laureati di Parma considera adeguate le aule: più in generale il 91% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso.

E quanti si iscriverebbero di nuovo all’Università? Il 73% dei laureati (dato lievemente in crescita rispetto al 71,6% dello scorso anno) sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, mentre il 7,4% si riscriverebbe allo stesso Ateneo, ma cambiando corso.

LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI DELL'UNIVERSITÀ DI PARMA
L’Indagine sulla Condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 9.314 laureati dell'Università di Parma. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati di primo e di secondo livello usciti nel 2019 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati di secondo livello usciti nel 2015 e intervistati dopo cinque anni.

Lavoro, i laureati triennali a un anno dalla laurea: tasso di occupazione 76,3% (media italiana 69,2%, media regionale 71,9%)
L’Indagine ha coinvolto 2.892 laureati triennali del 2019 contattati dopo un anno dal titolo.

Il 65,3% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello (marginale la quota di chi si iscrive ad un corso triennale). Vengono quindi prese in considerazione solo le performance occupazionali dei laureati di primo livello che, dopo la conquista del titolo, hanno scelto di non proseguire gli studi universitari e di immettersi direttamente nel mercato del lavoro.

Isolando quindi i laureati triennali dell'Università di Parma che, dopo il titolo, non si sono mai iscritti a un corso di laurea (33,7%), è possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo.

A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è del 76,3%, più alto della media nazionale che si ferma al 69,2%; la media regionale si ferma al 71,9%. Tutti e tre i dati sono in calo rispetto allo scorso anno, probabilmente anche a causa dell’impatto della pandemia. Il tasso di disoccupazione (calcolato sulle forze di lavoro, cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro) è pari al 12,9%.

Tra gli occupati, il 19,9% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 18% ha invece cambiato lavoro; il 62,1% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo.

Il 28,9% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 41,2% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). L’11,8% svolge un’attività autonoma (libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.).

Il lavoro part-time coinvolge il 20,4% degli occupati. La retribuzione è in media di 1.281 euro mensili netti, in linea con la media nazionale di 1.270 euro e quella regionale di 1.280.

Ma quanti trovano un lavoro coerente con l’ambito di studi seguito? Si è presa in esame l’efficacia del titolo, che combina la richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo, nel lavoro, delle competenze apprese all’università. Il 68,6% degli occupati considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Più nel dettaglio, il 61,4% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università.

Lavoro, i laureati di secondo livello a uno e cinque anni dalla laurea
I laureati di secondo livello del 2019 contattati dopo un anno dal titolo sono 2.188 (di cui 1.572 magistrali biennali e 616 magistrali a ciclo unico), quelli del 2015 contattati a cinque anni sono 2.060 (di cui 1.484 magistrali biennali e 576 magistrali a ciclo unico).

Laureati di secondo livello a un anno: tasso di occupazione 73% (media italiana 68,1%, media regionale 71,7%)
Tra i laureati di secondo livello di Parma del 2019 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione è pari al 73% (72,7% tra i magistrali biennali e 73,5% tra i magistrali a ciclo unico); 68,1% il dato nazionale, 71,7% quello regionale. Il tasso di disoccupazione, calcolato sulle forze di lavoro, è pari al 15,3% (17,6% tra i magistrali biennali e 10,7% tra i magistrali a ciclo unico).

Il 16,1% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 14,2% ha invece cambiato lavoro; il 69,8% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Tra i laureati magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 21,2%, 15,8% e 62,9%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 6,2%, 11% e 82,8%.

Il 19,2% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato mentre il 38,5% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto a tempo determinato). Il 19,4% svolge un’attività autonoma (libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.). Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 23,4%, 42,4% e 7,4%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 11,3%, 30,9% e 42,3%.

Il lavoro part-time coinvolge il 23,5% degli occupati (18,9% tra i magistrali biennali e 32,3% tra i magistrali a ciclo unico). La retribuzione è in media di 1.421 euro mensili netti (1.291 euro per i magistrali biennali e 1.674 euro per i magistrali a ciclo unico); 1.364 euro la media nazionale, in linea con quella regionale di 1.368.

Il 69,1% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo (il 58% tra i magistrali biennali e il 90% tra i magistrali a ciclo unico); inoltre, il 61,3% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite durante il percorso di studi (51,3% tra i magistrali biennali e 80,4% tra i magistrali a ciclo unico).

Laureati di secondo livello a cinque anni: tasso di occupazione 92,1% (media italiana 87,7%, media regionale 90,7%)
Il tasso di occupazione dei laureati di secondo livello del 2015, intervistati a cinque anni dal conseguimento del titolo, è pari al 92,1% (92,1% per i magistrali biennali e 92,2% per i magistrali a ciclo unico), con un bel passo in avanti rispetto all’88,5% dello scorso anno; 87,7% il dato nazionale, 90,7% quello regionale. Il tasso di disoccupazione è pari al 3,3% (3,6% per i magistrali biennali e 2,5% per i magistrali a ciclo unico).

Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato sono il 56,5%, mentre gli occupati che svolgono un lavoro non standard sono il 14,8%. Svolge un lavoro autonomo il 21,3%. Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 61%, 15,8% e 16,5%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 42,8%, 11,6% e 36%.

Il lavoro part-time coinvolge il 10,2% degli occupati (8,8% tra i magistrali biennali e 14,4% tra i magistrali a ciclo unico). Le retribuzioni arrivano in media a 1.594 euro mensili netti (1.570 per i magistrali biennali e 1.668 per i magistrali a ciclo unico), dato più alto di quello nazionale (1.556 euro). Il 68,3% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro svolto (è il 62,7% tra i magistrali biennali e l’85,7% tra i magistrali a ciclo unico); il 55,6% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università (51,8% tra i magistrali biennali e 67,6% tra i magistrali a ciclo unico).

Ma dove vanno a lavorare? L’80% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 17,2% nel pubblico. La restante quota lavora nel no-profit (2,6%). L’ambito dei servizi assorbe il 67,7%, mentre l’industria accoglie il 31,1% degli occupati; 1% la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.

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