rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
L'INCHIESTA

Il carcere di via Burla al collasso, più di sessanta aggressioni in 12 mesi: agenti sul piede di guerra e medici pronti allo sciopero

Aggressioni, rivolte, sovraffollamento, condizioni detentive critiche e visite mediche a rischio. Ecco perchè Il penitenziario più grande dell'Emilia Romagna rischia di scoppiare da un momento all'altro

E' il più grande carcere dell'Emilia-Romagna, l'unico con una sezione di 41 bis e con sezioni specifiche dedicate a detenuti con gravi problemi di salute e paraplegici. Il penitenziario di via Burla è sull'orlo del collasso. Negli ultimi dodici mesi, infatti, sono state registrate più di sessanta aggressioni ai danni degli agenti di polizia penitenziaria, alcune segnalazioni anche da parte dei detenuti, il caso più eclatante è quello di Cesare Battisti. Con i sindacati di polizia penitenziaria sul piede di guerra e i medici pronti allo sciopero la situazione è potenzialmente esplosiva. 

L'apertura del nuovo padiglione, composto da quattro sezioni con 200 detenuti in più, se da un lato ha alleggerito ad un problema endemico del carcere di Parma, ovvero il sovraffollamento - ad oggi risultano 687 detenuti (di cui 217 stranieri) rispetto ad una capienza massima di 655  - mentre prima dell'apertura il problema era molto più vasto dall'altro - visto che non è stato previsto un aumento degli organici di polizia penitenziaria, gli agenti lamentano un super lavoro, anche con turni di 10 o 12 ore al giorno, senza la possibilità di avere il riposo settimanale. Una situazione che non fa altro che alimentare le tensioni che si verificano quotidianamente tra detenuti e agenti all'interno del carcere. Del resto le condizioni di detenzione e quelle strutturali del penitenziario sono, da sempre, critiche. 

Sessanta aggressioni negli ultimi 12 mesi 

Uno dei problemi principali è quello delle aggressioni dei detenuti nei confronti degli agenti penitenziari. Questo tipo di comportamento può essere innescato da una protesta individuale ma spesso viene messo in atto dai reclusi per ottenere il trasferimento in un'altra struttura. Dopo un'aggressione infatti, soprattutto se particolarmente violenta, la direzione del carcere e il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, possono decidere l'allontanamento del detenuto violento e quindi il trasferimento in un'altra struttura. Negli ultimi 12 mesi, infatti, ci sono state più di sessanta aggressioni, con un escalation nei primi mesi del 2023, tra gennaio e marzo. L'ultimo episodio durante il trasferimento di un detenuto da via Burla al carcere di Perugia. 

carcere

Gli agenti: "Vogliamo il taser per difenderci dai detenuti" 

Gli agenti penitenziari tornano a chiedere strumenti per difendersi dalle aggressioni. "Almeno per difenderci - sottolinea il dirigente del sindacato Osapp - vogliamo il taser e la bodycam, una telecamera che riprende tutto quello che avviene. In questo modo potremmo difenderci anche dalle accuse infamanti che a volte arrivano da parte di detenuti che denunciano presunte aggressioni.  C'è un aumento vertiginoso delle aggressioni nei confronti degli agenti, che vengono in particolar modo dai detenuti dell'Alta Sicurezza. Il tentativo di strangolamento ai danni di un agente della penitenziaria è stato un evento gravissimo" 

Celle senza riscaldamento, con muffa e infiltrazioni 

E' l'associazione Antigone a fare luce, nel suo ultimo rapporto, sulle condizioni strutturali e detentive all'interno delle varie sezioni del carcere. "All'interno delle sezioni di media sicurezza e in particolare in quelle collocate all'interno del vecchio padiglione (sei sezioni) si riscontrano pessime condizioni strutturali con problemi d'infiltrazione che rendono insalubri gli spazi e un generale clima di abbandono, in specie nelle tre sezioni dell'ala B del padiglione, ove continua a registrarsi la mancanza di riscaldamento. Nella sezione 3B, che appare destinata alla popolazione detenuta più marginale, abbiamo riscontrato almeno tre celle con infiltrazioni di acqua dal tetto e muffe diffuse: le celle sono state chiuse nel corso della nostra visita con il ricollocamento altrove dei detenuti lì alloggiati. A livello strutturale, anche le celle del reparto "Crupi", appaiono poco curate". 

Sei educatori presenti sui dieci previsti 

Sei educatori sui dieci previsti dalla pianta organica del carcere. E' questo uno degli altri problemi endemici di via Burla. L'apparato educativo è debole e poco curato. Anche per quanto riguarda il lavoro e la formazione professionale le proposte sono scarse, rispettp a quelli di altre carceri, soprattutto considerando il numero di detenuti. "Anche l'area educativa -  si legge nel rapporto di Antigone - ha visto per alcuni periodi la presenza unicamente di uno o due operatori giuridico-pedagogici; di recente, sono stati assunti nuovi educatori per un totale di sei Si segnala, infine, l’assoluta scarsità di opportunità di formazione professionale e lavoro, in particolar modo per la media sicurezza". 

