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"Il mio viaggio fuori dall'inferno: tra imboscate e insidie così sono sopravvissuto al Mediterraneo"

Il racconto di Rafat a Parmatoday. Migrante della Costa d'Avorio è arrivato a Parma dopo aver attraversato il deserto ed il mare: "Ho visto morire una persona durante il viaggio e pensavo che fosse arrivato anche il mio momento, ora studio l'italiano e sogno di lavorare per aiutare la mia famiglia"

"E' stato un viaggio difficile, sono arrivato in barca dalla Libia fino all'Italia. Abbiamo dovuto attraversare il deserto, poi il mare. Quando ho visto morire un passeggero, uno come me che cercava solo di condurre una vita tranquilla e lontana dagli affanni, mi sono detto: 'E' giunto anche il mio momento', ma grazie a Dio sono arrivato quì e adesso aspetto la mia famiglia".

Rafat arriva dalla Costa d'Avorio, per raggiungere l'Italia si è dovuto sobbarcare due viaggi, uno più lungo dell'altro. E pieni di insidie. Prima ha raggiunto la Libia, poi attraverso il mare, scampando anche al pericolo di essere rapito dai 'commercianti d'uomini' come li chiama lui, è arrivato in Italia, a Parma, dove da un anno studia l'italiano e spera in un impiego che gli permetta di mantenere la sua famiglia rimasta in Africa. Gli occhi parlano: l'eloquenza fiera di chi ha vinto - se volete - anche la morte per fuggire alla quotidianità devastante della sua terrà, nasconde l'amarezza e lo straniamento di chi ha dovuto lasciare la famiglia e un pezzo della sua anima. Gli altri se li porta dietro e li tiene uniti attraverso i ricordi, che sono un po' desideri in attesa di realizzazione.

"Superare il Mediterraneo è stato abbastanza complicato. Mi hanno chiesto 300 euro  dice Rafat - per viaggiare di notte, eravamo clandestini e bisognava evitare di finire in qualche imboscata che i delinquenti, puntualmente, tendono a chi vuole lasciare l'Africa attraverso la Libia. Non è stato semplice - specifica a ParmaToday.it - perché le insidie del mare sono davvero tantissime. Una delle persone presenti sull'imbarcazione è morto, io ho pensato subito a mia moglie e alle mie figlie in Costa d'Avorio: ho temuto di non rivederle più. Adesso sto bene a Parma, mi sento meglio rispetto a quando sono arrivato. Sono disoccupato, vado a scuola e sto imparando la lingua italiana. Mi aiuta l'associazione Gus (Gruppo Umana Solidarietà), sono loro che si prendono cura di me. Il mio sogno? Lavorare per dare un sostentamento alla mia famiglia e alle mie figlie. Vorrei portarle in Italia allontanandole da quel mondo che offre crudeltà e miseria: situazioni che ai bambini neanche si dovrebbero raccontare. E invece le mie figlie e i figli di tanti, laggiù le vivono ogni giorno". 

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