Barricate, la segretaria della Cgil: "Cent'anni dopo continuiamo la lotta per i diritti dei lavoratori e la democrazia"
Intervista a Lisa Gattini e ad Andrea Rizzi, responsabile Storia e Memoria della Cgil di Parma: "Il filo che lega gli avvenimenti è il percorso delle Camere del Lavoro come cammino di emancipazione per i lavoratori e le lavoratrici, per migliori condizioni di lavoro e una maggiore dignità sociale"
Quest'anno ricorre il centenario delle Barricate di Parma, un anniversario fondamentale per ricordare il ruolo determinante che, in quegli avvenimenti ebbero le Camere del Lavoro e il movimento sindacale nel contrastare l'azione fascista. Abbbiamo rivolte alcune domande a Lisa Gattini, segretaria generale della Cgil di Parma e Andrea Rizzi, responsabile Storia e Memoria della Cgil di Parma.
Lisa Gattini, cosa rappresenta, per la Cgil di oggi, il centenario delle Barricate antifasciste?
"All'inizio del secolo non esistevano i mezzi di comunicazione di massa che conosciamo oggi, i mass media non c'erano, le informazioni giravano ma in un perimetro molto ristretto, tenendo anche conto della scarsa alfabetizzazione di vasti strati della popolazione. Le Camere del Lavoro negli anni ’20, al tempo delle barricate, erano centri non solo di elaborazione politica, dei programmi, delle strategie per l'avanzamento dei diritti dei lavoratori (e principalmente delle condizioni di lavoro e del salario), ma erano anche dei luoghi in cui si cercava di fare informazione, di alfabetizzare quelle poche lavoratrici e quei pochi lavoratori che a loro volta poi cercavano di diffondere le notizie che apprendevano fra le campagne. Perché non dobbiamo dimenticare che all'inizio del secolo non esisteva la massiccia industrializzazione del territorio come la possiamo vedere oggi ma l'economia si reggeva per gran parte sull'agricoltura: tanto è vero che tutti i grandi scioperi degli inizi del secolo sono scioperi degli agrari, di coloro che lavoravano nei campi.
È chiaro che cent'anni stravolgono completamente il panorama economico e il tessuto economico di un territorio: c’è la Seconda Guerra mondiale, c'è il boom degli anni ’60, c'è tutta la diciamo la massiccia industrializzazione del Nord degli anni ‘70 e degli anni ‘80 e arriviamo nel nuovo secolo con dei problemi altrettanto gravi da risolvere, con un tasso di alfabetizzazione delle persone molto più alto ma paradossalmente con un tasso di alfabetizzazione diciamo sindacale più basso rispetto a quello che era comparativamente nel secolo scorso".
Nel 2022, tra guerra e pandemia, la classe lavoratrice è sempre più colpita...
"Oggi il ruolo del sindacato è proprio quello di produrre questa alfabetizzazione sindacale, di spiegare e di dire alle lavoratrici e lavoratori che ci sono dei diritti, che devono esigere questi diritti, e che le istanze individuali del bisogno che sorge ogni giorno fra di loro hanno valore e hanno senso se vengono riassunte in una distanza collettiva che il sindacato cerca di portare avanti e di trasformare per esempio in elementi legislativi per il miglioramento delle loro condizioni: diritti, salario, tempi di lavoro e tutto quello che che sta all'interno di un contratto e che ancora oggi chiaramente le lavoratrici e o lavoratori devono fronteggiare. Anche oggi, nel 2022, sono tante le incognite: come usciremo da questa pandemia, quale sarà lo scenario se e quando riusciremo ad uscire dal conflitto russo-ucraino. Ciò non toglie che ci sono e c'erano anche precedentemente grossi problemi a livello di lavoratori lavoratrici: un continuo e direi evidente aumento in della cosiddetta povertà relativa, un tasso di disoccupazione piuttosto alto che sembra abbassarsi semplicemente perché aumentano gli inoccupati, un’assenza di politica industriale in tutto il paese che impedisce di creare, nonostante tutte le elaborazioni che vorrebbero essere fatte per il Pnrr, effettive occasioni durature di lavoro, una precarietà dilagante"
Qual è oggi quindi il compito del sindacato in un tale contesto?
"È lo stesso che aveva all'inizio degli anni Venti, seppur con parametri e in un quadro diversi: il compito di ascoltare i lavoratori, di prendere in carico i loro bisogni e portarli a sintesi, convincerli che la lotta è una lotta collettiva mai solo individuale e cercare di trasformare queste istanze o nella forma contrattuale o nella forma legislativa, agendo anche naturalmente sulla politica come forza autonoma programmatica. Che la Cgil ancora sia in grado di fare questo lo dimostrano alcune cose. Negli negli anni ‘20 non solo a Parma ma per esempio anche a Bari furono attaccate le Camere del lavoro, oggi le Camere del lavoro per altri motivi vengono attaccate, penso all'assedio e all'assalto alla sede della Cgil Nazionale il 9 ottobre scorso, ma anche agli attacchi che alcune Camere del Lavoro hanno subito di recente. E penso che fondamentalmente è perché le Camere del Lavoro ancora sono uno dei pochissimi presidi rimasti di democrazia e di contrasto appunto alle forze antidemocratiche non rispettose dei diritti delle persone ancor prima che dei lavoratori"
Andrea Rizzi, come vi siete approcciati alla commemorazione di quest'anno e come avete costruito il programma delle iniziative, c'è un filo che lega tutti gli appuntamenti?
"Il filo che lega gli avvenimenti per noi è il percorso delle Camere del Lavoro come cammino di emancipazione per i lavoratori e le lavoratrici, non solo per migliori condizioni di lavoro ma anche per una maggiore dignità sociale. Il cammino parte dai primi del ‘900, attraversa gli scioperi agrari, le lotte delle bustaie, l'organizzazione dei reduci di guerra e delle milizie operaie a difesa delle organizzazioni proletarie e dei loro rappresentati, arriva nei comuni della provincia dove vennero eletti sindaci già attivisti della Camera del Lavoro sindacalista, nei tanti contratti e accordi costruiti e compiuti nel bienno rosso, il filo che sottolinea come Guido Picelli, funzionario della Camera del Lavoro Confederale, fu anche un grande organizzatore sindacale, capace di organizzare oltre 6000 reduci nella Lega Proletaria, di unire le Camere del Lavoro e le loro milizie (Arditi del Popolo e Legione Corridoni) nella resistenza al nemico comune. E' un filo che lega la città alla provincia con segnali di resistenza al fascismo sorgente e reazione allo squadrismo che pur sinora sottovalutati danno invece conferma del grande movimento che era in atto, di cui Guido Picelli era protagonista in campo nazionale assieme a Giuseppe Di Vittorio ( che a Bari organizzò contestualmente a difesa della Camera del Lavoro gli Arditi del Popolo) e Alceste De Ambris.
Le Barricate antifasciste rappresentano che 100 anni fa lavoratrici e lavoratori difendevano le loro organizzazioni e con esse la loro possibilità di emancipazione e di vivere meglio, che in quel modo, unendosi al di là della propria corrente sindacale, armandosi e organizzandosi, nessuno li avrebbe sopraffatti. Rappresentano che si poteva reagire al fascismo e alla sua violenza omicida, che lo si poteva sconfiggere se non ci fosse al tempo uno stato, una monarchia che preferì coltivarlo pensando di usarlo per fermare ogni cambiamento sociale, salvo poi trovarsi nella dittatura per vent'anni di fame, lutti e guerra".