"Abbiamo dato l'anima per il Regio, ma il sindaco ci ha umiliati e ora rischiamo di sparire"
Manuel Ferrando, presidente della cooperativa Artisti del Coro di Parma dopo la contestazione alla presentazione del festival Verdi: "Il fallimento è vicino, fatturato ridotto di un quarto negli ultimi anni. Il discorso dI Pizzarotti, lontano dalla verità, ha irritato il gruppo"
"Abbiamo sputato l'anima in questi anni per il Teatro Regio ed ora rischiamo il fallimento e la morte per asfissia". Sono parole forti quelle di Manuel Ferrando, presidente della cooperativa Artisti del Coro di Parma, dopo la contestazione al sindaco Pizzarotti durante la presentazione dell'edizione 2022 del Festival Verdi. Una situazione difficile da gestire: negli ultimi anni, infatti, il fatturato si è ridotto di un quarto, passando dai 450 mila euro del periodo pre-2016 a poco meno di 100 mila euro di oggi. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la presenza, alla serata inaugurale del Festival Verdi, del Coro del Teatro Comunale di Bologna, che eseguirà 'La Forza del destino', oltre alle anticipazioni sulla programmazione del 2023 e del 2024, che vedrebbero un'esclusione sempre più marcata dagli artisti di Parma.
Com'è nata la contestazione durante la presentazione del Festival Verdi al Regio?
"Sinceramente non è stata preparata, il nostro intento era quello di assistere in silenzio. Aspettavamo che la contestazione partisse da chi è venuto a sostenerci, per esempio dai loggionisti. Il discorso del sindaco Pizzarotti, lontano dalla verità e umiliante per il nostro lavoro, ha scaldato gli animi ed ha irritato il gruppo. E' stato sgradevole sentirsi dire le cose in faccia in maniera così cruda. Il Teatro Regio non è nostro ma è casa nostra ma abbiamo sputato l'anima in questi anni dando molto di più del previsto, ci siamo sacrificati tantissimo. Lo sappiamo che siamo precari e non siamo stabili l'unica arma che noi abbiamo è la voce ed è uscita e si è fatta sentire. Non lavoriamo per portare a casa uno stipendio onorevole ma per l'amore per il nostro teatro. In questi anni ci siamo visti dimezzare il lavoro e gli utili ma finchè l'invasore non è entrato in casa nostra abbiamo tollerato la situazione. Però vedersi togliere il posto di prestigio che ci siamo guadagnati, con tanto successo e risonanza anche al di fuori dei confini nazionali, è troppo".
Cosa chiedete al sindaco Pizzarotti e alla direttrice artistica del Festival Verdi Anna Maria Meo?
"In tutti questi anni ci siamo guadagnati un posto di rilievo all'interno del Festival Verdi. Non siamo contrari agli ospiti esterni: siamo entusiasti, per esempio, della presenza del coro del Maggio Fiorentino. Toglierci la prima è svilente e per il 2023 si parla di un nuova apertura sempre affidata a Bologna. L'impegno del nostro coro sarà minimo per persone e giorni di lavoro. Questa situazone porta poco lavoro ai coristi e mette in difficoltà la cooperativa, che rischia di non arrivare a fine anno. Il presidente e il Cda lavorano volontariamete ma la cooperative ha spese vive di circa 10 mila euro. Se il lavoro non è sufficente rischiamo la morte per asfissia: il fallimento è molto vicino".
Pizzarotti ha detto che è necessario aprirsi e non chiudersi, voi cosa rispondete?
"Aprirsi è una cosa bellissima, ma un conto è per un ospitata, che dà risalto al programma, un conto è portar via una quantità di lavoro alla città di Parma tanto da mettere in difficoltà le istituzioni e gli artisti che ci lavorano. Prima dell'arrivo di Bologna, nel 2016, il nostro fatturato per il Festival Verdi era stato di 450 mila euro con 4 produzioni. Dal 2017 in poi lle produzioni si sono dimezzate: il fatturato si è ridotto di un quarto ed ora non supera i 100 mila euro. Ci viene spesse detto che non abbiamo in numeri ma non è vero: negli anni passati abbiamo partecipato a più di quattro produzioni. E' molto importante che la programmazione sia fatta in modo che il coro riesca a giostrarsi, se viene tutto concrentrato in un mese le persone non si possono dividere in due. Vedere che lavoro c'è e che viene affidato ad altri non è bello, non ci aiuta a restare in vita ed è triste e grave".