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Cento giorni senza piogge significative: la siccità del Po sempre più grave

Berselli (Autorità Po): “Attuare le deroghe dove possibile a beneficio dell’agricoltura e della produzione di energia idroelettrica”

Le condizioni idrologiche e climatiche nel distretto del Fiume Po si fanno sempre più critiche in mancanza pressoché totale di precipitazioni da circa 100 giorni in alcune aree (in particolare del Nord Ovest) allungando così l’incedere progressivo delle condizioni di grave e severa prolungata siccità lungo il corso del Grande Fiume fino al Delta.

I livelli delle portate scendono drasticamente sotto quelli minimi nelle stazioni di registrazione, mentre anche gli affluenti evidenziano decise carenze di risorsa in taluni casi anche a livelli record: Trebbia, Secchia e Reno ai minimi storici dal 1972; Dora Baltea, Adda, Ticino a –75% di portata. La temperatura invernale è stata più alta anche di 2,1-2,5 gradi, il vento e la latente mancanza di neve hanno composto un quadro complessivo sempre più deficitario e di rischio per agricoltura, habitat, produzione di energia idroelettrica in un momento particolarmente difficile per il nostro paese.

“Livelli di siccità così severa fino in taluni casi ad essere addirittura estrema in questo periodo non sono certamente nella norma – ha evidenziato il Segretario Generale di ADBPo-MiTE Meuccio Berselli – Sta iniziando proprio in questo periodo la stagione più importante dell’anno per il comparto agricolo e serve risorsa per poter far fronte ai fabbisogni utili alle produzioni che in questo momento storico sono ancora di più indispensabili per le nostre comunità. È prioritario dunque che si istituiscano dove possibile le deroghe per consentire il prelievo di acqua. Prelievo che per l’agricoltura e la produzione di energetica idroelettrica, vista la carenza, ha una valenza imprescindibile”.

L'inverno 2021-22 permane infatti come uno dei più caldi e secchi di sempre, in cui il deficit medio di precipitazioni tocca –65%: un dato fortemente negativo che si traduce in oltre 90 giorni senza piogge significative; l’ultimo evento che ha interessato il Distretto, infatti, gli scorsi 14-15 Febbraio, non ha contribuito in modo significativo al rimpinguamento della risorsa idrica, né a mitigare la permanente aridità dei suoli che resta deficitaria. Questo quadro climatico incide pesantemente sulle portate del Grande Fiume che, negli ultimi 30 giorni, hanno continuato il loro processo di lento e progressivo esaurimento, raggiungendo i valori minimi dal 1972: a Pontelagoscuro il dato è di 603 m3/s (deficit complessivo di Marzo pari a -55%), ma la sezione maggiormente in crisi rimane quella di Piacenza con una portata ridotta a soli 260 m3/s e un deficit del –66%, identificando una condizione di “estrema siccità idrologica” che sta traslando inesorabilmente verso valle, fino al Delta del Po. Criticità anche per le sorgenti del settore dell’idropotabile, in particolare nella zona piemontese ed in Appennino.

Non è rosea nemmeno la situazione degli affluenti, con deficit molto spinti sia in quelli a maggior regime torrentizio del settore Appenninico (come Trebbia, Secchia e Reno, ai minimi storici di periodo dal 1972), sia gli affluenti in destra idraulica (Dora Baltea, Adda e Ticino con portate ridotte mediamente del –75%). Negativo anche il quadro a valle, dove i livelli bassi di fiumi e torrenti potrebbero generare un ricorso maggiore all’utilizzo dell’acqua di falda anche per l’irrigazione, già partita in alcune aree.

Continua a preoccupare l’avanzamento del cuneo salino, che ha superato i 10 km di intrusione dalla costa, principalmente nel ramo di Pila e Goro, con un valore tipico del periodo estivo.

Secondo i modelli previsionali questa stabilità climatica sembra destinata a perdurare ancora, con piogge inferiori alle medie e temperature piuttosto elevate anche nel prossimo periodo: una condizione che lascia presagire come la disponibilità d’acqua attuale, non aumentando, difficilmente potrà colmare i fabbisogni della prima parte dell’estate, generando inoltre una probabile situazione di forte pressione per l’habitat fluviale, oltre al comparto idroelettrico che registra già i minimi di produzione degli ultimi 20 anni.

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