Mancano 100 agenti di polizia penitenziaria: visite mediche a rischio 

I sindacati di polizia penitenziaria sono concordi nel ritenere che il numero di agenti che mancano in via Burla sia di circa 100 unità. In carcere infatti i poliziotti sono sotto organico, mancano anche circa 40 ispettori (ne sono previsti 65, oggi ce ne sono solo 23). Nel corso di un solo giorno, ricostruiscono gli agenti, vengono effettuati una decina di servizi di scorta per accompagnare i detenuti alle visite mediche: ogni trasferimento prevede la presenza di tre agenti.  "Il diritto alla salute dei detenuti non è tutelato - sottolinea la Funzione Pubblica Cgil - non sono garantite le visite specialistiche all'esterno della struttura carceraria". 

carcere1

Detenuti malati e paraplegici: 200 detenuti hanno più di 60 anni, 49 più di 75 anni 

All'interno del carcere di Parma ci sono diverse sezioni: la Media Sicurezza, l'Alta Sicurezza (As1 e As3), oltre a un reparto sanitario suddiviso nella sezione Sai, il Servizio Assistenza Intensiva per persone con gravi problemi di salute e la sezione Crupi, riservata ai detenuti paraplegici. Detenuti paraplegici in carcere? Si certo, la popolazione carceraria di via Burla è piuttosto anziana. Duecento detenuti hanno più di 60 anni mentre 49 hanno più di 75 anni. Le sezioni sanitarie, pur avendo una capienza molto limitata, attraggono un gran numero di detenuti con gravi problematiche provenienti da altri istituti, molti dei quali - anziani e malati – vengono distribuiti nelle sezioni ordinarie in attesa che si liberi un posto. 

Al 41 bis 67 detenuti: celle da un metro e cinquanta per due metri e cinquanta 

Nella sezione 41 bis del carcere di Parma, che si trova in un edificio separato dal resto, sono rinchiusi 67 detenuti. Il nome del regime 41-bis deriva dall'articolo della legge sull'ordinamento penitenziario numero 354/1975, introdotto nel 1986 dalla legge Gozzini, che interessava, in un primo momento, esclusivamente i casi di emergenza interna o di rivolta nelle carceri e che successivamente alla strage di Capaci del 1992, è stato ampliato ai detenuti facenti parte dell'organizzazione criminale mafiosa. L’obiettivo del 41 bis è quello di impedire il passaggio di ordini, informazioni o di ogni altro tipo di comunicazione tra i detenuti e le organizzazioni di appartenenza nel territorio. La cella dei detenuti al 41 bis, della dimensione di un metro e cinquanta per due metri e cinquanta, è singola e contiene solamente un letto, un tavolo ed una sedia inchiodata a terra. Il detenuto è sorvegliato dalla Polizia penitenziaria 24 ore su 24 e i contatti con gli agenti carcerari sono ridotti al minimo indispensabile.

La mappa del carcere di Parma

Medici penitenziari pronti allo sciopero dal 1° aprile 

I medici degli istituti penitenziari di Parma sono pronti allo sciopero dopo tre mesi di "vacatio contrattuale" e la mancata volontà dell'Ausl ducale di dare seguito ad un accordo per sbloccare la situazione. Il sindacato Smi ha quindi indetto lo stato di mobilitazione dei professionisti che operano in carcere. "Il mancato accordo- affermano il segretario regionale Michele Tamburini e quello provinciale di Parma Paul Nji Mujih- renderà impossibile, in prospettiva, garantire il normale svolgimento di tutte le attività di sostegno agli Istituti di Pena di Parma dal primo aprile prossimo oltre che garantire la copertura oraria"

Le morti in carcere e i tentativi di suicidio 

Il 23 febbraio 2023 Giuseppe Nirta, ex boss dell'Ndrangheta è morto a 83 anni all'interno del carcere di via Burla a Parma, dove era detenuto dal 2016, all'interno della sezione di alta sicurezza. Mario Serpa è morto IL 28 giugno 2022 all'interno del reparto di alta sorveglianza. Le cause della morte del detenuto 69enne, che stava attendendo la semilibertà, saranno stabilite dall'autopsia. Un detenuto di 28 anni, D.A.B. è morto all'interno del carcere di Parma tra le ore 23 e l'una e 20 della notte tra il 19 ed il 20 aprile del 2021. Il 6 gennaio dello stesso anno era stato arrestato: si trovava in via Burla in attesa di giudizio. Il giovane, italiano di origine senegalese, avrebbe inalato il gas contenuto nelle bombolette a disposizione dei detenuti per i fornellini.  

Detenuto morto durante il trasferimento: a giudizio un medico del carcere

E' in corso al Tribunale di Parma il processo che vede come imputato un medico del carcere di via Burla, accusato di omicidio colposo per la morte di un detenuto di 48 anni, avvenuta il giorno del suo trasferimento dal carcere parmigiano alla casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, il 3 dicembre del 2018. Secondo l'accusa il sanitario, dipendente dell'Ausl di Parma, avrebbe dato il nulla osta al trasferimento nonostante le condizioni di salute dell'uomo, affetto da varie patologie e in particolari da gravi problemi respiratori, non disponendo le misure sanitarie necessarie in quel contesto, come per esempio la presenza di un medico a bordo

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il carcere di via Burla al collasso, più di sessanta aggressioni in 12 mesi: agenti sul piede di guerra e medici pronti allo sciopero

ParmaToday è in caricamento