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Da Parma partono camion pieni di aiuti: "Servono dei medicinali per soldati e bambini"

Il popolo ucraino a raccolta: numerose spedizioni partiranno dalla città venerdì notte, alla volta della Polonia: "Arriveremo con i furgoni pieni di alimenti, indumenti e vestiti. La situazione è complicata"

In via Bocchi, al civico 30, c’è un piccolo magazzino con dentro una decina di persone. Qualche ragazza riempie i pacchi, gli uomini le aiutano a caricarli sugli scaffali. Verranno portati più tardi su dei furgoncini che partiranno venerdì notte per Leopoli. Dentro ci sono generi di prima necessità: abiti, medicinali, pannolini, prodotti per l’igiene e cibo di ogni genere. Il tutto serve a dare ristoro agli ucraini rimasti intrappolati sotto i bombardamenti russi che stanno cingendo d'assedio tutta la nazione. Davanti al cancello c’è un andirivieni importante: una macchina arriva e lascia due scatoloni belli grossi, la donna che li porta abbozza un sorriso e se ne va. Dentro c’è anche una borsa, è grigia ma da quelle parti serve a poco: probabilmente dentro ci saranno delle lettere. Fuori si fuma nervosamente, c’è chi sta con il cellulare in mano e scrolla internet a cacciad i notizie, chi invece spera in qualche telefonata rassicurante, che per ora non arriva. “Dentro a quei pacchi - dice una giovane ragazza che ha il fratello nel Donbass - ci sono anche le nostre preghiere. Spero possano arrivare prima dei ristori per alleviare una situazione che davvero sta diventando tragica”. Non si sa più a quale santo votarsi, in Ucraina.

Intanto l’operazione solidarietà è scattata anche a Parma. Stefano vive in Italia da anni, fa il carpentiere ma da una settimana è in ferie. "Devo aiutare il mio popolo per ora, la gente capirà". Venerdì sera partirà con il camion per la Polonia, assieme ad altri ragazzi ucraini che vivono a Parma. Dovrà arrivare in un punto di confine che in prossimità della partenza gli comunicheranno. “Abbiamo bisogno di un capannone - dice - di uno spazio più grande dove raccogliere tutto il materiale che ucraini e italiani stanno portando qua. Non ci va più niente nel magazzino - spiega, mentre indica lo spazio rimasto libero -. Venerdì sera partiamo. Ci saranno autotreni ad attenderci, smisteranno i pacchi che andranno verso Odessa o altri paesi che si trovano ad affrontare una brutta situazione. Noi non possiamo oltrepassare il confine della Polonia, gli ucraini che sono rimasti sul posto per difendere la nazione hanno il passaggio libero e possono andare a recuperare in frontiera il materiale che arriva”.

“Mio fratello è lì con mio nipote - dice Maria che a Ivano-Frankivsk manda medicinali per i soldati feriti -. Stanno resistendo, ma la situazione è parecchio complicata. Si combatte a mani nude.Appena si sente il suono della sirena che annuncia un attacco da parte dei russi, la gente scappa sottoterra. Mio fratello non è un soldato, per motivi di salute non ha fatto la visita alle armi e ancora non è stato chiamato a combattere. Tutti gli uomini che sono rimasti nel paese hanno costruito dei posti di blocco per sorvegliare il confine ed evitare che i russi facciano irruzione. La periferia è stata una delle prime zone a essere attaccate, ci sono molti volontari che fanno guardia per tutta la città. Ho tanti amici che stanno combattendo, soldati dall’animo fortissimo: hanno bisogno delle nostre preghiere perché è questo che dà loro la forza”.

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