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Due donne della Pedemontana sostenute dalla Fondazione vittime dei reati

L’ente che ha tra i soci l’Unione, ha consegnato a due donne vittime di violenze di Sala Baganza e Montechiarugolo contributi per oltre 11mila euro

Ci sono i genitori di Cinzia Fusi, la commessa di 34 anni di Copparo uccisa dal suo compagno e datore di lavoro. Le figlie minorenni di Atika Gharib, la 41enne marocchina morta carbonizzata all’interno di un casolare a Castel d’Argile, a causa di un incendio appiccato dall’ex convivente. Poi i genitori di Elisa Pomarelli, la giovane assicuratrice piacentina strangolata dall’amico che si era invaghito di lei. Sono i casi più eclatanti, balzati ai disonori delle cronache, delle persone sostenute economicamente dalla Fondazione per le vittime dei reati nel 2019. Fondazione presieduta dallo scrittore Carlo Lucarelli che nell’ultimo biennio ha supportato anche due donne di Sala Baganza e Montechiarugolo vittime della violenza di genere, assegnandogli, rispettivamente, 7.500 e 3.700 euro per aiutarle a “ricominciare”.

In cima alla triste classifica degli interventi della Fondazione, nata nel 2004 su iniziativa della Regione e che vede tra i suoi soci anche l’Unione Pedemontana Parmense, ci sono proprio quelli causati dalla violenza contro le donne, con 19 casi sui 29 esaminati.

Complessivamente, nel 2019 la Fondazione ha dato una risposta concreta e immediata a 67 richieste di aiuto, erogando 190mila euro di contributi che, è bene ricordarlo, sono stati direttamente consegnati alle vittime o ai loro familiari. Per
quanto riguarda la mappa regionale degli interventi, gli aiuti hanno raggiunto tutte le province, tranne quella di Reggio Emilia. Nel dettaglio sei richieste hanno riguardato Piacenza e altrettante Bologna. A seguire Modena, Ferrara e Forlì-Cesena con quattro, Rimini e Parma con due e, per finire, Ravenna con una. Il bilancio dell’attività dell’ente è stato tracciato lo scorso 26 novembre a Bologna, durante l’assemblea dei soci convocata per l’approvazione del conto economico preventivo 2020 e che ha visto anche l’ingresso di un nuovo partner: l’Unione della Romagna Faentina.

Dal 2005 ad oggi la Fondazione è andata in aiuto di 802 persone, di cui 325 donne, 117 uomini e 360 minorenni, con un impegno complessivo di 2,8 milioni di euro. L’anno scorso sono stati 31 i casi trattati, 70 le vittime di reato o loro famigliari che hanno ricevuto un aiuto economico, oppure sostenuti con un percorso psicoterapeutico e di inserimento professionale, per la concessione di un ammontare complessivo di contributi pari a 207 mila euro. Guardando al futuro,
l’attività della Fondazione nel 2020 potrà contare su 240.500 euro, circa 20 mila in più rispetto al budget 2019, così come deciso dall’ultima assemblea dei soci con l’approvazione del bilancio preventivo 2020.

Con l’ingresso dell’Unione della Romagna Faentina, la Fondazione può contare su 20 soci. Oltre alla new entry, ne fanno parte la Regione Emilia-Romagna, tutti i Comuni capoluogo di provincia più Imola, Castelfranco Emilia, Novi, Sassuolo e San Possidonio, le Unioni Terre d’Argine, Val d’Enza e Pedemontana Parmense. Unico socio sostenitore, l’Università di Parma.)

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